Mumbai e le Grotte di Elephanta
La saga di Luigi e la moglie in India volge al termine ma non vi preoccupate Luigi scriverà ancora per noi e magari riusciamo a farci raccontare ancora qualcosa sull’India, chissà .. Voi continuate a seguirci. Oggi Luigi ci porta alla scoperta di Mumbai, la capitale del Maharashtra, e delle Grotte di Elephanta, una serie di grotte dalle pareti scolpite che si trovano sull’Isola Gharapuri (che significa letteralmente “la città delle grotte”) e che si raggiungono facilmente con un traghetto da Mumbai. Lasciamo la parola a Luigi.
Mumbai e la Banganga tank
Malabar Hill è il quartiere più esclusivo di Mumbai – dico a mia moglie – ci abitano politici, ricconi e divi di Bollywood – e cosa ci andiamo a fare? – a vedere una cisterna d’acqua e le torri del silenzio dei parsi – ah, mi sembrava strano…
La Banganga tank l’avevo vista da qualche parte in internet e mi affascinava l’idea di questa vasca sacra nel cuore della città .
Dov’è? – chiediamo al tassista quando si ferma davanti a una stretta scalinata – giù di lì – con ampi gesti, è ovvio.
In duecento metri di strada due Ganesh, uno piccolo e uno grande su un palco con un fondale da teatro serigrafato, un Ganesh arancio e viola in una cella con piastrelle bianche fiorate, un Ganesh psichedelico con musica adeguata in un cubicolo buio, anche a Mumbai è la festa di Ganesh Chaturthi!
E poi carrettini di frutta e verdura, donne sempre eleganti col sacchetto della spesa, bancarelle di fiori, più in basso si intravede l’acqua, ragazzi che vanno a scuola zaino in spalla, panni stesi ad asciugare, ed eccola la Banganga tank, una piscina più o meno rettangolare circondata da scalinate che scendono all’acqua, in un angolo quattro uomini fanno il bagno, in acqua decine di oche bianche, una zattera di bambù su camere d’aria di autocarri, sulla riva corvi neri mangiano un pesce gatto morto, tutto intorno case e tuguri di plastica nel solito groviglio indiano, altarini con Ganesh consumati dal tempo, per terra cobra di pietra in agguato, piccoli templi nascosti tra le case, torri per le fiaccole (dipa-stambha ), ficus rigogliosi come solo in India sanno esserlo, sembra un tranquillo villaggio indiano, sporco il giusto, ma basta sollevare lo sguardo e vedi i grattacieli.
Mumbai e la Hagji Ali Dargah
Le torri del silenzio? Ci ho provato ma sono nascoste in parchi inaccessibili – meno male – è stato il suo commento.
Allora c’è tempo per visitare la Hagji Ali Dargah – cos’è? – dovrebbe essere una moschea particolare.
In India i musulmani vanno in moschea e gli hindu al tempio, e mai si mischiano, ma c’è almeno un posto dove puoi trovare donne in sari e donne in niqab pregare insieme a braccia alzate e uomini con barba e taqiyah chinare la testa in preghiera di fianco a giovanotti imberbi e a capo scoperto, è la Hagji Ali Dargah a Mumbai.
Eccola, è quella costruzione bianca in fondo al molo – sì, ma che schifo! – questa volta ha ragione, nella insenatura riparata dal molo, proprio davanti alle bancarelle di fiori e scialli colorati, c’è una spiaggia di rifiuti puzzolenti tra cui rovistano decine di corvi neri – andiamo, e tu guarda i grattacieli là di fronte.
Hagji Ali era una specie di santo musulmano, un sufi credo, venerato ancora oggi da migliaia di fedeli di tutte le religioni che camminano come noi sotto il sole cocente per raggiungere la moschea e la sua tomba bianca isolata in mezzo al mare, lontana dal rumore e dal caos della città .
Oltre il portale una piccola piazza occupata da una vasca per le abluzioni, decine di persone all’ombra delle palme, una costruzione bassa con pareti traforate e tetto a cipolla sotto lo sguardo di un elegante minareto – la tomba deve essere quella, vanno tutti là , senza scarpe – io dalla parte degli uomini lei da quella delle donne, un addetto copre il monumento di marmo bianco con gli scialli colorati che le donne ansiose continuano a passargli, è per benedirli? Gli uomini si fermano davanti al catafalco un po’ straniti un po’ assorti, atmosfera mistica nonostante l’afa.
Le Grotte di Elephanta
Va bene, ci vengo domani a Elephanta ma se una scimmia si avvicina io grido!
Il battello per Elephanta parte di fianco al Gateway of India, famoso sì ma bello proprio no, zigzaga tra le navi all’ancora, evita un terminal petrolifero e attracca all’isola dopo un’ora, sul lungo molo niente scimmie.
Per le grotte c’è una scalinata ombreggiata dagli alberi – sentile, sono loro! – una coppia di macachi si insegue rumorosa sui teloni delle bancarelle che vendono tutte le cianfrusaglie che piacciono tanto ai turisti, al ritorno mi compro un Ganesh (fatto).
Le grotte sono un famoso sito UNESCO e la più famosa è la grotta numero 1 che a vederla non sembra niente di speciale, quattro tozze colonne a fare la guardia a una cavità scura, ma quando entri ti trovi in un salone dove tutto è grande, grandi le colonne che sostengono il soffitto, sostengono si fa per dire visto che tutto è scavato nel basalto, grandi le statue di divinità indiane addossate alle pareti, più grandi ancora quelle dei guardiani alle porte della cella sacra, belle nonostante le mutilazioni subite da visitatori e invasori nei secoli, ma la più bella è la statua di Shiva dai tre volti in fondo alla grotta, maestosa, serena, sicura proprio come un dio che guarda impassibile il mondo dall’alto, un capolavoro e un simbolo dell’arte indiana.
E dopo tanto sollievo per l’anima ricomincia la battaglia per la vita – di lì non passo, sono troppe – ma non vedi che si fanno i fatti loro? – e quella? – neanche a farlo apposta un macaco si attacca ai pantaloni di un ragazzo che cerca invano di resistere e gli strappa una confezione di patatine, comunque le altre grotte erano meno interessanti.Â
Dal battello al ritorno tutto lo skyline dei grattacieli di Mumbai sotto le nuvole nere del monsone.
Noi ringraziamo Luigi (e la moglie) per averci raccontato la loro ultima avventura in India e lo aspettiamo per nuovi racconti. Trovate tutti i racconti di Luigi sulla sua pagina personale.
Ricordiamo a tutti, ma soprattutto ai nuovi lettori, che se volete, potete scrivere anche voi un articolo su Travel With The Wind. Potete parlarci del vostro viaggio del cuore, del viaggio che vorreste fare o farci conoscere la vostra città o il vostro paese. Scriveteci!
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