Sulle tracce dei Longobardi del Sud tra Campania e Puglia
Oggi su Travel With The Wind ospitiamo Luigi con un nuovo racconto sulle tracce dei Longobardi del Sud. Dopo averci accompagnato in un viaggio tra Farfa, Capua e San Vincenzo al Volturno, questa volta ci porta tra Salerno, Benevento e Monte Sant’Angelo, terre che hanno avuto un ruolo fondamentale nella Langobardia Minor.
Dai vicoli del centro storico di Salerno, dove l’eco della corte di Arechi II sembra ancora riecheggiare, alla chiesa di Santa Sofia a Benevento, uno dei siti longobardi riconosciuti dall’UNESCO, fino al santuario rupestre di Monte Sant’Angelo, luogo di culto prediletto dai Longobardi del Sud.
Vi state chiedendo cosa ci facessero i Longobardi in queste terre del Sud Italia? Ce lo racconta Luigi in questo nuovo articolo!
Salerno
Se andate in centro a Salerno cercate di non sbagliare strada perché se vi imbucate in un vicolo, specialmente con una Stelvio, rischiate di rimanere lì per l’eternità; noi ne siamo usciti, ancora non so bene come, grazie alle indicazioni di un volenteroso signore e a due centimetri per lato.
Disavventure a parte, i vicoli del centro storico di Salerno sono come un elenco telefonico longobardo: vicolo Adelberga, vicolo Grimoaldo, vicolo Siconolfo, vicolo Guaimaro IV, via Romualdo II, via Antica Corte, vicolo Gisolfo II e per essere sicuri di non dimenticare nessuno: vicolo dei Barbuti, i Longibarbae, i Longobardi.
Per la verità non è rimasto molto altro che risalga al tempo dei Longobardi da vedere.
“E il duomo?” azzarda mia moglie.
“No, è dei Normanni, ha solo 1.000 anni…”.
Ovviamente è da vedere se siete in città, assieme al Museo Diocesano che custodisce i famosi Avori salernitani, ma noi siamo qui per cercare i Longobardi perché Salerno è stata scelta come seconda capitale della cosiddetta Langobardia Minor da Arechi II, duca e principe di Benevento, quando Carlo Magno ha sconfitto Desiderio, l’ultimo re dei Longobardi, e ne ha preso il titolo 1.200 anni fa.
Il monumento principale del periodo longobardo è la chiesa di San Pietro a Corte, o meglio, quello che resta della cappella della corte longobarda perché, come sempre accade in Italia, la cappella, che era stata costruita per volere di Arechi su una chiesetta paleocristiana a sua volta eretta sui resti delle terme romane, è stata poi trasformata in palazzo pubblico nel Medioevo, trasformata nel Cinquecento, restaurata nel Settecento…
“Ma alla fine cosa dobbiamo vedere?” chiede mia moglie che bada al sodo.
Oggi si può visitare l’ipogeo, quello che erano le terme romane, con sepolture e dipinti del periodo normanno; sopra, nella chiesa palatina vera e propria non c’è molto da vedere ma se i muri antichi potessero parlare direbbero: “Da qui sono passati”, i Longobardi, ovviamente.
E il palazzo ducale? Scomparso perché nel corso dei secoli è stato smembrato e inglobato in edifici privati.
A duecento metri, persa nei vicoli medievali, c’è la chiesetta di Santa Maria de Lama, origini longobarde, famosa per gli affreschi, chiusa.
“Ma alla fine cosa dobbiamo vedere?” chiede mia moglie che bada al sodo.
Però la colonna con capitello a palmetta sullo spigolo del palazzo di fronte è certamente longobarda, forse, il vaso di aspidistra no.
Ci sono altri due monumenti da visitare, il castello di Arechi, là in alto sopra la collina, se ci andate salutatecelo perché noi siamo capitati due giorni dopo un incendio nel bosco che lo circonda e il castello era chiuso, e poi c’è lo stadio della Salernitana.
“Cosa c’entra?” direte voi.
“È intitolato a Arechi II, più longobardo di così!”
Badia di Cava de’ Tirreni
Prima di puntare su Benevento facciamo una deviazione alla Badia di Cava de’ Tirreni.
“Perché?”
“È dei Longobardi e c’è una famosa biblioteca.”
Vista dall’esterno non sembra certo una costruzione antica, in effetti l’edificio attuale è del Settecento, ma l’Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, questo è il nome ufficiale, è stata fondata nel 1011 da San Alferio, monaco longobardo di Salerno.
Sotto i preziosi marmi del pavimento della basilica si nascondono i sotterranei antichi che si raggiungono passando da un chiostro vagamente andaluso: colonne binate, archi arabeggianti, gorgoglio d’acqua tra i papiri di una fontanella.
Nei sotterranei c’è quello che chiamano il “cimitero longobardo”, una serie di ambienti scavati nel tufo grigiastro, affreschi che scompaiono nella penombra, pilastri rotondi che si appoggiano a volte disuguali e fosse scure che aspettano i morti.
“Pensa al buio della notte, la bara sulle spalle degli incappucciati, le candele che ondeggiano a ogni passo, le ombre che si nascondono nei muri, il canto lugubre dei monaci…”
“Pensa piuttosto alla strada per Benevento.”
La famosa biblioteca, oggi parte delle Biblioteche Statali, è ‘ovviamente’ chiusa per manutenzione, unica consolazione alcuni tomi antichi esposti nel piccolo museo della badia.
La visita guidata termina nella sala del Capitolo, una volta sacrestia: pavimento con maioliche luminose, pavoni, limoni, festoni, cornucopie, il giallo tipico delle maioliche napoletane, un piacere per gli occhi.
“Ma io volevo vedere il famoso Codex Legum Regum Langobardorum…”
Benevento
Benevento è oggi una tranquilla cittadina persa tra le colline dell’Appennino ma un tempo era uno snodo fondamentale della via Appia e il punto di partenza della via Traiana, come dimostra il superbo arco di Traiano, uno dei meglio conservati al mondo.
La città era fortificata e i Longobardi quando conquistarono il Sud Italia fecero di Benevento la capitale del ducato che ne ha preso il nome.
“Lo so che hai studiato, ma noi cosa dobbiamo vedere?”
“Prima di tutto Santa Sofia, che fa parte del sito seriale UNESCO Longobardi in Italia: i luoghi del potere.”
La facciata su piazza Santa Sofia è frutto di un restauro barocco del Settecento e di quello del 1957…
“Perché il campanile è in mezzo alla piazza?”. Impossibile fare un discorso lineare.
“Perché è caduto due volte sulla chiesa a causa di terremoti per cui l’hanno messo a distanza di sicurezza.”
La chiesa è stata fondata nel 760 da Arechi II, dichiaratosi Principe dei Longobardi dopo la caduta della Langobardia Major ad opera di Carlo Magno.
Arechi ha voluto costruire un riferimento religioso, un santuario, per i Longobardi del sud ancora liberi e il nome di Santa Sofia è stato probabilmente suggerito da Paolo Diacono, quello che…
”Entriamo?”
L’interno è piccolo ma particolare: un esagono delimitato da sei colonne con capitelli corinzi e basi poggianti su capitelli capovolti, ovviamente recuperati da qualche palazzo romano, poi un secondo anello di otto pilastri più…
“Ma mi avevi detto che era a forma di stella!?”
“In effetti non è che si veda molto, su Google Maps si vede molto meglio.”
Giusto per finire, sulle pareti i resti degli affreschi che una volta le ricoprivano completamente e adesso andiamo nel Museo del Sannio, qui dietro, in quello che era il monastero femminile voluto da Arechi.
Museo moderno e molto bello, ovviamente la parte dedicata ai Longobardi, con armi, monili e monete, è quella per noi più interessante: sicuramente da vedere!
Di origine longobarda sono anche il Complesso monumentale di Sant’Ilario a Port’Aurea, utilizzato oggi come Museo dell’Arco di Traiano, e la Chiesa del Santissimo Salvatore, probabilmente la chiesa più antica di Benevento.
“Abbiamo finito coi Longobardi?”
“Perché?”
“Andiamo a cercare le streghe di Benevento?”
Monte Sant’Angelo
E con questo li abbiamo visti tutti e tre i monti di San Michele: Mont Saint Michel, la Sacra di San Michele in Val di Susa e questo, Monte Sant’Angelo.
“Ma Mont Saint Michel è più bello.”
“Sì ma questo è quello originario, tutto è nato qui e grazie ai longobardi.”
San Michele, l’arcangelo guerriero, era il santo più venerato dei Longobardi in quanto incarnava un po’ le caratteristiche di Wotan, il dio della guerra e delle loro origini, e con la conquista del Gargano hanno fatto della grotta, dove già si venerava San Michele da parte dei Bizantini, il loro sacrario nazionale.
Da allora la grotta è diventata la meta di pellegrini da tutta Europa e di quanti si imbarcavano poi per la Terra Santa e proprio per il fatto che il santuario è un sito frequentato continuativamente da più di milletrecento anni ha ottenuto il Patrocinio UNESCO all’interno del sito seriale ‘Longobardi in Italia: i luoghi del potere’.”
Quando arrivate al santuario, prima di scendere la scala angioina che porta alla grotta studiate per bene la mappa appesa alla parete, magari non ci capirete niente ma almeno sarete preparati a perdervi nei meandri sotterranei.
In realtà i longobardi e i pellegrini fino al XIII secolo, prima che gli Angioini scavassero l’ingresso da monte, entravano da sotto nella grotta attraverso scale che avevano allargato e sistemato e sulle cui pareti sono incisi i nomi di longobardi, franchi, anglosassoni e alcune scritte con caratteri runici a testimoniare l’importanza del santuario.
L’accesso dei Longobardi è oggi un piccolo ma interessante museo che raccoglie reperti del santuario e di alcuni siti limitrofi.
“Bello, ma troppe scale. E questa sera dove ceniamo?”
“Al ristorante in Largo Tomba di Rotari, e dove se no?”
Ringraziamo ancora una volta Luigi per averci accompagnato in questo viaggio sulle tracce dei Longobardi del Sud Italia. Da Salerno a Benevento, fino a Monte Sant’Angelo, siamo partiti all’esplorazione virtuale dei luoghi dove la presenza dei Longobardi ha lasciato segni indelebili, tra vicoli medievali, antiche chiese e siti di grande valore storico.
Vi ricordiamo che, se volete seguire l’esempio di Luigi e scrivere un articolo da pubblicare sul nostro blog, potete contattarci: saremo felici di condividere le vostre esperienze di viaggio con la nostra community.
Tutti gli articoli di Luigi sono disponibili sulla sua pagina dedicata qui su Travel With The Wind. Altri racconti li potete leggere su Non Solo Turisti e su Gli scrittori della porta accanto.
Lascia un Commento
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.Il tuo contributo può essere utile ad altri viaggiatori.