Tour di Ivrea tra i luoghi di Olivetti
Un sogno, quello di Adriano Olivetti. Un viaggio alla scoperta del suo sogno, quello che abbiamo fatto qualche mese fa insieme a Life In Progress di Ivrea.
In questo articolo vi parliamo di Ivrea, la città dell’informatica, di Camillo e Adriano Olivetti, e di un tour, quello realizzato dalla Life in Progress, che ci ha dato l’occasione di fare un viaggio ben diverso da quelli che siamo abituati a fare. Abbiamo fatto un viaggio nel tempo, ricco di emozioni, attraverso la storia di una famiglia e di una fabbrica che ha cambiato, non sola la vita degli eporediesi – così si chiamano gli abitanti di Ivrea – ma anche dell’industria italiana.
Ivrea, la bella
Ivrea, cittadina piemontese situata più o meno a metà strada tra Torino e Aosta, bagnata dalla Dora Baltea, è considerata il capoluogo del canavese. Anche se è normale associare Ivrea all’Olivetti, Ivrea la bella (così è stata definita dal Carducci) è conosciuta soprattutto per il suo storico carnevale.
Il carnevale di Ivrea è famoso per la spettacolare battaglia delle arance che ogni anno appassiona talmente tanto la città da essere l’evento più atteso dell’anno. Pensate che sono state pochissime le circostanze in cui non si è potuto celebrare il carnevale: le guerre, la pandemia e…. la morte di Adriano Olivetti.
Lo sapete com’è nata la battaglia delle arance?
La Battaglia delle arance è la rievocazione storica della ribellione avvenuta nel 1194 della popolazione contro il barone feudatario, ricco possidente del territorio intorno a Ivrea. Il barone viveva nel Castello di San Maurizio che veniva chiamato dispregiativamente dagli abitanti del feudo il “Castellazzo“.
L’evento scatenante la battaglia, così dice la leggenda, sembra sia stata l’opposizione della mugnaia Violetta, già felicemente sposata con Toniotto, alle avance del perfido barone.
Violetta venne rapita dal tiranno e da lì ebbe inizio la ribellione del popolo contro il perfido barone. Nel carnevale di Ivrea il popolo è rappresentato dalle nove squadre degli aranceri a piedi, che lottano contro le armate del barone, rappresentate dai tiratori di arance sui carri trainati da cavalli. Le protezioni e le maschere che indossano i tiratori ricordano le antiche armature dei cavalieri del barone.
La battaglia termina quando Violetta riesce a fare ubriacare il barone e decapitarlo durante il sonno. Il popolo riesce così ad entrare nel Castellazzo e distruggerlo.
Ivrea e l’Olivetti
Ivrea e l’Olivetti sono legati indissolubilmente, non solo nei luoghi della città che l’hanno vista protagonista, ma anche nei suoi abitanti che hanno vissuto un’epoca che resterà per sempre nella loro memoria ma soprattutto nei loro cuori. Non è una storia comune, non è la storia di un’azienda qualunque, è una storia d’amore. Un’amore reciproco tra l’azienda e i propri dipendenti. Chiunque abbia lavorato all’Olivetti o abbia avuto i propri cari all’Olivetti la ricorda come se fosse parte della propria famiglia.
E’ per questo motivo che qualche mese fa abbiamo voluto partecipare al Tour “Ivrea, il Sogno di Adriano” di Life in Progress, per conoscere più da vicino i luoghi in cui Olivetti è diventata l’azienda che è stata e per capire come mai il popolo di Ivrea le è ancora così legato.
Scopriamo qualcosa di più sui protagonisti di questa storia.
Ingegner Camillo Olivetti
Era il 1908 quando Camillo Olivetti fonda a Ivrea la prima fabbrica nazionale per macchine da scrivere chiamata ICO (Ingegner Camillo Olivetti).
Poco distante, la Fiat di Torino, nata 10 anni prima, contava solamente 50 operai. All’epoca le macchine da scrivere erano prodotte solo negli Stati Uniti, ed è lì che Camillo Olivetti ha un’idea, produrle anche lui in Italia.
Camillo inizia così la sua avventura con appena 4 ragazzi che non sanno nulla di macchine da scrivere. Studiano, provano, sbagliano e continuano a provare e riprovare finché non riescono a creare da zero la prima macchina da scrivere italiana: tre anni dopo, nel 1911!
La prima, e unica, macchina da scrivere costruita da Olivetti nel 1911 fu chiamata M1 e venne presentata all’Esposizione Universale di Torino.
Pensate che la M1 pesava 17 kg e il prezzo di vendita era di 500 lire l’una (per comprendere quello che era il costo dell’oggetto, lo stipendio medio di un italiano era di circa 1000 lire).
L’M1 riscosse subito molto successo. Iniziò immediatamente la produzione, tutta manuale, delle prime 100 macchine da scrivere italiane acquistate dalla marina italiana. Arrivarono poi altri ordini da tutta Italia e la fabbrica si ingrandì fino ad arrivare in poco tempo a più di 200 operai.
Camillo Olivetti continuò la sua corsa verso il successo fino allo stop dovuto alla grande guerra, quando dovette reinventarsi producendo componenti per aeroplani al posto delle macchine da scrivere.
Dopo la guerra riprese a produrre macchine da scrivere fino al 1926, quando Adriano Olivetti, suo figlio, arrivò in azienda.
Camillo decise di lasciare l’azienda al figlio dicendogli solo questa frase “Adriano, fai quello che vuoi ma non licenziare nessuno“. Camillo teneva molto ai suoi operai, coloro che avevano fatto diventare l’Olivetti quella che era, l’Olivetti era la sua seconda famiglia.
Adriano Olivetti: il sognatore
Conosciamo un po’ meglio Adriano.
Adriano, fin da giovane, preferiva andare a lavorare nella fabbrica del padre piuttosto che andare in vacanza. Voleva apprendere tutte le fasi lavorative della fabbrica ma non solo, voleva conoscere anche gli operai, per questo iniziò a lavorare alla catena di montaggio.
Appena terminati gli studi e gli anni di specializzazione negli Stati Uniti iniziò una serie di cambiamenti atti a migliorare ancora le condizioni lavorative dell’azienda del padre.
Innanzi tutto Adriano seguì alla lettera i consigli del padre, non solo non licenziò nessuno ma si impegnò fin da subito per cambiare il modello aziendale del padre basandosi su quanto appreso in America. Il suo sogno era quello di una fabbrica a misura d’uomo, un ambiente sereno e famigliare dove gli operai fossero al centro di tutto, dove tutti erano felici di andare a lavorare tanto da considerare la fabbrica la loro stessa casa.
Tour di Ivrea attraverso i luoghi della Olivetti
Dopo aver conosciuto i principali protagonisti della nostra storia iniziamo il tour vero e proprio seguendo cronologicamente i luoghi che hanno visto nascere e crescere l’Olivetti.
Incontriamo la nostra guida, e i nostri compagni di viaggio, davanti alla stazione di Ivrea e partiamo per il nostro tour a piedi. Seguiremo principalmente Via Jervis dove ci fermeremo subito davanti al primissimo stabilimento Olivetti, la ICO (Ingegner Camillo Olivetti) che familiarmente è chiamata Fabbrica di Mattoni Rossi. Il motivo è facilmente intuibile, perché rossi sono i mattoni di cui è rivestita la facciata della fabbrica.
E’ qui che è nata la M1, la prima macchina da scrivere italiana. E’ qui che è nata la Olivetti ed è da qui che, oltre ad iniziare il nostro tour, inizia quello che diventerà poi il sogno di Adriano.
Adriano inizierà la sua opera espandendo la fabbrica di mattoni rossi ma, per la nuova ala, al posto del cemento e dei mattoni rossi, deciderà di utilizzare il vetro. Il motivo? I dipendenti non devono isolarsi dal resto del mondo, la luce è importante a livello psicologico e la salute del dipendente è importate per Adriano.
Grazie alla Life in Progress abbiamo potuto entrare dentro la fabbrica. Entrare in quegli ambienti ci ha fatto ripercorrere la storia dell’informatica italiana: qui sono nate le prime macchine da scrivere, la prima calcolatrice (la divisumma) fino ad arrivare ai primissimi computer, tutto made in Italy!
Camminare tra le sale impolverate della fabbrica ci ha fatto tornare indietro nel tempo, ci sembrava quasi di sentire riecheggiare i discorsi di Adriano Olivetti ai suoi operai, di vedere gli operai felici recarsi al lavoro, di respirare l’atmosfera che provava chi entrava all’Olivetti quando l’azienda era nel suo massimo splendore.
Il sogno di Olivetti e il nostro tour
Usciti dalla fabbrica, abbiamo continuato il nostro percorso lungo tutti i servizi che Adriano aveva fatto costruire per i propri dipendenti, si perché i dipendenti erano importanti, erano loro che mandano avanti l’azienda. Non sono infatti strutture quelle che ha fatto costruire Olivetti ma Servizi.
Si racconta che quando Adriano fece costruire la biblioteca per i propri dipendenti ad Ivrea, ci furono più opposizioni che consensi, “se costruiamo una biblioteca poi i librai di Ivrea non venderanno più!”. E invece accadde l’opposto. Si narra che un giorno il bibliotecario riferì ad Adriano: “Ingegnere rubano i libri!” e lui rispose “Benissimo, vuol dire che leggono!”.
Salute fisica e salute mentale vanno di pari passo quindi, dall’altra parte di Via Jervis, Adriano fece costruire il Centro dei Servizi Sociali, una struttura innovativa con giardini pensili per mantenere il contatto con la natura “perché fa bene alla salute”, disse Adriano. Un centro dove i dipendenti potevano trovare medici, dentisti, psicologi e assistenti sociali ma non solo, anche un asilo nido e una scuola materna dove le donne lavoratrici potevano lasciare i propri bimbi prima di recarsi al lavoro.
Già a partire dagli anni ’30 l’Olivetti istituì la mensa aziendale pensando al benessere dei dipendenti che provenivano, non solo da Ivrea ma, anche da altri paesi del Canavese, più o meno lontani. Alla mensa Olivetti tutti i dipendenti mangiavano insieme nella stessa sala: presidente, operai, impiegati o dirigenti, non c’erano discriminazioni.
Alla mensa potevano anche andare le compagne/i compagni dei dipendenti così che potevano mangiare insieme a loro. La mensa poi, era aperta anche alla sera e potevano accedervi anche gli ex dipendenti. Non mancavano inoltre aree relax, campi da bocce e da tennis. Insomma l’Olivetti era un’azienda all’avanguardia!
Alle Radici di un Sogno
Lo racconta bene Laura Curino nel suo spettacolo teatrale “Alle radici di un sogno”. Chi aveva il papà che lavorava alla Fiat sognava che il papà (o la mamma) andasse a lavorare alla Olivetti. Chi lavorava alla Olivetti era “ricco”, i figli potevano andare in mensa Olivetti con i genitori, potevano studiare alle scuole Olivetti e le estati le passavano alle colonie Olivetti. Tutto era diverso alla Olivetti, non era una fabbrica qualunque, era la OLIVETTI.
I quartieri della Olivetti: Talponia
Adriano Olivetti fece anche costruire le case e i quartieri per i dipendenti. Tra i vari complessi che abbiamo visitato durante il tour quello che ci ha stupito di più è conosciuto come Talponia.
Il complesso residenziale di Talponia, costruito però dopo la morte di Adriano, si trova a poca distanza dalla fabbrica sotto ad una collina. Io ne avevo solo sentito parlare da Daniela, la cugina di Gabri, che ci ha abitato ma vederlo dal vivo è tutta un’altra cosa. Io ho sempre immaginato Talponia – la casa delle talpe – sotto terra e dall’aspetto cupo e senza luce ma, come vi racconterò in seguito, non è così.
Noi abbiamo avuto l’occasione di entrare proprio in uno degli appartamenti di Talponia, un appartamento autentico perché, diversamente da altri, è ancora arredato con il mobilio e gli accessori dell’epoca.
Anche se il tetto dell’edificio si trova sotto una collina e si accede all’appartamento dal parcheggio sotterraneo, appena entrati in casa si capisce che non è per niente buio come lo immaginavo.
ll fatto di essere sottoterra non si nota per niente perché un lato della casa è tutto una vetrata che da su un prato privato silenzioso e circondato da un bosco, il luogo perfetto per rilassarsi nella pace assoluta dopo la giornata lavorativa. L’altro lato della casa è illuminato con una luce naturale dalle aperture create appositamente sulla collina soprastante.
L’idea di Olivetti era di creare un complesso residenziale tranquillo dove le famiglie potessero lasciare fuori la città e il tran tran quotidiano ed entrassero nella loro casa luminosa immersa nel verde. Dopo la visita vi posso assicurare che c’è proprio riuscito!
Dalla fabbrica agli uffici
Il nostro tour è proseguito attraverso altri quartieri residenziali, le Officine H (che adesso sono diventate un auditorium ma che in origine erano il cortile interno delle Officine Olivetti) e il Centro Studi dove brillanti ingegneri potevano mettere a frutto anni di studio e realizzare importanti innovazioni.
Abbiamo poi visitato Palazzo Uffici, ex sede degli uffici della direzione centrale dell’Olivetti, dove si firmavano i contratti con le aziende interessate ai prodotti della Olivetti, e che contratti! Anche Bill Gates è stato in quelle sale!
Come ciliegina sulla torta del tour abbiamo potuto, non solo ammirare, ma anche salire fino in cima alla particolarissima scalinata di Palazzo Uffici. Si tratta di uno scalone monumentale a pianta esagonale che, a me, ha ricordato le scale del Castello di Hogwarts (quello di Harry Potter). E’ stata una bellissima emozione!
Usciti da Palazzo Uffici abbiamo salutato i nostri compagni di viaggio e la nostra preparatissima guida ma tornando a casa abbiamo continuato a ripensare alla giornata appena passata con la speranza che, un giorno, ad Ivrea o da qualche altra parte del mondo, un altro idealista possa realizzare un sogno simile a quello di Adriano Olivetti.
E oggi?
Ancora oggi l’Olivetti è riconosciuta come modello di riferimento in tutto il mondo.
Pensate che Steve Jobs ha tratto ispirazione dai negozi monomarca Olivetti per ideare gli Apple Store e Jack Ma si è ispirato al modello organizzativo di Olivetti per fondare Alibaba, il colosso cinese di e-commerce.
Se anche voi volete fare un salto nella storia e rivivere il sogno di Adriano Olivetti attraverso i luoghi che ne hanno segnato le tappe salienti vi consigliamo l’unico tour della città che vi darà la possibilità di entrare nella fabbrica, vi farà toccare con mano i particolari arredi di Talponia, vi farà sentire come Bill Gates in visita alla sede dirigenziale della Olivetti e vi farà salire sull’imponente e bellissimo scalone di Palazzo Uffici.
Per conoscere le date dei prossimi tour fate sempre riferimento al sito ufficiale di Life in Progress.
Se siete interessati ad altri tour in zona vi consigliamo anche di fare un salto ai Balmetti di Borgofranco, il borgo dove la montagna respira! Noi ci siamo andati con Simona dell’agenzia Life In Progress di Ivrea, che non smetteremo mai di ringraziare per averci accompagnato, ed è stato amore a prima vista.
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