Sciamani: un viaggio straordinario al Palazzo delle Albere di Trento
La nostra visita al Palazzo delle Albere è iniziata come una semplice uscita per ammirare l’architettura di un luogo non ancora visitato di Trento. Non essendo né studiosi né particolarmente attratti dallo sciamanesimo, non avevamo previsto di imbatterci in qualcosa di così affascinante. La mostra “Sciamani – Comunicare con l’invisibile” ci ha colpito a tal punto da spingerci a condividere questa esperienza attraverso questo articolo.
La mostra, inizialmente prevista fino a fine giugno e ora prorogata fino al 6 ottobre 2024, offre non solo un’immersione nel mondo antico e spirituale dello sciamanesimo, ma anche un’opportunità unica per esplorare gli interni restaurati del Palazzo delle Albere. Le sale affrescate, magnificamente conservate, forniscono uno sfondo straordinario per l’esposizione, creando un dialogo affascinante tra l’architettura rinascimentale e gli artefatti sciamanici.
Il Palazzo delle Albere
Il Palazzo delle Albere, sede di questa affascinante mostra, è un gioiello architettonico rinascimentale situato nel cuore di Trento. Costruito nel XVI secolo come residenza estiva per i principi vescovi della città, il palazzo prende il nome dai filari di pioppi (in dialetto trentino “albere”) che un tempo lo circondavano.
La sua struttura quadrangolare, con quattro torri agli angoli, richiama l’architettura delle ville fortificate venete dell’epoca. Dopo secoli di abbandono e un attento restauro, il Palazzo delle Albere è oggi un importante centro culturale della città. Le sue sale, con affreschi ben conservati e soffitti a cassettoni, offrono uno sfondo suggestivo per esposizioni d’arte e mostre temporanee.
In questo contesto di grande valore storico e artistico, la mostra “Sciamani – Comunicare con l’invisibile” trova una cornice ideale, creando un dialogo affascinante tra l’architettura rinascimentale italiana e gli artefatti di culture sciamaniche provenienti da tutto il mondo. La visita alla mostra diventa così un’esperienza che fonde arte, storia e antropologia in un unico, coinvolgente percorso.
Genesi della collezione
Questa esposizione straordinaria nasce dalla passione e dalla collezione di Sergio Poggianella, fondatore dell’omonima fondazione.
Il suo interesse per l’arte sciamanica ha avuto origine da un viaggio nella Repubblica di Sakha (Yakutia) in Russia, a 6.000 km da Mosca, dove ha assistito a una performance sciamanica durante un congresso di studi.
Questo evento ha segnato l’inizio di un percorso di scoperta e collezione che ha portato Poggianella a viaggiare in Mongolia, Cina e a partecipare a numerosi congressi internazionali.
La sua ricerca non si è limitata all’acquisizione di oggetti, ma si è estesa a una profonda comprensione del loro significato culturale e spirituale. Spinto dal desiderio di comprendere appieno il valore dei manufatti acquisiti, Poggianella ha intrapreso un percorso accademico, laureandosi in Antropologia Culturale. Questa formazione gli ha permesso di dialogare con esperti del settore e di approfondire la comprensione degli oggetti della sua collezione, arricchendo così il valore culturale e scientifico della mostra.
Storia dello Sciamanesimo: un viaggio nel tempo
All’ingresso della mostra troviamo una panoramica storica dello sciamanesimo, tracciando un percorso che va dal XIII secolo ai giorni nostri.
Questo viaggio nel tempo inizia con “La Storia segreta dei Mongoli” del XIII secolo, un’epopea letteraria anonima che descrive la religione dei popoli delle steppe e di Gengis Khan, incentrata sulla venerazione degli spiriti della natura. Nel corso dei secoli successivi, esploratori, missionari e viaggiatori europei come Giovanni da Pian del Carpine, Guglielmo da Rubruck e Marco Polo riportarono le loro osservazioni su figure sciamaniche in Asia.
Il termine “sciamano” iniziò a diffondersi in Europa nel XVII secolo, grazie alle esplorazioni russe in Siberia. Nicolas Witsen, nel 1692, fu il primo a pubblicare una raffigurazione di uno sciamano.
Nel XVIII secolo, le spedizioni scientifiche in Siberia contribuirono a una maggiore comprensione del fenomeno, sebbene spesso gli sciamani fossero ancora descritti in termini negativi o considerati ciarlatani.
L’Illuminismo, rappresentato dall’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert, definiva gli sciamani come “impostori”.
Il XIX secolo vide un cambiamento di prospettiva con il Romanticismo, che iniziò a considerare gli sciamani come depositari di culture originarie.
Nel XX secolo, lo sciamanesimo fu oggetto di studi antropologici più approfonditi, ma anche di repressione politica nell’Unione Sovietica. La svolta avvenne nel 1951 con l’opera di Mircea Eliade, “Lo Sciamanesimo e le tecniche dell’estasi”, che propose una visione più sistematica e rispettosa del fenomeno.
Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, lo sciamanesimo ha conosciuto un revival, diventando oggetto di interesse accademico, spirituale e turistico. Questa ricca storia, presentata nella mostra, offre ai visitatori una comprensione più profonda dell’evoluzione della percezione e dello studio dello sciamanesimo attraverso i secoli.
Chi sono gli Sciamani e dove esistono oggi
Gli sciamani sono figure spirituali che agiscono come intermediari tra il mondo visibile e quello invisibile, tra la comunità umana e il regno degli spiriti. Tradizionalmente svolgono ruoli di guaritori, veggenti e guide spirituali nelle loro comunità.
Le pratiche sciamaniche includono l’uso di tecniche per alterare la coscienza, come la trance indotta dal ritmo dei tamburi, per comunicare con gli spiriti, curare malattie, guidare le anime dei defunti e mantenere l’equilibrio ecologico e sociale.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli sciamani e le pratiche sciamaniche non sono scomparsi nel mondo moderno.
Esistono ancora oggi in varie parti del mondo, principalmente in aree dove le tradizioni indigene sono rimaste forti. In Siberia, Mongolia e altre parti dell’Asia centrale, dove lo sciamanesimo ha le sue radici più profonde, ci sono ancora praticanti attivi. Nelle Americhe, molte comunità native mantengono tradizioni sciamaniche, così come in parti dell’Africa, dell’Australia e del Sud-Est asiatico.
Negli ultimi decenni si è assistito a un revival dello sciamanesimo in molte parti del mondo, inclusi paesi occidentali, dove pratiche neo-sciamaniche si sono sviluppate, spesso mescolando tradizioni indigene con approcci spirituali contemporanei. Questo fenomeno ha portato a dibattiti sulla autenticità e l’appropriazione culturale, ma dimostra anche la persistente rilevanza di queste antiche pratiche spirituali nel mondo moderno.
Dallo Sciamano delle Seychelles alla mostra di Trento
Durante la nostra visita alla mostra “Sciamani – Comunicare con l’invisibile” al Palazzo delle Albere di Trento, un ricordo inaspettato è riemerso dalle profondità della nostra memoria. Ci siamo trovati a ripensare a un’esperienza vissuta anni fa sull’isola di La Digue, alle Seychelles.
In quell’occasione, durante un’influenza intestinale, invece di un medico avevamo incontrato uno sciamano locale che aveva proposto un trattamento basato sulla manipolazione dei nervi del polso. Sebbene all’epoca avessimo deciso di non seguire il suo consiglio, aspettando che il malessere passasse naturalmente, quell’incontro ci aveva lasciato un’impressione duratura.
Osservando gli artefatti e le descrizioni delle pratiche sciamaniche esposte nella mostra, quel ricordo è tornato vivido, assumendo un nuovo significato. Ci siamo resi conto di come quell’esperienza alle Seychelles fosse stata un nostro personale, seppur breve, incontro con le pratiche sciamaniche moderne. La mostra ha così assunto per noi una dimensione più personale e tangibile, collegando le antiche tradizioni esposte con un’esperienza vissuta in prima persona.
Questo collegamento inaspettato tra il nostro passato e la mostra ha arricchito la nostra visita, facendoci apprezzare ancora di più la persistenza e l’adattabilità delle pratiche sciamaniche nel mondo contemporaneo. Ha anche sottolineato come, spesso inconsapevolmente, possiamo entrare in contatto con tradizioni antiche anche nei contesti più inaspettati, e come queste esperienze possano assumere nuovi significati alla luce di successive esposizioni culturali.
I tesori della mostra e il legame con l’Arte Contemporanea
La mostra “Sciamani – Comunicare con l’invisibile” presenta una vasta collezione di manufatti sciamanici, tra cui costumi rituali, tamburi e oggetti simbolici provenienti da diverse culture.
Poggianella sottolinea come questi oggetti siano “carichi di significato e simbologia, anche più di alcune opere d’arte contemporanee”.
I costumi sciamanici, ad esempio, sono adorni di elementi come code, serpenti, tartarughe e teste di cavallo, ognuno con un profondo significato simbolico.
Questi oggetti non sono semplici reperti etnografici, ma vere e proprie opere d’arte che raccontano storie di spiritualità e connessione con il mondo invisibile. L’esposizione non si limita a presentare lo sciamanesimo come un fenomeno del passato, ma esplora anche la sua rilevanza contemporanea.
Poggianella ha sviluppato un approccio che chiama “Homo-Shamanismus”, mettendo in relazione gli oggetti sciamanici con l’arte contemporanea occidentale. Un esempio interessante è il confronto tra opere di Kandinsky e oggetti sciamanici, evidenziando connessioni tra l’arte astratta e le pratiche spirituali tradizionali. Questa prospettiva innovativa invita i visitatori a riflettere sulle interconnessioni tra diverse forme di espressione artistica e spirituale, superando le barriere culturali e temporali.
Il Futurismo e l’esperienza multidisciplinare
La mostra stabilisce anche un interessante collegamento con il movimento futurista, in particolare con il manifesto “La ricostruzione futurista dell’universo” di Balla e Depero del 1914.
Questo manifesto propone di estendere l’arte in tutte le dimensioni della vita quotidiana, un approccio che risuona con l’idea di un’arte che, come nello sciamanesimo, permea ogni aspetto dell’esistenza e dialoga con i “mondi invisibili”.
Questo parallelismo tra le avanguardie artistiche del XX secolo e le pratiche sciamaniche millenarie offre una prospettiva unica sulla natura dell’arte e della spiritualità.
“Sciamani – Comunicare con l’invisibile” si presenta come un’esperienza multidisciplinare che combina antropologia, archeologia, storia dell’arte e filosofia.
La mostra offre approfondimenti sulle funzioni dello sciamano nelle società tradizionali, che vanno dalla guarigione alla divinazione, dall’accompagnamento dei defunti nell’aldilà alla propiziazione per la caccia e l’agricoltura.
Si evidenzia come lo sciamano agisca gratuitamente per la sua comunità, utilizzando oggetti rituali che hanno un profondo significato personale e culturale.
Questa ricchezza di prospettive invita i visitatori a riflettere sulla propria spiritualità e sul rapporto con il mondo invisibile, suggerendo che questa mostra possa “ossigenare la nostra coscienza e il nostro spirito”.
Conclusioni
La nostra esperienza al Palazzo delle Albere è stata una piacevole sorpresa. Ciò che è iniziato come una visita architettonica si è trasformato in un viaggio affascinante attraverso la storia, l’arte e la spiritualità. “Sciamani – Comunicare con l’invisibile” offre un’opportunità unica non solo per esplorare il mondo dello sciamanesimo, ma anche per ammirare gli interni splendidamente restaurati del palazzo.
Anche se non siete particolarmente interessati allo sciamanesimo, vi consigliamo vivamente di visitare questa mostra se vi trovate nei pressi di Trento o state pianificando un viaggio in Trentino-Alto Adige. L’esposizione, con la sua combinazione di manufatti straordinari, connessioni con l’arte contemporanea e la ricca storia dello sciamanesimo, offre spunti di riflessione per tutti. Inoltre, è un’occasione imperdibile per ammirare le sale affrescate e gli interni restaurati del Palazzo delle Albere.
Con la sua proroga fino al 6 ottobre 2024, la mostra “Sciamani – Comunicare con l’invisibile” vi offre un’estesa opportunità di vivere questa esperienza unica. Che siate appassionati d’arte, amanti della storia o semplicemente curiosi, questa mostra promette di arricchire la vostra comprensione del mondo, offrendo una prospettiva unica sulla connessione tra passato e presente, tra visibile e invisibile, tra arte e spiritualità, il tutto nel contesto di uno dei gioielli architettonici di Trento.
E voi, avete avuto l’opportunità di visitare questa mostra sugli Sciamani? Quali sono state le vostre impressioni? Se non l’avete ancora vista, vi ha incuriosito la nostra descrizione? Vi invitiamo a condividere nei commenti le vostre esperienze, pensieri o domande su questa affascinante esposizione. La vostra prospettiva potrebbe offrire nuovi spunti di riflessione e arricchire ulteriormente il dialogo su questa interessante tematica.
Nel 2005 mi trovavo a Salvador di Bahia e sono venuto a contatto con una persona sui 70 anni, di colore, figlio di schiavi provenienti dall’Angola. Lui era il maestro cantore durante i riti sciamanici che si svolgevano (ancora di nascosto) nelle favelas di Salvador. Non erano riti fatti appositamente per turisti ma vere e proprie cerimonie religiose. Io non sapevo chi fosse, ma lui mi conosceva benissimo e sapeva che cosa stavo facendo lì a Salvador da più di 9 mesi. Siccome una di quelle sere si sarebbe svolta una cerimonia sciamanica (questo avveniva 2 massimo 3 volte all’anno) mi ha chiesto se volevo assistere. Visto il mio interesse , suo figlio sarebbe venuto a prendermi verso le 23 della sera stabilita. Così avvenne. Quello che ho visto con i miei occhi, quello che ho percepito nel mio corpo, ha veramente dell’incredibile e vi garantisco che non avevo assunto una goccia di ayahuasca (la loro droga) che sicuramente avevano assunto e in abbondanza le vecchiette 90enni storpie dal lavoro che facevano capriole e salti mortali prima di cadere a terra prive di sensi. Ho avuto paura che il battito ritmato e continuo dei tamburi ma facesse scoppiare il cuore e le vene. Dopo tre ore ho chiesto e supplicato di essere portato a casa. Ancora oggi, dopo quasi 20 anni, se ci penso, mi vengono i brividi.
Che storia! È incredibile come questi rituali possano avere un impatto così profondo. Grazie Gianni per aver condiviso questo ricordo così vivido e potente con noi.
Ho visto che l’hanno prorogata e ne sono contenta perché è una di quelle mostre che voglio assolutamente vedere e il Palazzo delle Albere è incluso nel Museum Pass Trento Rovereto :)
Attenzione che il Palazzo delle Albere non è incluso nel Museum Pass ma con il Museum Pass si ha diritto alla riduzione. Costa 6 euro invece di 8 euro. Anche noi eravamo convinti fosse incluso. Noi però siamo stati “fortunati” perché quando siamo andati noi era rotto l’impianto di condizionamento e facevano entrare gratis.
vivo in indonesia un paese dalla forte anima animista e lo sciamano qua è una cosa seria, così come lo è la magia nera e tutto quello che ruota intorno ai riti di questo misterioso mondo
molto interessante una mostra come questa che parla davvero di mondo
Lo sciamanesimo è un fenomeno che ci ha sempre colpito e che entrambi abbiamo studiato approfonditamente sia alle superiori che all’università. Non so se riusciremo a visitare la mostra dato che non è proprio dietro l’angolo ma sicuramente ci piacerebbe!
Mostra interessantissima in un palazzo meraviglioso, io ero andata a vedere la mostra di Steve Mc Curry sempre alle albere. Andrò a Trento a settembre e terrò conto del vostro suggerimento!