Il Carnevale di Ivrea
Solo per questa volta, invece del tradizionale articolo sul Trentino Alto Adige, questo primo giovedì del mese, primo giovedì dell’anno nonché giorno dell’Epifania vi portiamo in Piemonte e per la precisone a Ivrea, in provincia di Torino, dove Gianni ci parla del Carnevale di Ivrea.
Perché proprio oggi vi starete chiedendo. Perché il 6 Gennaio è il giorno in cui inizia lo storico Carnevale di Ivrea. Non quest’anno purtroppo, visto che per via del Covid è stato annullato, ma noi ci tenevamo comunque a rendere omaggio a questo particolare evento che lega a se tutti gli eporediesi nella storia e nella tradizione della città.
Uno strano primo giorno di lavoro
All’età di settant’anni vengo chiamato dall’Amministratore Delegato, della società nella quale lavoravo prima di andare in pensione, a riorganizzare il Sistema Informativo di un’azienda che commercializzava prodotti informatici e forniva assistenza tecnica a società del nord Italia.
Il lunedì, di buon mattino, mi presento negli uffici presso i quali mi aspetto ci sia qualcuno ad attendermi e ad accompagnarmi nei vari reparti dell’azienda, presentarmi i responsabili dei vari uffici dai quali avrei dovuto capire le difficoltà che incontravano nello svolgere il loro lavoro con la qualità e tempestività che i loro Clienti si attendevano di ottenere da una azienda di elevato livello professionale.
Niente di tutto questo; persone che salivano e scendevano le scale di corsa, altri che si sbracciavano, altri ancora che gridavano, alcuni preoccupati perché “i cavalli sono troppo irrequieti e non si lasciano frenare”, l’Amministratore Delegato, più agitato degli altri, che “rinuncio io a salire sul carro, voi state tranquilli che ai cavalli ci penso io”.
Finalmente qualcuno mi vede, nota il mio disorientamento, si avvicina e mi chiede: “Chi sei? Chi vuoi?”. Rispondo: “Veramente, sono stato convocato dal vostro Amministratore Delegato”. “Scusa Gianni, ma oggi dobbiamo uscire con il carro … è carnevale”. “Carnevale?” domando. “Ma come, cinquant’anni che sei a Ivrea e non hai mai visto il carnevale? Tu, dagli una tuta e un paio di stivali e tu vieni con noi” ordina.
La prima volta al Carnevale di Ivrea
Era la prima volta che vedevo il Carnevale di Ivrea (Carnevale con la C maiuscola).
Attraversato il ponte vecchio mi guardavo attorno stralunato, pensavo di essere stato trasportato in un altro pianeta: teli e reti che scendevano dai tetti dei palazzi fino a terra, bandiere e striscioni appesi a tutti i balconi e a tutti i fili e pali e piante lungo le vie, diversi tra loro in ogni Borgo: I Tuchini, la Morte, l’Asso di Picche, gli Scacchi, i Credendari, i Diavoli, i Mercenari, la Pantera Nera e gli Scorpioni d’Arduino.
Sedute nelle panchine lungo la Dora, vecchiette di ottanta e novant’anni con un rametto di mimosa in mano che aspettavano il passaggio della Mugnaia, bambini in carrozzina con la mamma, scolaresche con i loro maestri: tutti, proprio tutti con il berretto frigio sul capo e nessuna maschera sul viso, solo sorrisi.
I costumi sfavillanti dei personaggi: Violetta (la Mugnaia), il Generale, gli Abbà, Pifferi e Tamburi, Gran Cancelliere e Sostituto Gran Cancelliere, il Podestà e i Credendari, Alfieri e lo Stato Maggiore.
I Cavalli … pettinati come dame, non un crine fuori posto, un portamento non certo da animali ma di chi è cosciente di partecipare a qualcosa di grande, si guardano attorno per vedere se sono osservati, il passo composto e incuranti delle squadre di Arancieri a piedi che gridano, applaudono, si sbracciano, ma attenti ai bambini e alle vecchiette.
E quando entrano in scena i Carri degli Arancieri, che spettacolo! Sia i tiri a due che quelli a 4, i Cavalli sono delle fotocopie uno dell’altro, e che finimenti!
Ero uscito alla mezza assieme ai miei nuovi colleghi ed alle 6 di sera mi trovo, ancora in giro per Ivrea, gli stivali imbrattati e la tuta ridotta ancor peggio; mi guardo attorno e non mi rendo conto che il Carnevale di Ivrea non è quello vissuto da Stefania Sandrelli e da Marzio Honorato nel film “Una donna allo specchio” di Paolo Quarenga ma è qualcosa di totalmente diverso; diverso non so ancora dove e come, ma diverso.
Il carnevale continua…
Martedì la cerimonia del giorno precedente si ripete.
Assisto a diverse battaglie di Arancieri a terra contro quelli sui Carri, i primi a viso scoperto ma con almeno un occhio nero, gli zigomi gonfi, sangue dalla bocca che tirano e tirano arance a quegli altri con il casco e la maschera sul viso, alla fine della battaglia, si tolgono la maschera, e vedo che non sono meno gonfi di quelli a piedi, e si chinano a stringere le mani e ad applaudire e mandarsi baci con quelli a terra.
Mi sposto al Borghetto dove ho visto radunarsi i ragazzi delle elementari con i loro maestri.
Arrivano i Carri che hanno attraversato il Ponte Vecchio (e si erano fermati al centro del ponte ed ingaggiato una delle più dure battaglie con i Tichini) e si fermano nella piazza dove sono riuniti i bambini. Qui si scatena una lotta impari. E sì, perché gli Arancieri sui carri, dopo essersi tolta la maschera passano le arance ai ragazzini che gliele tirano in faccia senza pietà e con una forza ed accanimento più da piccoli delinquenti che da piccoli Aranceri e per di più incitati dai loro maestri.
La sera, in Piazza di Città, davanti al Comune si ritrovano tutti, si brucia lo Scarlo, vengono premiati i vincitori: Aranceri a piedi, Carri, Cavalli; poi il Funerale al Carnevale: i Pifferi suonano la marcia funebre e un Tamburo stonato scandisce il passo, i Soldati trascinano le spade sui cubetti di porfido …
Sì, il Carnevale di Ivrea è un’altra cosa. Devo approfondire.
Mercoledì delle ceneri mentre in piazza si mangiava polenta e merluzzo, l’Amministratore Delegato dell’azienda, per la quale ormai da tre giorni avrei dovuto lavorare, mi presenta il Presidente dell’organizzazione del Carnevale di Ivrea e mi chiede di fare l’analisi per un programma di raccolta delle votazioni e della stesura della classifica degli Aranceri, dei Carri e dei Cavalli per la proclamazione in tempo reale dei vincitori. Il modo migliore per approfondire.
Il Carnevale di Ivrea è una cosa seria!
Non ci vuole molto a scoprire che il Carnevale di Ivrea è una cosa seria, lo dimostra anche il fatto che l’Ing. Adriano Olivetti, quando incontrava il Generale del Carnevale per Ivrea, lo salutava togliendosi il cappello e che, domenica di Carnevale 28 febbraio 1960, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, con un accordo unanime di tutte le autorità civili, religiose, del Carnevale e rappresentanti della popolazione di Ivrea, fu deciso che il Carnevale era finito la sera prima, nel momento in cui era arrivata la notizia che l’ingegner Adriano Olivetti era morto.
Volete conoscere la storia di Adriano Olivetti ?
Vi consigliamo di prendere parte al Tour dedicato ad Adriano Olivetti che, tra le vie di Ivrea, vi trasporterà attraverso un sogno, il sogno di Adriano Olivetti, nell’epoca d’oro della città di Ivrea, quando sono nate le prime macchine da scrivere italiane e poi i primi computer e l’azienda Olivetti si trasformava in un’azienda modello nella quale i dipendenti erano felici e in cui “tutti” volevano andare a lavorare. Noi abbiamo partecipato al tour qualche mese fa e ve lo consigliamo, ne abbiamo parlato in questo articolo. E’ un tour che vi farà sognare!
Tutte le date del Carnevale di Ivrea
Istituito nel 1873, il Carnevale eporediese è l’unico al mondo a raccontare una storia in cui i protagonisti non sono delle maschere ma personaggi di antichi e importanti avvenimenti.
La vicenda da cui prende ispirazione la manifestazione, narra di un barone tiranno che durante il Medioevo esasperò la città di Ivrea con violenze e soprusi. La figlia del mugnaio, Violetta, non volle però piegarsi ai suoi voleri, innescando così una vera e propria rivolta popolare.
Il Carnevale di Ivrea inizia al 6 gennaio, giorno di Epifania, con l’uscita dei Pifferi e Tamburi, la presentazione del Generale, del Podestà (che per essere una persona imparziale non deve essere di Ivrea) e dei Credendari.
Nella terzultima domenica di Carnevale si svolge la vestizione del Generale seguito dal Battesimo degli Ufficiali e l’alzata degli Abbà (dieci bambini adornati da ricchi abiti rinascimentali che rappresentano i priori delle cinque parrocchie di Ivrea vengono letteralmente alzati dagli Ufficiali sul balcone della piazza).
La penultima domenica di Carnevale inizia al mattino presto con le fagiolate: in tutti i rioni e parrocchie vengono distribuiti i fagioli grassi alla popolazione, soprattutto ai bisognosi. A seguire l’uscita dei Carri e dei Cavallanti che dovranno superare l’esame di tre giudici situati in punti diversi della città. I giudici non si conoscono tra loro e qualcuno arriva dall’estero.
Da giovedì a sabato grasso il Sindaco consegna la fascia tricolore al Generale che emette la sua prima Ordinanza per la città con la quale ordina a tutti i cittadini di portare il tradizionale rosso berretto frigio, Generale e Abbà si recano dal Vescovo visita della quale si trova testimonianza fin dal 1600 e nella quale il Vescovo omaggia di doni gli Abbà.
Finalmente, il sabato sera, dal balcone del Comune in Piazza di Città, esce la Mugnaia, l’eroina che tutti aspettano.
Domenica di Carnevale il Podestà presta il giuramento di fedeltà agli statuti cittadini e armato di piccone scalza una pietra dal Castellazzo che verrà gettata in Dora a simboleggiare che più nessun tiranno avrà il potere sulla città come ha fatto il Marchese di Monferrato.
E poi è battaglia!
La battaglia delle arance
Dietro alla Battaglia delle Arance c’è da tanti anni un dibattito che accende il cuore di appassionati, fanatici e attivisti di ogni genere. La polemica è sempre la stessa: la quantità di arance utilizzata per la manifestazione è uno spreco oppure no?
Giudicate voi dopo aver saputo che le arance arrivano dalla Sicilia e dalla Calabria ed erano destinate al macero: vengono inviate da aziende agricole che collaborano appositamente con la manifestazione e vengono pagate. Non solo: dal 2015 le arance di Ivrea devono essere tracciabili e provenienti da ditte in regola.
Ogni sera le arance vengono raccolte da ruspe e caricate nei camion che le trasportano nei campi attorno ad Ivrea per concimarli.
Il Carnevale di Ivrea è una straordinaria lezione di educazione civica. Ogni cittadino partecipa rispettando regole non scritte, ma osservate con serietà e convinzione, che garantiscono l’incolumità dei cittadini e dei turisti.
Durante la Battaglia il popolo, rappresentato dagli Aranceri a piedi senza protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, raffigurate da tiratori su carri che indossano protezioni e maschere ispirate alle antiche armature. Queste regole diventano severe e ferree per le squadre a piedi e per i carri.
Giudici di strada e di piazza infliggono penalità che vanno fino al ritiro della squadra o del carro e anche la squalifica per l’anno successivo, mentre viene valutato con una votazione il loro fair play.
Facendo l’analisi per lo sviluppo del programma ho dovuto scontrarmi con questa mancanza di regole scritte, ogni settimana ne usciva una nuova che stravolgeva l’impianto di un diagramma a blocchi che è la regola base per un programmatore ed ho capito che qui era necessario un Sistema informativo fatto di tabelle, parametri, elaborazioni e programmi.
Alla fine anch’io ho imparato ad amare questo evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa civica popolare dal forte valore simbolico, durante la quale la comunità di Ivrea celebra la propria capacità di autodeterminazione ricordando un episodio di affrancamento dalla tirannide di medievale memoria.
I numeri del Carnevale di Ivrea
Alla Battaglia delle Arance oggi prendono parte oltre 4.000 tiratori a piedi suddivisi in 9 squadre e oltre 50 carri trainati da cavalli, per un totale di circa 5.000 persone coinvolte.
Vengono utilizzate 600 tonnellate di arance lanciandole e distruggendole a terra, poi raccolte e interrate come humus.
Per il corteo storico sfilano più di 200 figuranti e i visitatori che assistono alla manifestazione sono mediamente 150.000.
Per le Fagiolate servono 7.100 kg di fagioli cotti per 6 ore all’interno di pentoloni di rame con 2.300 kg di cotenne (il famoso preive), cotechini, zamponi, ossa di maiale, lardo e cipolle.
Il mercoledì delle Ceneri gli eporediesi si radunano in piazza Lamarmora al Borghetto per mangiare polenta e merluzzo. Vengono cucinati 1.200 kg di polenta, 900 kg di merluzzo e 1.100 kg di cipolle.
Il Carnevale di Ivrea è un’altra cosa, è proprio diverso.
Purtroppo anche quest’anno gli eporediesi devono rinunciare a festeggiare il loro Carnevale ma ci auguriamo che sia l’ultima volta e che si possa tornare nel 2023 a vivere tutti insieme la festa tanto amata dalla città di Ivrea.
Alle porte del 6 gennaio 2024, da eporediese doc scende qualche lacrima nel leggere questa bellissima dedica.
Credo che in ogni cittadino di Ivrea e dintorni, in queste ore prima dell’inizio ci sia già una sorta di calore a contrastare il freddo delle prime giornate di gennaio. Un emozione che cresce dentro i nostri corpi e trova sfogo in quei 4 giorni pazzeschi, in cui non saprei dire se per i fiumi di alcool che scorrono per le strade o per l’emozione che provoca la nostra festa ci si sente tutti inebriati.
Il mio è un parere di parte ma credo che tutti un giorno dovrebbero passare da Ivrea nei giorni della battaglia.
Grazie per far sapere questo al resto del mondo.
Grazie Francesca per il tuo contributo. Abbiamo voluto parlare del Carnevale di Ivrea nel nostro blog proprio per farlo conoscere a tutti coloro che non sono ancora stati a Ivrea. Buon carnevale e te e a tutti gli eporediesi che ci seguono!
Hai fatto bene a specificare che le arance utilizzate per la celebre battaglia sono destinate al macero, perché effettivamente questo è un aspetto poco affrontato da chi vuole alimentare il dibattito. La manifestazione nel suo complesso sembra davvero molto interessante
Avevo sentito parlare del Carnevale di Ivrea, ma onestamente non avevo mai approfondito… grazie per questo articolo così dettagliato, sicuramente lo userò quando organizzerò un weekend ad Ivrea!
Ho sempre sognato di partecipare almeno una volta al Carnevale di Ivrea e soprattutto alla famosissima battaglia delle arance, sono ancora in tempo, spero di riuscire ad organizzarmi quest’anno!
Sig&Sob! Sono anni che mi dico che parteciperò al carnevale di Ivrea ma poi, per un motivo o per l’altro, non riesco mai a farlo e me dispiaccio sempre.
Comunque il racconto, dal punto di vista del povero programmatore che si ritrova in mezzo al caos assoluto, è davvero coinvolgente e l’accenno a Olivetti che si scappella davanti al Generale del Carnevale ha quel sapore di altri tempi che fa quasi scendere una lacrimuccia.