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    • Hampi: 2 giorni intensi tra templi, rovine e scimmie nel Karnataka indiano
      24-06-2021
    Sei qui: Destinazioni > Asia > India > Hampi: 2 giorni intensi tra templi, rovine e scimmie nel Karnataka indiano

    Hampi: 2 giorni nel Karnataka indiano

    Ultimo aggiornamento il 13/08/2021

    In questo articolo Luigi, accompagnato nell’avventura indiana dalla moglie, ci porta alla scoperta dello sperduto villaggio indiano di Hampi tra templi, rovine, scimmie ed elefanti. Seguite insieme a noi le loro avventure in terra indiana, questo è il terzo capitolo della saga!

    Contenuto dell'articolo nascondi
    Il villaggio indiano di Hampi
    Visita al villaggio di Hampi: giorno 1
    Hemakuta Hill
    Virupaksha Temple
    Lotus Mahal
    Elephant’s Stables
    Hazara Rama
    Stepped tank
    Queen’s Bath
    Visita al villaggio di Hampi: giorno 2
    Rhagunatha Temple
    Tungabhadra River
    Vitthala Temple

    Il villaggio indiano di Hampi

    Hampi è il villaggio sperduto nel cuore del Karnataka che ha dato il nome al sito UNESCO di Vijayanagara, la capitale del più potente regno indiano tra il XIV e il XVII secolo, distrutta da una lega di sultanati musulmani nel 1565 d.C. 

    Che il sito fosse grande l’avevo letto, ma non così grande! Ci siamo stati due giorni, un tour de force.

    Visita al villaggio di Hampi: giorno 1

    Da dove partiamo? Dalle scimmie. Ad Hampi ci sono due specie di scimmie, i macachi, quelle cattive secondo mia moglie,  che potete trovare nei templi ancora in uso dove è più facile scroccare qualcosa da mangiare, e gli entelli, le scimmie di Hanuman, quelle meno cattive, forse, sempre secondo mia moglie, che occupano qualche tempio restaurato e gli alberi che crescono tra le tante rovine di Hampi.

    Un’altra caratteristica che permette di distinguere i templi in uso da quelli che sono solo monumenti storici è il colore: quelli vivi e ancora in uso hanno muri macchiati e scrostati, bassorilievi anneriti dalle tanti mani che li hanno accarezzati, panni stesi ad asciugare, statue di Ganesh unte di ghee, statue di Nandi con ghirlande fiorite, colonne scolorite, un elefante vivo (non in tutti), poster variopinti delle divinità appesi alle pareti, donne in sari multicolore sedute a chiacchierare, uomini sdraiati a sonnecchiare, bambini sorridenti e macachi dispettosi, appunto.

    I templi non più in uso invece li potete riconoscere dal colore uniforme del granito usato per il restauro, dagli entelli che si riparano dal sole (non in tutti), dai bassorilievi troppo puliti e perfetti e dal cappello bianco di mia moglie, spesso unica presenza umana. 

    Hemakuta Hill

    E’ un enorme monolite di granito che si sfoglia come una cipolla, queste rocce sono tra le più antiche della terra, ci dice la nostra guida, un tranquillo cinquantenne che ha subito capito la mia voglia di indipendenza e così mentre lui continua a parlare con mia moglie io in giro a fotografare bassorilievi di Hanuman sparsi qua e là, linga erosi dal tempo, pozze d’acqua inspiegabili sulla roccia viva, edicole di pietra, colonne solitarie, enormi massi in bilico sul costone digradante verso un grande tempio a cui sono diretti guida e moglie, ehi, aspettatemi!

    Virupaksha Temple

    Sulla torre d’ingresso (gopura) scene erotiche di qualità imbarazzante, nel cortile una fila di bambini e ragazzi in attesa del pasto offerto da una comitiva di pellegrini, così ci ha detto la guida, un padiglione con colonne una volta rosse, un altro cortile, il tempio vero e proprio, c’è anche un elefante (vivo) e poi colonne con leoni rampanti (yalis) e indomiti cavalieri, sul soffitto dipinti scoloriti.

    Persi a fare foto ci ritroviamo davanti a un bramino accigliato che raccoglie le offerte di fronte alla cella di Sri Bhuvaneshwari Devi (stranamente scritto in caratteri latini) di cui si vede solo la faccia nera, il resto sono vestiti  sgargianti e collane di fiori.

    Se siete arrivati fin qui, allora dovete uscire dal gopura nord e riposarvi assieme agli altri pellegrini all’ombra dei piccoli templi antichi e ammirare le evoluzioni delle rondini sopra la vasca sacra dove svassi neri si immergono nell’acqua verde e il silenzio è rotto solo dal fruscio del vento. 

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    Hampi Tempio Virupaksha
    Hampi Tempio Virupaksha
    Hampi Tempio Virupaksha
    Hampi Tempio Virupaksha
    Hampi Tempio Virupaksha
    Hampi Tempio Virupaksha
    Hampi Tempio Virupaksha

    Lotus Mahal

    Che cos’è? Non si sa di preciso, risponde la nostra informatissima guida, e se lo dice lui deve essere vero, forse era una specie di sala chiacchiere riservata alle donne della famiglia reale, di sicuro è una costruzione molto fotogenica col suo stile misto indo musulmano e di sicuro siamo molto fortunati noi a vedere due manguste guardarci curiose da una tana nel muro di cinta.

    Hampi Tempio Lotus Mahal

    Elephant’s Stables

    Oltre il muro un prato grande come un campo da calcio, su un lato una lunga costruzione coronata da una fila di cupole e porte larghe come hangar di aeroporto, che cos’è? domanda retorica, so perfettamente che cosa sono, sono le famose stalle degli elefanti fotografate come e più del Lotus Mahal ma vederle dal vero è tutta un’altra cosa, ma quanto mangiavano gli elefanti? e chi li puliva? forse è ora di fare una sosta…

    Hampi stalle degli elefanti

    Hazara Rama

    Volete vedere uno splendido esempio di tempio restaurato? L’Hazara Rama, il tempio privato dei re, è quello che fa per voi. Noi l’abbiamo visto nel primo pomeriggio, quando anche le pecore che brucano tra le rovine si ammassano all’ombra dei rari alberi, ma la luce vigorosa si addice ai nitidi bassorilievi del muro esterno che ritraggono una parata regale, in basso gli elefanti, poi la fila dei cavalli, più sopra i guerrieri e in alto le immancabili danzatrici che fanno fatica a ingentilire il ruvido granito.

    Il tempio e le altre costruzioni all’interno sono tutto colonne dai bordi netti e bassorilievi con scene del Ramayana che sembrano scolpite ieri, bello, molto bello, tutto fin troppo preciso e pulito, proprio come un museo, meno male che se ti allontani un po’ per fare una foto d’insieme ti accorgi che le torri sopra le celle delle divinità sono ancora da restaurare, i mattoni scoperti sono di un bel rosso cupo, l’erba spunta tra le crepe, le statue di gesso mancano chi della testa chi delle braccia, mai contenti questi turisti… Se non fosse che puzzano, mia moglie si infilerebbe tra le pecore per un po’ d’ombra. 

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    Hampi Tempio Hazara Rama
    Hampi Tempio Hazara Rama
    Hampi Tempio Hazara Rama

    Stepped tank

    So di essere ripetitivo ma non mi viene in mente niente di meglio di un disegno di Escher per descrivere questo pozzo scuro, un graticcio di pietra nera a tessere triangolari, un intreccio di linee ipnotiche che ti attirano giù verso il fondo, forse è lì che vuole andare il bambino della famigliola francese, gli unici turisti europei incontrati finora, ma lo fermano in tempo. E l’acqua? Veniva da questo canale, prima o poi lo sistemeranno, come da noi, lavori sempre in corso.

    Hampi Stepped Tank

    Queen’s Bath

    Da lontano sembra il muro di una prigione, una porta con inferriata, finestrelle ogivali, il camminamento di ronda, ma dentro è un’altra cosa: una piscina quadrata (vuota, prima o poi la sistemeranno ci ripete il nostro accompagnatore), un corridoio che corre tutto intorno, logge romantiche che sporgono sull’acqua dove la regina e le sue ancelle si … guarda un gufo là sopra la finestra! mi fa lei tutta eccitata, e in un attimo scompaiono la bellissima regina, i profumi delle ancelle, i ventagli degli eunuchi e rimane un gufo sul muro sfregiato dai nomi dei soliti vandali.

    E’ ora di salutare la nostra guida, è difficile fare la guida, devi capire il livello di conoscenza e di interesse dei tuoi clienti, la nostra deve aver deciso fin dall’inizio che il nostro livello era quello dei fumetti per bambini, è per questo che ci ha mostrato in un tempio non ricordo quale la vignetta dove Krishna bambino ruba il burro e quella dove per punizione viene legato con una corda a un albero, sempre meglio di quella del ballerino che fa un passo di danza stile Michael Jackson nell’Hazara Rama. Stasera mi preparo e studio in internet.

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    Hampi Queen's Bath
    Hampi Queen's Bath
    Hampi Queen's Bath

    Visita al villaggio di Hampi: giorno 2

    Ieri tour con guida, oggi programma in libertà, vedrai che bello, l’ho preparato ieri sera in internet, sguardo rassegnato di mia moglie.

    Rhagunatha Temple

    Prima meta il Rhagunatha, un tempio ancora in uso sulla Malayavanta hill, dedicato a Rama e a Lakshmana che si sarebbero riparati qui durante la stagione delle piogge mentre andavano alla ricerca di Sita a Sri Lanka, noi, comuni mortali, per entrare abbiamo dovuto aspettare i comodi di un paio di mucche che occupavano l’ingresso del gopura est, meno male che non piove.

    All’interno del cortile il tempio è costruito attorno a una roccia che sbuca dal tetto ed è coronata da una piccola torre, stampe popolari di Hanuman appese alle colonne, un bramino seduto davanti a un microfono a cantare inni da un librone, non c’è l’elefante ma ci sono un paio di macachi attorno a una donna intenta a lavare le pentole in un angolo del cortile, sul muro di cinta nuotano bassorilievi di pesci, serpenti e tartarughe ma ci sono anche un pavone e due elefanti, per me qualcuno li ha messi a caso nel ricostruire il muro. 

    Se, dopo aver ammirato il gopura sud carico di centinaia di statue dell’infinito mondo religioso indù, uscite dalla piccola porta sul retro, e vi consiglio di farlo, potete salire al tempietto bianco di Shiva costruito sotto un masso proprio in cima a una collinetta.

    Se c’è il bramino in dothi arancio e canottiera bianca vi inviterà a entrare e vi metterà la tilaka in fronte recitando non so quali preghiere e aspettando un’offerta, di fianco potrete fotografare, scolpiti su due lunghe bancate rocciose, una fila di piccoli Nandi, il toro veicolo di Shiva, e una di linga, il simbolo di Shiva, ma poi vi accorgerete che è attorno il vero spettacolo: enormi macigni squamati dal tempo in attesa millenaria di precipitare nel vuoto, massi sovrapposti in equilibrio precario  da un artista di stone balancing, cumuli caotici di rocce rosse tra il verde delle coltivazioni, un panorama preistorico che gli incongrui tempietti bianchi in cima ai massi più grandi non riescono a disturbare.  

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    Hampi Tempio di Ragunatha
    Hampi Tempio di Ragunatha
    Hampi Malyavanta Hill
    Hampi Malyavanta Hill

    Tungabhadra River

    E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta! Prima due entelli su un masso di fianco al sentiero, non ci vengo! poi l’incontro con una mandria di centinaia di mucche magre come ci si aspetta in India guidate da tre mandriani che ci guardano tra il sorpreso e il divertito, aspettiamo!

    Per ultimo un passaggio sotto grandi rocce controllato da una inquietante statua di non so quale divinità dipinta a macchie rosse, vai avanti tu! e finalmente il Tungabhadra, il fiume sacro, la vita e la ricchezza di Vijayanagara.

    Sui bordi enormi massi neri arrotondati dal tempo e lisciati dall’acqua, nelle anse senza corrente un tappeto verde di giacinti d’acqua, sulla riva cestoni capovolti dal fondo catramato, sono le imbarcazioni tipiche, ci andiamo? manco morta! un bramino dal dothi giallo sta facendo un bagno purificatore, più avanti un grosso baniano copre un tempio bianco di calce, ai suoi piedi lastre di pietra con cobra avvinghiati come lo stemma dell’ordine dei medici, sono le pietre serpente venerate dalle donne che desiderano avere un figlio, caldo afoso, seduti ad ascoltare il silenzio dell’acqua, il fruscio delle foglie, i misteri dell’India.

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    Tungabhadra
    Tungabhadra
    Tungabhadra
    Tungabhadra

    Vitthala Temple

    Dopo un latte di cocco siamo pronti per l’ultimo tempio della giornata, il Vitthala, il gioiello di Hampi. Il gopura d’ingresso è per metà di granito e per metà di mattoni e stucco, e la differenza si vede bene, grigio sotto, rosso sopra, il tempo al granito non fa una piega mentre sopra le statue di stucco cadono a pezzi e i mattoni si sbriciolano.

    Il cortile interno è pavimentato con lastroni di pietra che rimandano implacabili il calore, ma il carro sacro scolpito in un unico blocco di granito è troppo famoso per lasciarcelo scappare anche se in pieno sole, le ruote una volta libere di girare, meraviglia della scultura, sono oggi cementate, troppi i turisti che volevano fare i forzuti.

    L’altra meraviglia sono le colonne del tempio principale a loro volta composte da tante colonnine che suonano come uno xilofono ma non si possono più tamburellare con le dita, sempre per via del livello culturale dei turisti, le basi e i capitelli sono poi una esagerazione di scultura quasi barocca, altro che le colonne ioniche.

    Non si può entrare nel padiglione principale, stanno restaurando, per terra grovigli di fili elettrici e faretti, di sera sarà anche bello ma di giorno le foto vengono uno schifo. 

    Stanca? Praticamente sciolta.

    Hampi è bella, Hampi è grande, se non siete a livello dei fumetti per bambini due giorni non bastano.

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    Hampi Tempio di Vitthala
    Hampi Tempio di Vitthala
    Hampi Tempio di Vitthala
    Hampi Tempio di Vitthala

    Noi siamo curiosi di sapere come continua il viaggio in India di Luigi e voi? Tornate a trovarci per nuove avventure!

    SCOPRITE gli altri capitoli della saga indiana di Luigi e tutti gli altri articoli che ha scritto per noi

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    Io sono Claudia, sono io che organizzo i viaggi, che scelgo le mete (quasi sempre), che gestisco il blog e scrivo gli articoli che state leggendo.

    Gabri è colui che mi sopporta in viaggio come nella vita di tutti i giorni. A lui piace guidare per cui nei viaggi on the road è lui che guida e, ogni tanto, quando glielo lascio fare, è anche quello decide anche la meta.

    Insieme viaggiamo da più di 15 anni e dopo il nostro primo viaggio in Giappone abbiamo capito che, se siamo sopravvissuti in un paese in cui quasi nessuno parlava inglese e dove la maggior parte dei cartelli stradali erano in una lingua incomprensibile, potevamo viaggiare in qualsiasi posto avremmo voluto e così abbiamo fatto e continuiamo a fare.

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