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    • Alla scoperta del curioso museo di criptozoologia del Maine
      23-09-2021
    Sei qui: Destinazioni > America > Stati Uniti > Alla scoperta del curioso museo di criptozoologia del Maine

    Alla scoperta del curioso museo di criptozoologia del Maine

    Ultimo aggiornamento il 23/02/2023

    Grazie a Facebook che ogni giorno ci ricorda gli eventi del passato oggi mi ha ricordato di quella volta in cui siamo andati al museo di criptozoologia di Portland nel Maine durante il nostro on the road dagli Stati Uniti al Canada.

    Ho pensato di raccontarvi di quell’esperienza perché questo è veramente un museo insolito molto particolare ma soprattutto è stato fondato da uno dei più grandi esperti di criptozoologia del mondo: Loren Coleman. Laureato in antropologia, il professor Coleman ha scritto più di 40 libri sull’argomento e nel 2003 ha fondato il primo e unico museo al mondo di criptozoologia.

    La prima volta che ho sentito parlare di criptozoologia è stato almeno 30 anni fa quando ho letto il libro “Animali misteriosi fra cronaca e leggenda” del professor Jean Jaques Barloy dove, tra le altre cose, ho scoperto che Sir Arthur Conan Doyle, il papà di Sherlock Holmes, oltre a dedicarsi alla narrazione delle vicende del più incredibile detective della storia è stato appassionato di criptozoologia.

    Che cos’è la criptozoologia

    La criptozoologia è una scienza, da tanti ritenuta una pseudoscienza, che studia gli animali nascosti (kryptós dal greco significa proprio “nascosto”). Possono essere animali ancora sconosciuti agli scienziati o animali ritenuti estinti o ancora animali rinvenuti in aree molto distanti dal loro habitat naturale e quindi sconosciuti per gli indigeni che li avvistano per la prima volta.

    Lo sapete quanti sono gli animali non ancora conosciuti al mondo?

    Pensate che ogni anno si scoprono in media 18.000 nuove specie tra animali e vegetali e, da quel che dicono gli scienziati, le specie conosciute sono solo il 15% del totale e buona parte delle specie ancora da scoprire abitano in fondo all’oceano.

    Dai numeri non sembrerebbe una cosa poi così irreale riuscire ad avvistare una creatura marina sconosciuta anche se la letteratura ci dice che è molto più probabile lasciarsi prendere dall’emozione dell’avvistamento e incappare in qualche animale già noto, soprattutto per noi comuni mortali che non conosciamo le milioni di specie già catalogate.

    Ci è cascato anche Sir Arthur Conan Doyle che, durante una crociera sul Mare Egeo avvenuta nel 1907, vide una creatura che, a detta dello scrittore nel suo libro di memorie, somigliava ad un ittiosauro lungo circa 120 cm, con coda e collo sottili e quattro notevoli pinne laterali.

    Visto che ovviamente non poteva essere un ittiosauro, estinto nel Cretaceo superiore e, non avendo altri elementi per confutare l’avvistamento di Conan Doyle, gli studiosi hanno ritenuto plausibile pensare che l’animale avvistato potesse essere una foca monaca.

    Di avvistamenti “strani” ne capitano spesso anche ai giorni nostri, non è raro trovare qualche immagine sconvolgente sul web, spesso però si tratta di creature marine spiaggiate, la maggior parte delle volte già conosciute. Come è stato il caso del Pacific Football Fish ritrovato sulle spiagge della California che si è poi scoperto essere una particolare specie di rana pescatrice.

    Il museo internazionale di Criptozoologia di Portland

    Tutta questa introduzione serviva per chi non ha mai sentito parlare della criptozoologia e per per farvi capire come mai, quando ho visto l’insegna del museo passando per Portland nel Maine, abbiamo scelto di fermarci.

    Appena entrati abbiamo subito fatto la conoscenza del professor Loren Coleman.

    Se non ricordo male eravamo gli unici visitatori quel giorno. Il professor Coleman ci ha accompagnati nelle varie sale del museo, e simpaticamente ci ha mostrato subito la migliore attrazione del museo: il bagno! Con quella battuta ci ha subito conquistato, da allora ogni volta che vado in museo vengo sempre assalita dalla voglia di vedere subito l’attrazione migliore.

    A parte gli scherzi cosa potete trovare al museo?

    Al museo di criptozoologia si trovano oggetti unici come le sculture a grandezza naturale di alcuni tra i più ricercati animali misteriosi: il Bigfoot, la sirena ma anche uno pterodattilo. Ci sono anche il Cadborosaurus e un bronzo a grandezza naturale di un Tilacino (la tigre della Tasmania).  Solo qui si trova inoltre l’unico modello a grandezza naturale del primo esemplare di Celacanto trovato in America.

    Alcuni degli oggetti in mostra sono presentati come veri campioni di capelli dell’Abominevole Uomo delle Nevi, del Bigfoot, dello Yowie (una creatura leggendaria australiana) e dell’Orango Pendek (che vivrebbe nelle remote foreste montane dell’isola di Sumatra).

    Ci sarebbero poi la materia fecale di un piccolo Yeti raccolta durante una spedizione nel 1959, e un calco di impronte del Tilacino fatto nel 2001 durante un presunto incontro.

    Gli oggetti in mostra sono più di 10.000 e sono uno più particolare dell’altro.

    Insomma, è un museo da visitare, anche solo per togliersi una curiosità o per farsi fotografare con un Big Foot a grandezza naturale!

    museo di criptozoologia Bigfoot

    La storia del museo di criptozoolgia

    Tutto ha inizio nell’agosto del 2003 quando Loren Coleman decise di acquistare l’ultimo piano di una casa per ospitare la collezione di oggetti  a tema “criptozoologia” che aveva raccolto durante decenni di ricerche sul campo.

    La collezione era già vasta, nel museo si trovavano infatti centinaia di materiali rappresentativi, sculture, dipinti, calchi, campioni e modelli di studio.

    Nel marzo 2006 sono iniziate le prime collaborazioni ma la casa che ospitava il museo diventava via via sempre più stretta. Fu così che, nel 2009, il museo di spostò in una posizione più centrale, nel retro della neonata libreria di Michelle Souliere, The Green Hand, grazie anche ai contributi di decine di persone in tutto il mondo, nonché di una generosa donazione da parte di un rappresentante del British Columbia Scientific Cryptozoology Club.

    Il 1 novembre 2009 nacque così il Museo Internazionale di Criptozoologia. Il giorno dell’apertura arrivarono da tutto il Maine quasi 100 visitatori e oltre 200 il giorno dell’inaugurazione.

    Sebbene Coleman avesse un contratto di locazione di tre anni con Michelle Souliere, fu subito chiaro che 150 metri quadrati erano troppo pochi. Nel 2011 il museo si trasferì in una sede sei volte più grande, all’11 di Avon Street, che è proprio dove siamo andati noi nel 2013.

    Nel Luglio del 2016 il museo si trasferì nuovamente in quella che è la sede attuale, al 4 Thompson’s Point Road dove è stato costruito un edificio museale di due piani all’interno del vecchio edificio della ferrovia noto come “Brick Nord”.

    Ad Ottobre del 2020 il museo si è poi ancora espanso occupando gli spazi lasciati liberi dai ristoranti Big J’s e Locally Sauced che hanno dovuto chiudere a causa della pandemia di Covid.

    Oggi il museo di Portland è il primo, unico e più grande museo al mondo di criptozoologia.

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    2 commenti
    1. marina
      marina dice:
      29/10/2021 in 16:04

      No, vabbè, adoro! Come ho letto criptozoologia nel titolo mi sono fermata a leggere perché, anche se ho intuito di cosa si potesse parlare, non avevo mai sentito questo termine. Geniale, stuzzicante anche: perché se fosse vero che ancora qualcosa ci sfugge e non tutto ci viene reso noto?
      L’episodio di Conan Doyle mi ha colpito: è forse in seguito a questo che ha scritto “Il mondo perduto” dove parla di un luogo in Amazzonia ancora abitato dai dinosauri?

      Rispondi
      • Claudia
        Claudia dice:
        07/12/2021 in 17:12

        Conan Doyle è sempre stato attratto dalla cryptozoologia e il libro “Il mondo perduto” ne è un ulteriore prova.

        Rispondi

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    Io sono Claudia, sono io che organizzo i viaggi, che scelgo le mete (quasi sempre), che gestisco il blog e scrivo gli articoli che state leggendo.

    Gabri è colui che mi sopporta in viaggio come nella vita di tutti i giorni. A lui piace guidare per cui nei viaggi on the road è lui che guida e, ogni tanto, quando glielo lascio fare, è anche quello decide anche la meta.

    Insieme viaggiamo da più di 15 anni e dopo il nostro primo viaggio in Giappone abbiamo capito che, se siamo sopravvissuti in un paese in cui quasi nessuno parlava inglese e dove la maggior parte dei cartelli stradali erano in una lingua incomprensibile, potevamo viaggiare in qualsiasi posto avremmo voluto e così abbiamo fatto e continuiamo a fare.

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