Il Principato di Lucedio e lo Spartito del Diavolo
Il nostro amico Luigi Lazzaroni (che già avete apprezzato per i suoi racconti d’Islanda) ci porta alla scoperta del Principato di Lucedio. Non sapete nulla di questo Principato? Allora siete nel posto giusto!
Noi vi diciamo soltanto che si trova in Piemonte nel vercellese e vi lasciamo al racconto della giornata di Luigi che ha portato la moglie alla ricerca dello Spartito del Diavolo, delle Grange e, ovviamente, del Principato di Lucedio.
Scopriamo il Principato di Lucedio insieme a Luigi
Lo Spartito del Diavolo? Non lo conoscevo, giuro. Le mummie nelle catacombe sotto la chiesa? Se anche l’avessi saputo non l’avrei mai detto a mia moglie. Le grange? Mai sentite prima. E il cimitero della Darola?
Allora perché siamo andati al Principato di Lucedio? Perché volevo capire cosa fosse questo Principato – e poi possiamo comprare il riso – ho detto a mia moglie, ma non mi è sembrata molto entusiasta.
Uscita Vercelli Ovest, SP1 Strada delle Grange – cosa sono le grange? Boh! Sulla strada il solo traffico è quello di mietitrebbia grossi come TIR, siamo in piena raccolta e le risaie sono asciutte – peccato, quando sono allagate sono uno spettacolo, dovresti vederle dall’aereo in atterraggio a Malpensa, tutta la pianura a riquadri, ogni quadretto un pezzo di cielo – meglio così, commenta lei, meno zanzare – poesia e prosa. Sosta per fotografare lungo un canale tra le stoppie un airone grigio immobile come un guerriero medievale, un volo infastidito di aironi guardabuoi e due ibis sacri di profilo come nei geroglifici egiziani.
Le Grange
Svolta a sinistra sulla SP34 prima di arrivare ai due enormi camini della Centrale Enel. Una specie di fabbrica del primo Novecento tutta rimessa a nuovo – Lucedio? No, Tenuta Darola, più avanti dietro un muro sommerso dall’edera alberi arruffati e ruderi strani, un campanile in lontananza e poi un arco di mattoni con la scritta Principato di Lucedio, arrivati. In attesa della visita guidata delle 16:00 – non sono neanche le tre, che facciamo? – boh, un giro, andiamo a vedere il Bosco della Partecipanza, dovrebbe essere quello là dietro – io non ci entro in quel bosco, è scuro! – lo sospettavo, allora andiamo a berci un caffè.
Sulla strada per Trino, dopo un complesso rurale – rurale? Non vedi che c’è scritto Borgo Ramezzana Country House, è un posto di lusso, altro che rurale – vabbè, dopo questo posto di lusso c’è una chiesetta semiabbandonata e di fronte un altro cascinone dalla facciata bianca di calce e, meraviglia, sull’arco del portone la scritta “Grangia di Ramezzana” – hai capito? Le grange sono Casali e SPA di lusso
Chiesa della Madonna delle Vigne
Al ritorno, in cima al dosso, dopo un’altra grangia con chiesa – Montarolo, ma quante ce n’è? – stop a un cartello turistico “Chiesa della Madonna delle Vigne” – andiamo a vederla? – ma è un cimitero!? – no, dietro al cimitero, due minuti a piedi c’è scritto – un va bene titubante.
Il sentiero si inoltra nel bosco, la luce filtra tra le foglie come nei quadri impressionisti, quando il sentiero si apre in uno spiazzo invaso da erbe selvatiche e ricacci di robinia compare una specie di torre un po’ spettrale, è la chiesa, al primo piano finestre sfondate, in alto un occhio vuoto osserva furtivo, l’intonaco cade a pezzi, i mattoni scoperti si sbriciolano, il portico d’ingresso è invaso dai rovi, un albero allunga i suoi rami scheletrici verso il cielo, silenzio inquietante – entro a fare qualche foto – io manco morta, e fai in fretta che questo posto non mi piace.
L’interno è uno squallore, calcinacci, mattoni, muri anneriti dal fuoco, altare diroccato, edicole vuote, tubi di un ponteggio arrugginiti, scritte sbiadite sulle pareti, gli angioletti di gesso appollaiati in cima alle paraste guardano sconsolati questa desolazione, penombra ansiogena. Fuori e via in fretta.
L’abbazia di Lucedio
Lucedio, cancello aperto, sono le quattro, appena in tempo. Siamo una ventina ad ascoltare, debitamente mascherinati e distanziati, la signora che ci fa da guida, la meridiana sulla parete di un edificio del cortile segna le tre, le meridiane non conoscono l’ora legale. La guida sta spiegando l’origine del nome – Lucedio da Lucus Dei, la selva di un dio antico, il Bosco della Partecipanza che vedete là in fondo è l’ultimo residuo – selva antica, hai visto che abbiamo fatto bene a non entrare? – anche se qualcuno dice derivi da lucez, luogo paludoso, qui attorno prima dei monaci era tutta una palude, e qualcun altro dice che deriva da Lucifero – Lucifero? Come?
Lucedio era un’abbazia fondata nel XII secolo da monaci cistercensi, secolarizzata dal papa a fine Settecento, è poi passata di mano in mano fino al Marchese De Ferrari, Duca di Galliera, poi nominato Principe dai Savoia da cui il nome Principato di Lucedio – ecco perché si chiama così… – l’azienda agricola è ora di proprietà della Contessa Rosetta Clara Cavalli d’Olivola Salvadori di Wiesenhoff (pensare a Fantozzi è inevitabile ma absit iniuria verbis).
Quella, extra moenia, è la casa dei pellegrini perché da qui passa un ramo della Via Francigena, adesso ci abitano i dipendenti dell’azienda, la chiesa di mattoni all’ingresso è la Chiesa del Popolo – poi la vediamo? – no, in attesa di restauro, non visitabile, trasformata in deposito da Napoleone, anch’essa extra moenia – extra moenia? – fuori dalle mura dell’abbazia, i frati dovevano vivere indisturbati e avevano la loro chiesa, quella là in fondo col campanile ma adesso è della Provincia – insomma anche lei adesso è extra moenia.
La Sala dei Conversi e il Chiostro dell’abbazia
Visita alla Sala dei Conversi dalle volte pesanti e un po’ soffocante, il Chiostro con la meridiana che segna le ore dalle IV alle XIV, poi va in ombra e si va a vedere l’ora su quella nel cortile, c’è da qualche parte una colonia di pipistrelli – si possono vedere? – no – dalla cima del campanile sono scomparsi i piatti di maiolica che riflettevano il sole a mo’ di fari per i pellegrini persi nelle paludi, adesso tutti nell’Aula Capitolare – ma Lucifero?
Lucifero
Nell’Aula Capitolare c’è la colonna che piange, o che piangeva, visto che con gli ultimi restauri è stata bloccata l’umidità di risalita, comunque la colonna piangeva perché ad essa venivano incatenati i frati e i laici che peccavano, e ce n’erano – e Lucifero?
In particolare si narra che negli anni di fine Seicento un gruppo di frati abbia evocato Lucifero nel cimitero della Darola – finalmente, dov’è? – sulla strada per arrivare qui, adesso è abbandonato, sono seguiti anni di misfatti, blasfemie e unioni improprie con donne e suore di un convento in quel di Trino, finchè un gruppo di devoti monaci è riuscito a rinchiudere il Diavolo nella cripta della chiesa dei frati e a controllarlo ci sono delle mummie di santi abati in cerchio, ovviamente non c’è niente di vero – si può visitare? – no, è anche questa in attesa di restauro.
Dalla leggenda alle tentazioni
Comunque la leggenda è famosa, hanno fatto in passato dei servizi in TV, uno anche su Fox Channel (The Scariest Places on Earth).
Per la verità, sempre secondo la leggenda, c’è un modo per liberare Lucifero, bisogna suonare al contrario lo Spartito del Diavolo che, secondo alcuni, è quello dipinto nella chiesa diroccata della Madonna delle Vigne – nooo! non l’ho visto, me lo sono perso! – te l’avevo detto che faceva paura!
Là al piano di sopra c’era lo scriptorium ma non come quello de “Il nome della rosa”, non erano frati amanuensi, tenevano nota solo dei contratti, delle spese, degli avvenimenti dell’abbazia e qui di fianco c’era anche un grande mulino che lavorava i prodotti di tutte le grange – grange? – erano delle dépendance, cascinali dove vivevano i contadini che lavoravano le terre dell’abbazia – SPA di lusso eh…
Nell’immancabile shop Tentazioni di Riso – avete il Carnaroli? – l’abbiamo finito, questa mattina sono arrivati due bus di turisti e l’hanno fatto sparire tutto, ma l’Arborio è altrettanto buono. Neanche il riso ho potuto comprare…
Sulla strada del ritorno – guarda il boschetto con i ruderi di questa mattina, allora è questo il cimitero della Darola – non ci pensare nemmeno!
E finisce qui la giornata di Luigi al Principato di Lucedio, lo ringraziamo per averci portato alla scoperta di questa chicca piemontese che non conoscevamo nemmeno noi.
SCOPRITEVi ricordiamo che, se anche voi volete cimentarvi nella scrittura di un articolo potete scrivere un articolo per noi per far conoscere a tutti i nostri amici il vostro paese o la vostra città, contattateci!
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Servizio molto interessante.. Non ero a conoscenza del luogo, merita una visita. Complimenti all’autore dell’articolo Luigi.
Fantastico l’entusiasmo della signora, mi ricorda qualcuno che viene con me nelle mie passeggiate. Un luogo molto particolare, comprendo la perplessità; però questi posti misteriosi a me hanno sempre affascinato. Peccato solo che non siano valorizzati e curati come dovrebbero
Non conoscevo questo posto! Ma ora che me ne parli devo assolutamente portare mio figlio! Sarebbe sicuramente entusiasmante prr lui!