Racconti di viaggio tra oggetti perduti e storie ritrovate
Ogni viaggio porta con sé non solo ricordi, ma anche oggetti che diventano parte integrante delle nostre avventure. A volte, questi compagni silenziosi prendono strade diverse dalle nostre, lasciandoci con una sensazione agrodolce e storie da raccontare. Questa è la storia degli oggetti di Gabri che, pur non essendo più con lui, continuano a vivere attraverso le memorie che hanno creato.
Ci sono oggetti che sembrano avere una volontà propria, e la camicia della Columbia di Gabri era decisamente uno di questi.
Era una sera come tante altre in un hotel del Queens, New York. Gabri, in un gesto insolito che non avrebbe più ripetuto, decise di appendere la sua amata camicia della Columbia nell’armadio della stanza. Questa camicia, acquistata da Decathlon prima del viaggio, era diventata rapidamente la sua camicia preferita..
Il mattino dopo, nel vortice frenetico della partenza, tra valigie da chiudere e autobus da prendere, la camicia rimase silenziosa nell’armadio, come se avesse deciso di prolungare il suo soggiorno newyorkese. Fu solo all’arrivo a Boston che Gabri si rese conto della sua assenza, un vuoto nel bagaglio che era anche un vuoto nel cuore.
Ciò che seguì fu una vera e propria odissea telefonica con l’hotel, culminata nella triste realizzazione che la camicia aveva probabilmente trovato un nuovo proprietario, pronta per nuove avventure sconosciute nelle strade di New York.
Ma Gabri non era tipo da arrendersi facilmente. Con la determinazione di un detective e lo spirito di un cacciatore di tesori, trasformò ogni outlet americano in un potenziale nascondiglio per il sostituto perfetto. Questa ricerca divenne una missione, trasformando ogni giornata in una mini-avventura, un’opportunità per esplorare nuovi angoli delle città visitate, sempre con l’occhio attento a quella sfumatura di colore, a quel taglio familiare.
Il ritorno in Italia non segnò la fine della storia, ma l’inizio di un nuovo capitolo. In un momento di brillante intuizione, come un lampo di genio investigativo, riuscimmo a rintracciare il codice prodotto della camicia nell’account Decathlon. Questo numero, apparentemente insignificante, divenne la chiave per riportare in vita un ricordo che sembrava perduto.
Oggi, Gabri non solo ha recuperato la sua camicia preferita, ma possiede anche la “cugina americana” acquistata durante la nostra ricerca oltreoceano. Ognuno di questi capi è più di un semplice indumento: sono contenitori di storie, portatori di ricordi di un’avventura che ha attraversato continenti e ha trasformato una semplice dimenticanza in un’epica di perseveranza e fortuna.
La camicia originale, tornata miracolosamente al suo proprietario, e la sua controparte americana sono ora custodi silenziosi di una storia che parla di perdita, ricerca e ritrovamento, un promemoria tangibile che a volte, con un po’ di determinazione e un pizzico di fortuna, ciò che pensiamo perduto può tornare a noi, portando con sé nuove storie da raccontare.
Il cappellino dell’Arches Park e un volo verso la libertÃ
C’è qualcosa di poetico nel modo in cui alcuni oggetti scelgono di lasciarci, e il cappellino blu dell’Arches Park non fa eccezione. Questo fedele compagno di viaggio, testimone silenzioso di innumerevoli avventure, dalle rocce rosse dell’Utah alle spiagge assolate di mete lontane, ha deciso di intraprendere il suo personale viaggio di scoperta nel cuore della Namibia.
La scena è ancora vivida: un veicolo 4×4 sfreccia attraverso i paesaggi mozzafiato del deserto del Namib, di ritorno da Sossusvlei. Il vento africano gioca tra i capelli dei passeggeri, e Gabri, ignaro del destino imminente, indossa il suo fidato cappellino. Un avvertimento, “Fai attenzione che ti vola via“, e in un battito di ciglia, come se avesse aspettato questo momento, il cappellino si libra nell’aria, volando via verso l’infinito deserto.
In quel momento di stupore e incredulità , mentre il cappellino diventava un puntino blu nel vasto orizzonte namibiano, si è compiuto il suo ultimo atto da compagno di viaggio, trasformandosi in un ricordo indelebile. Forse, in qualche modo, quel cappellino sta ancora viaggiando, rotolando sulle dune dorate, esplorando un mondo che Gabri può solo immaginare.
Oggi, in sua memoria, un nuovo cappellino acquistato nel Parco dell’Etosha ha preso il suo posto. Porta con sé non solo le nuove avventure, ma anche il ricordo del suo predecessore, unendo simbolicamente due dei parchi più spettacolari del mondo in un unico accessorio carico di significato.
Il pile della Salewa e il suo saluto al Drago di Vaia
Ci sono oggetti che, nel corso degli anni, diventano quasi un’estensione di noi stessi. Il pile azzurro Salewa di Gabri era uno di questi. Acquistato poco dopo il trasferimento in Alto Adige, questo capo ci ha accompagnato nelle nostre avventure in tutto il mondo, dal fresco delle Dolomiti al calore di terre lontane. Era più di un semplice indumento: era un compagno di viaggio, un porto sicuro nelle fresche serate, un ricordo tangibile di casa durante le esplorazioni più remote.
Il destino ha voluto che questo fedele amico trovasse la sua ultima dimora in un luogo tanto simbolico quanto maestoso: ai piedi del Drago di Vaia. In una giornata come tante altre, forse distratto dalla bellezza mozzafiato dell’opera d’arte, Gabri ha lasciato il pile su una staccionata, come se inconsciamente volesse che il capo vivesse la sua ultima avventura in un luogo così significativo.
La realizzazione della perdita è arrivata solo giorni dopo, scatenando una corsa contro il tempo per recuperarlo. La ricerca nelle foto ha rivelato l’ultimo istante condiviso: Gabri, sorridente, davanti al Drago, con il pile azzurro appeso alla staccionata, ignaro che quello sarebbe stato il loro addio. Il ritorno al luogo non ha portato al ritrovamento sperato, ma ha regalato un ultimo momento di connessione con questo compagno di tante avventure.
Oggi, nonostante i tentativi di sostituirlo con modelli simili, quel pile rimane insostituibile. La sua assenza fisica è compensata dalla ricchezza dei ricordi che ha contribuito a creare. E forse, in qualche modo, continua il suo viaggio, magari scaldando un nuovo avventuriero e creando nuove storie.
Questi oggetti, pur non essendo più fisicamente presenti, hanno lasciato un’impronta indelebile nei nostri ricordi e nelle storie dei nostri viaggi. Ognuno di essi rappresenta non una perdita, ma un capitolo unico della nostra vita in viaggio. Sono diventati parte del mondo, continuando il loro viaggio in modi inaspettati e lasciando dietro di loro storie che continueranno a essere raccontate e ricordate con affetto.
In fin dei conti, non sono gli oggetti in sé che contano, ma le esperienze che hanno condiviso con noi e i ricordi che hanno aiutato a creare. Gabri può sorridere sapendo che una parte di lui e delle nostre avventure continua a viaggiare per il mondo, lasciando piccole tracce della nostra storia in luoghi lontani e affascinanti.
Potevi chiudere con il drone ripescato …
Hai ragione, potrei aggiungerlo all’articolo!
A me erano caduti gli occhiali da sole mentre ero sulla gip nel deserto del Wadi Rum, ma per fortuna me ne sono accorta e gentilmente l’autista è tornato indietro per recuperarli prima che la sabbia li seppellisse !
Chissà che questo bellissimo e tenero articolo non raggiunga colui che può aver trovato il pile azzurro 🗣
Anch’io mi ero affezionata alla giacchina di una tuta che ho sempre portato con me in tutti i viaggi come una mascotte !