On the road in Sardegna – da Olbia verso il Sud Sardegna
Se non ci fosse stata la pandemia probabilmente nell’estate del 2021 non saremmo andati in Sardegna. Non era una meta che immaginavamo per le nostre vacanze perché non amiamo fare vacanze al mare. Ci sbagliavamo però, perché non sapevamo ancora quanto meravigliosa fosse questa terra. E non sono le spiagge, o il mare, ad averci fatto innamorare della Sardegna – che sono il motivo per cui l’isola è famosa – ma la parte più nascosta, un po’ dimenticata e autentica, la vera Sardegna.
Noi non abbiamo fatto una vacanza relax, non abbiamo nemmeno fatto un bagno al mare, abbiamo girato l’isola in lungo e in largo, percorrendo più di 4.000 chilometri in 2 settimane e se avessimo avuto ancora altro tempo ne avremmo probabilmente percorsi altrettanti senza mai stancarci di cercare tutte le bellezze che questa terra ha da offrire.
Ci torneremo sicuramente! Intanto vi lasciamo alla prima parte del nostro on the road in Sardegna: da Olbia al Sud Sardegna.
Qualche dettaglio sul nostro viaggio in Sardegna
Il nostro on the road in Sardegna
Qui sotto trovate tutto il nostro on the road della Sardegna: da Olbia a Cagliari passando per Alghero dove abbiamo cenato “in compagnia di uno straniero” (in realtà non era proprio uno straniero ma un caro amico, Christian, che da Torino si è trasferito in Sardegna qualche anno fa), ci siamo poi avventurati nell’entroterra sardo fermandoci qualche giorno nella cittadina di Riunas dove abbiamo lasciato il cuore e delle persone meravigliose come Muriel, Fifì e Walter e abbiamo poi continuato verso sud fino a raggiungere Portoscuso dove finisce questa prima parte del nostro on the road.
Ecco l’itinerario tappa per tappa.
1. Bolzano – Olbia (543 km)
Partiamo da casa di buon’ora (alle 6 del mattino) anche se la nostra nave parte da Piombino alle 14:45 e abbiamo fatto bene perché troviamo parecchie code sull’Appennino toscano.
Arrivati al porto (non dico in ritardo ma giusti giusti) ci siamo messi in coda ad aspettare l’arrivo della nostra nave. Quando l’abbiamo vista arrivare in porto abbiamo fatto subito un tuffo nella nostra infanzia, La nave era tutta a tema Loney Tunes (sia all’esterno che all’interno). C’erano proprio tutti i personaggi dei cartoni animati che guardavamo da bambini, da Titti a Silvestro fino a Willy il Coyote e Beep Beep!
Abbiamo parlato della compagnia navale Moby, della nave Loney Tunes e delle differenze con la Grimaldi (che abbiamo preso al ritorno) in questo articolo.
La nave attracca nel porto di Olbia alle 20:15 ma prima delle 21 non riusciamo a scendere dalla nave. La nostra auto è infatti bloccata dalle altre e dobbiamo aspettare che scendano prima tutte quelle davanti a noi. Per fortuna la sistemazione che abbiamo prenotato si trova comodamente in centro città e in dieci minuti la raggiungiamo. Si tratta del Civico 29, un appartamento gestito da una simpatica coppia che abita nella casa adiacente.
Una volta fatto il check-in andiamo a piedi verso il centro storico per cercare un locale dove cenare. Troviamo una pizzeria, non un locale tipico, ma per la cucina tipica ci rifaremo nei prossimi giorni. Per oggi va così…
2. Olbia – Monteleone Rocca Doria (207 km)
Alle 10:30, dopo la colazione fatta all’appartamento, partiamo direzione Arzachena.
Ad Arzachena visitiamo subito il primo nuraghe del nostro viaggio, il nuraghe La Sprigiona e una delle tante tombe dei giganti sarde, la Tomba dei giganti di Coddu Veccju. Questo complesso nuragico ha molti più siti da visitare ma noi abbiamo scelto questi due perché vicinissimi l’uno all’altro e potevamo visitarli insieme.
Qui impariamo subito qualcosa sui nuraghe. A proposito nuraghe, nuraghi, nuraxi sono sempre la stessa cosa solo si dicono in modo diverso nelle varie zone della Sardegna. Ad Arzachena impariamo che la tipologia di nuraghe più diffusa è quella “a tholos”. Una costruzione a torre unica circolare costruita sovrapponendo filari di pietre gli uni sugli altri che vanno via via restringendosi fino a chiudere il tetto del nuraghe. La parola Tholos, dal greco antico, era usata per identificare queste pseudocupole.
Ovviamente il nuraghe La Sprigiona è un nuraghe a tholos, alto quasi 7 metri, con due torri laterali più piccole e intorno un bastione costruito a protezione di quello che doveva essere un edificio con un ruolo ben preciso e importante visto che tutto intorno è stato ritrovato un intero villaggio. Un primo tuffo nella storia molto interessante. Peccato non aver avuto il tempo di visitare l’intero sito archeologico.
Ci fermiamo poco prima di Castelsardo, che ammireremo solo da lontano, per riposarci e mangiare qualcosina. Sta arrivando un grosso temporale.
Nonostante il temporale riusciamo ad arrivare al Brancadoria b&b dove passeremo due notti.
Abbiamo preferito Monteleone Rocca Doria, questo bellissimo e tranquillo paese arroccato sulle montagne alla movimentata costa algherese.
Sapevamo di essere un po’ distanti da Alghero ma abbiamo preferito scegliere la tranquillità, un b&b top, il Brancadoria, e abbiamo potuto ammirare panorami spettacolari sulla valle.
La cena l’avevamo già programmata, l’occasione era quella di incontrare dei nostri amici di Torino, trasferitisi anni fa da Torino ad Alghero. Anche se un po’ distante da Monteleone Rocca Doria, siamo andati per cena all’Agriturismo Barbagia che si trova fuori Alghero nei pressi dell’aeroporto. Qui abbiamo cenato, con Christian, Valentina e le loro famiglie, a base di specialità sarde di terra tra cui l’agnello e il maialino. Che dire, tutto buonissimo! Un agriturismo consigliatissimo!
3. Capo Caccia e Alghero (314 km)
Dopo un’ottima colazione sul terrazzo del Brancadoria b&b partiamo direzione Stintino per andare alla spiaggia più bella di tutta la Sardegna (almeno così la ricorda Gabri che era stato in Sardegna più di 20 anni fa), la spiaggia La Pelosa. Già da lontano capiamo che non fa per noi, c’è veramente troppa gente e siamo a Giugno, chissà ad Agosto!
Decidiamo di cambiare destinazione e optare per qualcosa di meno gettonato, andiamo al promontorio di Capo Caccia dove si trova la grotta di Nettuno. Scendiamo i 654 gradini della Escala de Cabiron, la scala mozzafiato che arriva fino al livello del mare dove si trova l’ingresso della grotta e partecipiamo alla visita guidata.
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Dopo la visita guidata alla grotta di Nettuno lasciamo il promontorio di Capo Caccia e andiamo ad Alghero dove ci facciamo una bella passeggiata nel centro storico ancora racchiuso tra le mura di cinta, le torri e i bastioni che proteggevano la città.
Torniamo al Brancadoria B&B giusto in tempo per goderci un bellissimo tramonto sulla terrazza panoramica dove Stefano, il proprietario del b&b, ci ha preparato una deliziosa cena in terrazza.
4. Tinnura – Bosa – Ruinas (171 km)
Sveglia all’alba per andare a fare riprese e fotografie nella cava di tufo che si trova poco distante dal b&b. La cava è un ottimo punto panoramico per ammirare il fondovalle sottostante e lo splendido lago Temo.
Le cave, dalle quali si estraevano i blocchi di gesso per l’edilizia, sono oggi ormai in disuso ma sono state recuperate dall’amministrazione comunale ed utilizzate, oltre che come attrattiva turistica, anche per attività sportive e culturali. Qui infatti vengono organizzati concerti e manifestazioni culturali ma è anche stato aperto un “parco avventura” dove poter sfidare la paura del lancio nel vuoto con una zipline o il bungee jumping in questa scenografia davvero spettacolare.
Rientriamo al Brancadoria b&b per fare un’ottima colazione e alle 10:30 siamo pronti per partire.
Prima tappa, Romana, un piccolo paese dove avevamo programmato di fermarci a vedere i murales (c’eravamo passati più volte senza fermarci e avevamo deciso di farlo in occasione della nostra partenza). I suoi murales sono molto particolari e sono quasi tutte opere del pittore sardo Brancaleone Cugusi.
Da Romana proseguiamo per Torralba dove partecipiamo alla visita guidata del Nuraghe di Santu Antine, uno dei più maestosi e meglio conservati nuraghe tra tutti quelli che abbiamo visitato in questo viaggio.
Mangiamo qualcosina al bar del nuraghe e ripartiamo direzione Tinnura (tappa scelta per i suoi meravigliosi murales dedicati alla vita rurale dei suoi concittadini). A Tinnura la percentuale di murales per abitanti è la più alta di tutta la Sardegna: 35 murales per 250 abitanti.
Da Tinnura andiamo a Bosa dove visitiamo la chiesa del castello che si trova in posizione panoramica rispetto al paese e ci fermiamo nel centro storico per provare la famosa Malvasia di Bosa: molto buona!
La nostra giornata finisce a Ruinas, al b&b Sard Paradise che avevamo prenotato già da tempo per passare 5 notti.
Avevamo scelto Ruinas perché si trova nel centro della Sardegna ed è stato un ottimo punto di partenza per le nostre esplorazioni sarde.
Il Sard Paradise è stato il miglior b&b in cui siamo stati in Sardegna, e uno dei migliori tra tutti quelli visitati nella nostra “vita in viaggio” grazie alla straordinaria accoglienza di Muriel e Fifì (i proprietari del Sard Paradise) e alla camera dotata di tutti i comfort e all’uso della piscina privata ma anche per la posizione in questo piccolo paesino della Sardegna che è perfetto per visitare il centro della regione.
La sera siamo andati a cena alla Trattoria Ghentiana (indirizzati da Muriel), dove inizialmente il proprietario, e tutti gli altri ospiti del locale, ci hanno guardato con diffidenza (forse eravamo gli unici “stranieri” da chissà quanto tempo) ma dopo appena qualche chiacchiera con Walter siamo diventiamo grandi amici! Abbiamo mangiato divinamente tagliatelle al ragù di cervo e lonza di maiale. Da quel momento in avanti il ristorante di Walter è diventato il nostro punto fisso per le cene a Ruinas!
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5. Is Arutas – Penisola di Sinis – Cabras (286 km)
Dopo l’ottima colazione preparata da Muriel andiamo sulla costa ovest della Sardegna.
Qui, su consiglio di Walter, ci fermiamo a vedere la spiaggia Is Arutas, celebre per la forma e la consistenza dei granelli di “sabbia” che non è proprio una sabbia ma sono più dei piccoli “chicchi di riso’. Si tratta di piccoli granelli di quarzo che presentano sfumature che vanno dal bianco al rosa passando per il verde.
Come si sono i questi granelli di quarzo?
Al largo della penisola del Sinis, e parallelamente alla costa dove si trova Is Arutas, si trova una lunga dorsale fatta interamente di grossi blocchi di granito porfirico.
La lenta azione degli eventi atmosferici e del mare unita a particolari condizioni di raffreddamento, hanno disgregato questi brocchi di granito e creato un fondale composto principalmente da granelli di quarzo.
La spiaggia è veramente molto bella, si estende per diversi chilometri e il mare è limpidissimo, ma noi non ci fermiamo – troppe cose da vedere e troppo poco tempo – e proseguiamo con il nostro on the road alla scoperta delle altre bellezze dell’isola, quelle storico-culturali.
Lasciata la spiaggia continuiamo sulla costa della penisola del Sinis fino a raggiungere San Giovanni di Sinis dove visitiamo la piccola chiesa paleocristiana, dedicata a San Giovanni Battista.
La chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, risalente al periodo bizantino, metà del VI secolo, si trova all’ingresso dell’attuale borgo di San Giovanni di Sinis, sulla strada moderna che ricalca il vecchio tracciato romano della via che da Tharros conduceva a Cornus e che iniziava presso il foro della città romana.
Dalla chiesa di San Giovanni di Sinis noi proseguiamo a piedi, così come avrebbero fatto i romani e seguiamo il vecchio tracciato romano per raggiungere l’area archeologica di Tharros.
Arrivati all’area archeologica durante la pausa pranzo delle guide dobbiamo attendere per poter prendere parte alla visita guidata quindi, mentre aspettiamo, ci facciamo una passeggiata fino alla torre per ammirare il bellissimo panorama della penisola del Sinis.
L’attesa viene ripagata dalla brillante visita, accompagnati da una guida veramente molto ben preparata.
In quasi due ore, la nostra guida, ci porta a conoscere l’antica città fenicia di Tharros, fondata nel VIII secolo a.C. vicino ad un preesistente villaggio nuragico dell’età del bronzo il quale, sembra, venne abbandonato in maniera pacifica dai suoi abitanti che aiutarono i fenici nella costruzione della nuova città. Nel sito, oltre ai resti dell’antica città fenicia, si possono vedere le successive modificazioni dovute all’invasione romanica con le terme, l’acquedotto e la rete stradale.
Dopo la visita all’antica città di Tharros, su consiglio della guida, andiamo ancora al vicino museo di Cabras per ammirare i famosi Giganti di Mont’e Prama.
Si tratta di antiche sculture risalenti alla Civiltà nuragica ritrovate casualmente nel marzo del 1974 in località Mont’e Prama nel Sinis di Cabras. Al museo, oltre ai più famosi Giganti, si trova il relitto di una nave romana affondata tra l’89 e il 50 A.C. e recuperata nel 1984 con all’interno 999 lingotti di piombo ognuno del peso di 33 kg!
La sera ceniamo alla Trattoria Ghentiana di Ruinas dove Walter ci ha preparato (a richiesta) le cozze alla marinara e due bellissime spigole.
6. Mamoiada – Orgosolo – Dorgali (334 km)
Questa volta da Ruinas ci dirigiamo verso la costa est.
La nostra prima tappa è Ottana dove ci fermiamo a scattare qualche fotografia ai murales e alle stature delle famose maschere carnevalesche dei Boes e Merdules che, proprio qui ad Ottana, vengono forgiate da abili maestri artigiani. Nella rappresentazione carnevalesca i buoi (buoi), avvolti da una pelle di pecora bianca e rumorosi campanacci vengono inseguiti, frustati ed infine catturati dai Merdules (i guardiani dei buoi).
Dopo la sosta fotografica, e culturale, ad Ottana, continuiamo con le tradizioni popolari fermandoci al museo della maschere di Mamoiada, un museo imperdibile dove immergersi nella tradizione popolare sarda con tutte le maschere sarde.
Qui si trovano, oltre ai Boes e Merdules di Ottana ma anche i Mamuthones e gli Issohadores di Mamoiada e tante altre maschere della tradizione mediterranea.
Tra gli altri ci sono anche i Krampus trentini e le maschere canarie che avevamo avuto l’occasione di ammirare a Lanzarote durante il nostro viaggio proprio nel periodo carnevalesco.
Al termine della visita al museo siamo passati nella vicina bottega artigiana dove le maschere prendono forma. Non siamo usciti di lì a mani vuote, non con una maschera però, ma con un bel pezzo di pecorino fatto in casa.
Continuiamo la nostra giornata andando ad Orgosolo, paese il cui nome ci fa venire in mente i periodi bui di questa zona della Sardegna, quando i banditi sardi nascosti nella Barbagia sequestravano persone abbienti con il solo scopo di estorcere denaro alle famiglie dei sequestrati. Chi non conosce questa parte di storia va ad Orgosolo per vedere quello che è diventata, il paese dei murales, ma noi che quegli anni li abbiamo vissuti, un leggero timore l’abbiamo provato entrando in paese.
Arriviamo ad Orgosolo che è l’ora di pranzo, il paese è deserto e l’ufficio informazioni è chiuso. L’unico modo per ottenere l’audioguida è andare all’ufficio informazioni. Pazienza, giriamo il paese senza guida, ammirando i bellissimi murales che si trovano in ogni via e ogni angolo della città, uno più bello dell’altro ed ognuno a raccontare un pezzo di storia del paese, della Sardegna, dell’Italia e del mondo intero. Qui è la politica il tema centrale dei murales che hanno iniziato a ricoprire i muri della cittadina nel 1969 grazie ad un gruppo di anarchici che si faceva chiamare Dioniso.
Da Orgosolo ci spostiamo a Drogali dove andiamo a visitare la bellissima grotta di Ispinigoli.
Questa grotta è tra le più famose della Sardegna perché al cui interno si trova la colonna calcarea (l’unione tra una stalagmite e una stalattite) più alta d’Europa. Con i suoi 38 metri di altezza è anche una tra le più alte del mondo, è davvero impressionante sia dal alto che dal basso. Si inizia a vedere dall’alto e si percorre una lunghissima scala che le passa accanto fino a raggiungere la base, 38 metri più in basso. Una grotta da non perdere! Le altre le trovate nel nostro articolo dedicato alle grotte della Sardegna.
Compreso nel prezzo dell’ingresso alla grotta c’è l’entrata al museo archeologico di Dorgali. Già che ci siamo, facciamo un salto prima della chiusura. Nel museo di Dorgali si trovano, tra le altre cose, anche i reperti archeologici che sono stati ritrovati nella grotta.
Torniamo per cena a Ruinas dove Walter, il proprietario della Trattoria Ghentiana, ci ha preparato due abbondanti porzioni di spaghetti all’astice, deliziosi!
7. Escursione alla Gola Su Garropu (233 km)
La giornata è dedicata al trekking della Gola Su Gorropu (Gola di Gorropu, Su in sardo significa di) o Canyon Gorropu, un bellissimo canyon naturale modellato nel tempo dalla forza del rio Flumineddu che scorre sul fondo.
Sveglia presto ma tra colazione e viaggio per raggiungere l’inizio del trekking (2 ore si viaggio dal b&b) raggiungiamo l’inizio del trekking alle 10:30.
Il punto di partenza è al parcheggio del passo di Ghenna Silana nel Supramonte nuorese.
La discesa verso l’entrata del canyon è di circa 4 chilometri e 700 metri di dislivello, non è impegnativa ma se pensiamo poi al ritorno iniziamo già a sudare dal caldo che patiremo. Al massimo c’è il servizio transfer – che costa 15 euro a testa – vedremo cosa riusciremo a fare.
Dopo due ore e mezza di cammino arriviamo all’ingresso della gola dove c’è la biglietteria e dei ragazzi che spiegano le difficoltà dei vari percorsi che si possono percorrere. L’ingresso al canyon è a pagamento (solo contanti) e costa 5 euro a testa.
Lasciamo lì i bastoncini da trekking perché nella gola non servono, anzi, sono solo d’intralcio visto che nella gola si deve un po’ arrampicare sulle rocce.
I percorsi sono indicati dai colori verde, giallo e rosso e le difficoltà sono facilmente intuibili dai colori. In realtà il rosso non si può fare se non con speciali permessi e attrezzature. Il percorso verde differisce da quello giallo solo perché nel verde sono ben segnalati i punti dove passare attraverso o sopra le rocce.
Noi per fare i due percorsi verde e giallo andata e ritorno (contando anche le soste fotografiche e tutte le volte che abbiamo perso la strada) ci abbiamo messo due ore e mezza. Il percorso nel canyon è veramente molto divertente, un labirinto in cui trovare i punti migliori per passare e i migliori appigli per scalare le rocce.
Per risalire ci lasciamo tentare dal transfer ma per raggiungere il punto in cui passa il trasferimento comunque c’è da percorrere un bel po’ di strada (da un’altra parte) tanto vale farla a piedi.
Ci abbiamo messo 3 ore e un quarto per salire i 4 chilometri che ci separavano dalla macchina ma ne è valsa la pena, un bellissimo trekking che vi consigliamo se amate anche voi camminare in mezzo alla natura.
Arriviamo a Ruinas alle 21, dopo una doccia rinfrescante andiamo da Walter, alla Trattoria Ghentiana, per cena che ci ha preparato il capretto cotto nel coccio con le patate al forno.
8. Allai – Fordongianus – Villa Sant’Antonio – la Giara (141 km)
L’ultima giornata a Ruinas decidiamo di passarla ad esplorare i dintorni della cittadina che ci ha ospitato e di cui abbiamo amato, non solo la posizione, ma soprattutto la cordialità dei suoi abitanti. Andiamo quindi a vedere tutto ciò che Muriel e i suoi vicini di casa ci hanno consigliato.
Prima tappa, la casa sull’albero che si trova nel paese di Allai, a meno di 10 chilometri da Ruinas. E’ una casetta in legno a due piani costruita su un grosso albero di eucalipto dove al primo piano si trova anche una larga altalena. I bambini ne vanno matti, ma anche a noi è piaciuta molto. Inoltre si trova in un luogo molto tranquillo, affacciata sul rio Massari, e il panorama che si gode dall’alto è molto bello.
Poco distante dalla casa sull’albero si trova anche un bellissimo ponte romano a sette arcate che fino al 1920 è stato l’unico ponte in muratura sul Rio Massari.
Lasciamo Allai per dirigerci nel paese di Fordongianus. Questa meta ci è stata consigliata da una vicina di casa di Muriel e Fifì che ama andare a Fordongianus per via delle terme. Ma Fordongianus è molto più di una semplice località termale, a Fordongianus ci sono le antiche terme romane e dalle fontane della cittadina zampilla acqua calda!
E’ veramente un luogo da visitare, un paese come se ne trovano pochi in Italia. Qui le acque termali di Fordongianus sgorgano ad una temperatura costante di 56 °C e oggi, come nell’antica Roma, sono un toccasana per tutto il corpo. Ma non solo, Fordongianus è famosa per la trachite rossa, un tipo di roccia magmatica effusiva molto diffusa in questa zona.
A Fordongianus monumenti, strade, statue e case sono costruite con la trachite rossa. Una tra le più belle è la casa Aragonese: un’abitazione risalente alla fine del XVI secolo caratterizzata un misto di stili sardo-spagnoli con elementi tardo-gotici come le finestre finemente lavorate.
Ogni anno a Fordongianus viene organizzato un Simposio Internazionale di Scultura dove artisti di tutto il mondo creano delle meravigliose statue dai blocchi di trachite rossa. Alcune di queste statue restano a Fordongianus e si possono ammirare semplicemente passeggiando per le sue strade.
Una bellissima scoperta Fordongianus, se siete in zona ve lo consigliamo!
Andiamo poi a Villa Sant’Antonio, un paesino di poche anime a circa mezz’ora di auto da Fordonianus. Ci andiamo perché ci hanno detto che qui si trova uno tra i menhir più alti del mondo, il Menhir di monte Curru Tundu, potevamo non andare a vederlo con i nostri occhi?
Il Menhir di monte Curru Tundu si trova nei pressi dell’abitato di Villa Sant’Antonio, bisogna lasciare l’auto e proseguire a piedi in mezzo alla campagna. Il Menhir di monte Curru Tundu, che raggiunge un’altezza di quasi 6 metri, è il Menhir più alto della Sardegna e tra i più alti in Europa.
Il più alto del mondo è quello di Locmariaquer (in Bretagna) che raggiungeva (prima di spezzarsi) l’altezza di 20 metri.
Quello di Villa Sant’Antonio è un monolite in tufo trachitico dalla sommità troncata ma anche così è comunque alto 5,75 metri, un colosso!
Dopo il menhir iniziamo un po’ di giri a vuoto. Passiamo da Gesturi per andare alla Giara, che ci ha consigliato Muriel, ma ci troviamo in mezzo ad una gara di biciclette e non si può attraversare il paese né salire verso il parco della Giara. Andiamo allora a Barumini, dove si trova il famoso nuraghe Su Nuraxi ma la visita guidata era appena partita.
La difficoltà maggiore che abbiamo trovato in Sardegna è avere informazioni sugli orari delle visite guidate, anche telefonando. A Barumini, ad esempio, ci hanno detto che le visite guidate venivano effettuate in base all’affluenza. Se c’erano più stranieri avrebbero fatto la visita guidata in lingua inglese e posticipato quella in italiano. Quindi l’unico modo per partecipare alla visita era arrivare e aspettare il proprio turno.
Decidiamo quindi di andare via e di provate a salire alla Giara da Tuili (3 km da Barumini). Arriviamo e scopriamo che, anche qui, la visita guidata era già iniziata, eh che palle…. Prendiamo però il numero di telefono degli organizzatori per prenotare la visita nei prossimi giorni.
Torniamo a Ruinas. Quando arriviamo troviamo Muriel che ci ha organizzato un aperitivo in giardino per salutarci. Dopo l’aperitivo con Muriel e Fifì, andiamo insieme a loro al parco eolico (sulla collina sopra a Ruinas). Questo è uno dei punti migliori della zona dove ammirare il tramonto sul mare.
Torniamo a Ruinas per cena dove andiamo per l’ultima volta da Walter che ci ha preparato le tagliatelle ai funghi porcini. Qui ci intratteniamo a chiacchierare con due ragazzi del paese che cenavano al tavolo a fianco al nostro.
9. Pozzo di Santa Cristina – Portoscuso (295 km)
Salutiamo a malincuore le splendide persone che abbiamo conosciuto a Ruinas, Muriel e Walter in particolare. Walter prima di partire ci dona anche un sacchetto con due panini, un salame e delle susine del suo giardino; per il vostro pranzo, ci dice! E noi l’accettiamo volentieri, penseremo a lui durante il nostro viaggio verso sud.
Voi ricordatevi della gentilezza di queste persone e se per caso passate da Ruinas una sosta alla Trattoria Ghentiana è d’obbligo!
Se poi vi volete anche fermare a dormire prenotate da Muriel e Fifì al B&B Sard Paradise!
Sulla strada verso il sud della Sardegna ci fermiamo a visitare uno dei siti archeologici più stupefacenti che si trovano in Sardegna, il sito di Paulilatino che comprende oltre alla zona con il nuraghe e l’antico villaggio anche il misterioso pozzo di Santa Cristina.
Si tratta di un pozzo a forma triangolare che, gli studiosi, pensano fosse un luogo di culto e per la precisione un tempio votivo dedicato all’acqua. Sul fondo del pozzo si trova infatti dell’acqua che risale in superficie da una falda perenne il cui livello è sempre costante.
Dall’alto una fessura permette l’entrata della luce così come della luna che qui si riflette perfettamente sul fondo del pozzo ogni 18 anni e mezzo, il cosiddetto Lunastizio. Il prossimo è nel 2024, potrebbe essere un’occasione per tornare in Sardegna…
Se volete leggere qualcosa di più su questo strano pozzo vi invitiamo a leggere l’articolo scritto per il blog di Mimì Spunti di Viaggio sui parchi archeologici italiani da visitare in Italia, noi parliamo proprio del pozzo di Santa Cristina!
Arriviamo nel tardo pomeriggio a Portoscuso e prendiamo possesso della nuova sistemazione. Dopo il Sard Paradise qualsiasi posto non sarebbe stato lo stesso ma non pensavamo di raggiungere un tale livello, ne abbiamo parlato in questo articolo su come scegliere le sistemazioni su Booking e non prendere una fregatura.
La nostra era evidentemente una sistemazione con punteggi non veritieri. Ha un punteggio di 9,2 su Booking assolutamente non vero! Gli unici motive per cui prende i voti molto alti sono la vicinanza con le spiagge, il prezzo molto competitivo per la zona di Portoscuso e il fatto che il proprietario chiede esplicitamente di mettere 10 su Booking. Ma se paragonato al Sard Paradise di Ruinas, non c’è confronto!
Il nostro viaggio da Olbia fino a Portoscuso è terminato ma l’on the road in Sardegna continua… Prossimamente la seconda parte del tour alla scoperta della zona di Cagliari e del Sud Sardegna.
Da Sardo non posso che complimentarmi con voi per il viaggio che avete fatto e per tutte le descrizioni dettagliate nell’articolo.
Sempre più la Sardegna, come avete visto, viene scoperta per tutto ciò che la contraddistingue, non solo per il mare.
Da Cagliaritano, non vedo l’ora di leggere il continuo del vostro viaggio e vi aspetto per la prossima volta che verrete, magari fuori stagione o per Sant’Efisio.
Grazie Matteo, la Sardegna ci è entrata dritta nel cuore e sicuramente torneremo perché abbiamo ancora tanto da scoprire. Ci piacerebbe tornare per il carnevale ma anche per Sant’Efisio ma anche d’estate e d’autunno e… ok, torneremo!
Amo la Sardegna ma non avevo mai pensato di fare un viaggio così corposo e pieno di sfaccettature sarde. Siamo stati più volte e in zone differenti ma ci siamo sempre focalizzati in on the road prettamente “marini” alla scoperta di calette dal mare paradisiaco!
Avete davvero fatto un tour completo e ricchissimo! Non solo mare ma anche tanto entroterra dove avete scoperto tradizioni, usi e costumi. La Sardegna è davvero magica e vorrei tanto visitarla con un on the road come il vostro!