Florida: itinerario di 2 settimane tra Miami, NASA, Everglades e Keys
Mentre riordino le foto del 2021, mi sono resa conto di non aver mai raccontato per bene uno dei viaggi più travagliati e insieme più belli che abbiamo mai fatto: la nostra avventura in Florida di fine novembre 2021.
Questo viaggio era nato nel 2020: tutto pronto, biglietti fatti, itinerario definito. Ma poi, all’improvviso, il fallimento di AirItaly e, subito dopo, la pandemia. Abbiamo visto il nostro sogno sfumare, rimandato a data da destinarsi. Ne avevamo parlato anche in questo articolo sul nostro viaggio sospeso in Florida, scritto nei giorni in cui ancora non si sapeva quando si sarebbe potuto ripartire.
Quando finalmente, a novembre 2021, gli Stati Uniti riaprono le frontiere ai viaggiatori europei, non ci pensiamo due volte. Prenotiamo un nuovo volo!
Ma la sorte, evidentemente, proprio non ci voleva far partire. Come se due anni di attesa non fossero stati abbastanza, il giorno prima della partenza mi sveglio con 40 di febbre. Quaranta gradi! Il panico è totale: dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutti i rinvii, ora questo? Corriamo subito a fare il tampone – per fortuna risulta negativo, non è Covid – ma la febbre resta alta e io sono completamente a terra.
Ci troviamo davanti a un dilemma atroce: partire o non partire? I termoscanner negli aeroporti sono spietati, installati ovunque per i controlli anti-Covid. Se arrivo in aeroporto con la febbre, è la fine. Non solo non partiamo, ma rischiamo di non riuscire nemmeno ad entrare negli Stati Uniti. Due anni di attesa per niente.
È stata la farmacista a salvarci. “Senti,” mi dice, “se proprio devi partire, ecco cosa puoi fare per abbassare la febbre nelle ore cruciali.” Mi spiega dosaggi e tempi degli antipiretici e come gestire la situazione per passare indenne i controlli. È un rischio calcolato, ma a questo punto non abbiamo scelta.
Il giorno della partenza è un susseguirsi di misurazioni, pastiglie e preghiere. Ai controlli abbiamo il cuore in gola, ma i termoscanner danno il via libera. Ce l’abbiamo fatta. Siamo sull’aereo, finalmente diretti verso la Florida.
Il viaggio verso la Florida non è finito lì. Una volta atterrati a New York per lo scalo, c’erano altri controlli da superare, altri termoscanner da affrontare. Io con la tosse oltre alla febbre… Il rischio di essere respinti era ancora concreto, anche sul suolo americano. Ma la fortuna (e gli antipiretici) hanno retto fino alla fine. Ce l’abbiamo fatta. E ora vi raccontiamo quel bellissimo viaggio.
Quello che troverete qui è il racconto, giorno per giorno, del nostro itinerario on the road in Florida. Dalle spiagge di Key West alle paludi delle Everglades, passando per Cape Canaveral, dalle città storiche all’avvistamento delle sirene di mare: un viaggio intenso, vario, emozionante che finalmente, dopo tanta attesa, siamo riusciti a vivere.
Qualche dettaglio
Il nostro itinerario di 2 settimane in Florida
Originariamente questo viaggio nel 2020 doveva coincidere con il compleanno di Gabri, che sognava la Florida soprattutto per visitare il Kennedy Space Center – è un appassionato di spazio e astronomia.
Quando finalmente siamo riusciti a partire nel 2021, il viaggio è caduto nel periodo del mio compleanno invece che del suo. E così, oltre al Kennedy Space Center che restava una tappa fissa per accontentare Gabri, ho voluto aggiungere quello che piaceva a me: le Everglades e soprattutto le Keys. Il giorno del mio compleanno ci siamo infatti trovati a Key West, il punto più a sud degli Stati Uniti continentali – non potevo desiderare regalo migliore! Abbiamo poi aggiunto anche altro, durante i nostri on the road non è mai tutto programmato e così ci siamo imbattuti nelle sirene di mare, in un giorno del ringraziamento particolare a Tampa, nelle residenze di Ford e Edison e tanto altro, continuate a leggere per scoprire tutto quello che abbiamo visto in questo meraviglioso paese…
1. Arrivo in Florida dopo un viaggio infinito (con la febbre)
Ci svegliamo prestissimo: sono le 3 del mattino e ho la febbre alta. Dopo aver preso un Okitask, la temperatura scende leggermente e alle 4 partiamo in direzione Milano Malpensa. Lasciamo l’auto al parcheggio e ci dirigiamo al terminal. L’aeroporto è tranquillo, ma al check-in scopriamo che siamo troppo in anticipo. Ne approfittiamo per una colazione e per tenere sotto controllo la febbre, che sale e scende durante tutta la giornata.
Dopo un volo di circa 8 ore verso New York, con pranzo a bordo e una maratona di film, atterriamo al JFK. I controlli passano senza particolari problemi, anche se al Gate mi è venuta la tosse e lì mi sono un po’ preoccupata che mi beccassero con la febbre, ma è andata tutto bene e, dopo una lunga attesa e un secondo volo interno (molto più scomodo del precedente), atterriamo finalmente a Miami.
Sono passate quasi 24 ore dalla sveglia. Ritiriamo la nostra auto a noleggio, una Toyota Corolla con targa del Michigan, noleggiata tramite DiscoverCars: il nostro sito preferito per il noleggio delle auto perché è tra i più economici ma è anche molto affidabile, ci siamo sempre trovati bene anche in caso di rimborsi dovuti ad addebiti da parte della compagnia di noleggio. Partiamo e finalmente raggiungiamo la nostra prima sistemazione in Florida: il Segnature Inn. Non è certo la sistemazione dei nostri sogni, ma si trova a soli 10 minuti dall’aeroporto. E dopo un volo intercontinentale e 24 ore di viaggio con la febbre… avevamo solo bisogno di un letto.
Primo giorno in Florida, la sveglia non serve: ci alziamo naturalmente alle 6, ancora con il fuso orario sballato. Dopo una colazione da Dunkin’ Donuts, facciamo una spesa veloce al Walmart e poi puntiamo dritti verso la nostra prima grande tappa: il Kennedy Space Center (KSC).
Arriviamo verso le 13:30. Il parcheggio è ampio e ben organizzato. Entriamo e proviamo subito a fare il tour in bus, ma ci danno un biglietto per le 14:30. Quando torniamo, la persona alla reception è cambiata e ci fa attendere fino alle 15, ma almeno ci offre uno sconto del 10% per il disguido. Poco male: c’è così tanto da vedere che il tempo passa velocemente.
Alle 18 usciamo soddisfatti dalla visita, consapevoli che ci torneremo anche domani. Raggiungiamo la sistemazione prenotata da casa, il Best Western Space Shuttle Inn, non è niente di che, è un motel come tanti, ma è vicinissimo al Kennedy Space Center. E noi puntavamo alla comodità della vicinanza con il KSC.
La serata si conclude con una cena in una birreria artigianale, la Playalinda Brix Project, dove l’atmosfera è rilassata e il cibo ottimo. Dopo la lunga giornata, non vediamo l’ora di tornare al KSC per esplorarlo meglio il giorno dopo.
3. un’intera giornata tra i razzi del Kennedy Space Center
La giornata comincia presto con la colazione nel nostro motel: niente di speciale, ma sufficiente per affrontare una giornata intensa. Torniamo al Kennedy Space Center e iniziamo subito dal padiglione Atlantis, dove è esposto lo Space Shuttle originale in tutta la sua imponenza.
Dopo una breve pausa pranzo a base di hot dog e patatine, ci dirigiamo all’area dedicata agli eroi dell’esplorazione spaziale, e poi ci perdiamo letteralmente tra i percorsi interattivi e le esposizioni del Rocket Garden. Verso le 14:45 ci presentiamo all’imbarco del bus per il Saturn V Center. Durante il tragitto vediamo un grosso pezzo di un razzo SpaceX trasportato su strada: un’immagine quasi surreale.
Il Saturn V Center ci lascia a bocca aperta: la riproduzione della sala di controllo, i moduli lunari, e l’enorme razzo disteso nella sala principale danno davvero la misura della grandezza delle missioni Apollo. Passeggiamo anche nel giardino esterno, dove si trova una statua commemorativa e la tribuna da cui il pubblico assiste ai lanci. Rientriamo nel tardo pomeriggio per un ultimo giro nello shop del centro spaziale.
La sera ci spostiamo in un altro motel sul mare, il Cocoa Beach and Suites. La camera è grande, anche se un po’ datata. Cena in un ristorante messicano a base di margarita, guacamole e enchiladas: una degna conclusione per una giornata spaziale!
4. da Merrit Island a St. Augustine
La giornata inizia con l’alba che filtra dalle tende della nostra stanza vista oceano. Dopo una veloce colazione, ci rimettiamo in viaggio verso nord. Prima tappa: Merrit Island National Wildlife Refuge, una vasta area naturale dove speriamo di avvistare qualche animale. E in effetti non rimaniamo delusi: tra paludi e lagune scorgiamo diversi uccelli, alcuni mai visti prima, e persino un alligatore che si nasconde tra le mangrovie. Purtroppo, niente lamantini: l’acqua è troppo fredda per loro.
Riprendiamo la strada per raggiungere St. Augustine, considerata la città più antica degli Stati Uniti. Arriviamo nel pomeriggio, parcheggiamo in centro e cominciamo a esplorare le vie del centro storico. Le case in legno, le insegne in stile coloniale spagnolo, l’atmosfera rilassata: non sembra di essere negli Stati Uniti, più in una piccola cittadina della Spagna. Quando il sole tramonta, andiamo a cena al Back 40 A1A dove i piatti del menu ci ricordano di essere negli Stati Uniti e non in Spagna… peccato, io una cena a base di tapas me la sarei fatta volentieri… Pernottiamo al Rodeway Inn, un motel nuovo, confortevole e con un letto comodissimo.
5. Crystal River e i lamantini
Lasciamo St. Augustine di buon mattino, facendo colazione on the road da Dunkin’ Donuts. Dopo una breve sosta a Palatka, attraversiamo l’Ocala National Forest. Il paesaggio cambia: fitte pinete, strade dritte immerse nel verde, pochissime auto. Ci fermiamo a Inverness, cittadina un tempo attraversata dalla ferrovia e famosa per essere stata uno dei primi luoghi dove la Coca-Cola veniva imbottigliata.
Proseguiamo per Crystal River, famosa per la presenza dei lamantini. Al Visitor Center ci spiegano come raggiungere le Three Sisters Springs, un’oasi naturale dalle acque limpide dove questi pacifici giganti si rifugiano in inverno. Con una navetta raggiungiamo il punto di osservazione e finalmente li vediamo: lenti, eleganti, quasi surreali. Un’emozione che non si dimentica facilmente e infatti ne avevamo parlato già appena tornati dalla Florida in questo articolo.
Dopo la visita, ripartiamo in direzione Tampa, dove abbiamo prenotato una notte al Country Inn & Suites. Per cena scegliamo il K Club, non il classico locale in cui saremmo andati ma l’abbiamo scelto perché speravamo di riuscire a prenotare da loro il pranzo del Thanksgiving ma era già tutto pieno. Ci siamo comunque goduti i loro hamburger artigianali, molto buoni!
6. Thanksgiving a Tampa e incontro speciale
Il sesto giorno del nostro viaggio coincide con il Giorno del Ringraziamento. Dopo una colazione in hotel a base di waffle e caffellatte, ci dirigiamo nel centro di Tampa per scoprire la città.
Lasciamo l’auto in un parcheggio a pagamento e saliamo su un tram gratuito che attraversa la città in 11 fermate, fino a Ybor City. È una zona storica con influenze cubane, famosa per la produzione di sigari. Dopo il giro, decidiamo di camminare lungo il Riverwalk, il lungofiume curato e moderno che costeggia la baia.
A pranzo partecipiamo a un evento speciale trovato su Eventbrite: il pranzo del Thanksgiving offerto da The Smoke Bodega, dove Eileen e Lilly ogni anno cucinano gratuitamente per chi non ha una famiglia con cui trascorrere la festa. Il locale è anche un negozio di prodotti CBD, e le due proprietarie hanno lasciato le rispettive carriere per dedicarsi a questo progetto. Siamo stati subito accolti e coccolati da loro: ci hanno servito tacchino, zucca, purè di patate e tutti i piatti tipici del Thanksgiving, e alla fine ci hanno anche regalato delle fette di torta di zucca da portare via. È stato proprio il Thanksgiving che sognavamo di vivere, quello che coglie il significato più profondo di questa giornata di ringraziamento, e noi ringraziamo ancora oggi le ragazze per averci fatto vivere quella bella esperienza che ci è rimasta nel cuore.
Riprendiamo il nostro viaggio nel pomeriggio e ci dirigiamo a sud. Dopo circa due ore di strada arriviamo a Punta Gorda dove ci aspetta l‘Holiday Inn Express. Non ceniamo: siamo ancora sazi dal pranzo del Ringraziamento. Prima di dormire ci rilassiamo sorseggiando un tè caldo e degustandoci la torta di zucca ricevuta in regalo.
7. Fort Myers e ingresso nelle Everglades
La giornata parte con una colazione casalinga: caffè, latte e la torta di zucca del giorno prima. Poi passeggiamo fino al Fishermen’s Village, un complesso sul mare con negozi e ristoranti. La cosa che ci colpisce di più sono gli alberi di Natale e gli addobbi natalizi: qui ci sono 30 gradi e siamo in maniche corte, ci stavamo quasi dimenticando che tra meno di un mese sarebbe stato Natale. In Florida non si respira per nulla l’atmosfera natalizia, tranne che in questi posti addobbati a festa.
Nel tardo mattino ci dirigiamo a Fort Myers dove visitiamo la Edison and Ford Winter Estates. La villa museo, scoperta per caso durante questo on the road, è veramente interessante e ci ha permesso di scoprire di più su questi due personaggi, che nemmeno immaginavamo fossero amici, così fondamentali nella storia americana. Delle due case, e di Ford e Edison, ne abbiamo parlato in questo articolo.
Nel primo pomeriggio lasciamo Fort Myers e iniziamo l’avvicinamento alle Everglades, lungo la US 41, una strada panoramica che attraversa zone paludose e selvagge. Facciamo una sosta al supermercato per rifornimenti di acqua e snack e poi percorriamo la celebre Loop Road. L’ambiente è straordinario: vediamo alligatori lungo i bordi della strada, aironi, cormorani e altri animali tipici della zona. La luce del tardo pomeriggio rende tutto ancora più magico.
Arriviamo all’Everglades City Motel poco prima che faccia buio e ci sistemiamo. La cena è in un ristorante sull’acqua, Camellia Street Grill: tavoli all’aperto, atmosfera tranquilla, piatti di pesce. Ci prepariamo mentalmente alla levataccia dell’indomani: ci aspetta l’escursione in kayak nelle Everglades.
8. Kayak nelle Everglades
La sveglia suona prestissimo: alle 4:30 siamo già in piedi, pronti per vivere una delle esperienze più emozionanti del viaggio. Alle 6 partiamo con Jenny per un’escursione in kayak attraverso i canali delle Everglades. La luce è ancora fioca, e attorno a noi solo silenzio, interrotto dal rumore delle pale che scivolano sull’acqua. Pagaiamo per quasi quattro ore immersi in una natura selvaggia e incontaminata. Tra mangrovie, radici aeree e silenzi profondi, il tempo sembra sospendersi.
Rientriamo intorno alle 10, soddisfatti e un po’ stanchi. Prima di lasciare la zona, percorriamo ancora qualche strada panoramica per cercare altri alligatori. Al Big Cypress National Preserve ci fermiamo al visitor center per vedere un interessante video sulle Everglades e raccogliere qualche mappa.
Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Shark Valley, ma troviamo una lunga coda già dall’ingresso: non c’è più disponibilità né per il tram né per le bici a noleggio. Decidiamo allora di cambiare piano e dirigerci verso la parte meridionale del parco.
Concludiamo la giornata con il tramonto al Pa-Hay-Okee Lookout, un punto panoramico immerso nella quiete della palude. Il cielo si tinge di rosa e arancio mentre il sole cala dietro l’orizzonte, riflettendosi sull’acqua immobile. Una di quelle immagini che restano nella mente a lungo.
La sera ci spostiamo a Florida City, dove ceniamo in un ristorante messicano con tacos, nachos e margarita. Pernottiamo al Fairway Inn, una struttura semplice ma confortevole, perfetta per la notte.
9. Sentieri e zanzare nelle Everglades
Dopo una colazione rapida e qualche preparativo, ci dirigiamo verso l’Anhinga Trail, uno dei sentieri più famosi del parco. Prima di scendere dall’auto, copriamo tutto con teli blu per proteggerla dagli avvoltoi, che in quella zona hanno l’abitudine di beccare la gomma dei tergicristalli. Alle 10:30 iniziamo l’escursione insieme a un ranger. Camminiamo lungo passerelle in legno sospese sull’acqua, circondati da alligatori, aironi e tartarughe. Un’esperienza immersiva e sicura, adatta anche a chi ha poco tempo.
Proseguiamo la nostra esplorazione con il Pine Trail e il Mahogany Hammock Trail, due percorsi brevi ma interessanti. Il primo attraversa una zona con pini dritti e altissimi, il secondo conduce a un grande albero di mogano circondato da vegetazione fitta e umida. L’atmosfera è selvaggia e le zanzare non ci danno tregua.
Arriviamo poi al Flamingo Visitor Center, all’estremo sud del parco. Facciamo benzina e compriamo un repellente per insetti, due gelati e qualche souvenir. La zona è molto bella, ma le zanzare sono così insistenti che dobbiamo lasciare in fretta, anche se avremmo voluto fermarci di più.
La sera ceniamo da Sonny’s BBQ, una catena specializzata in carne affumicata. Rientriamo poi nel nostro nuovo alloggio, il Garden Inn a Homestead, la città considerata la porta di accesso (o di uscita per noi) delle Everglades.
10. le Keys e Key West
Lasciamo le Everglades diretti a sud, lungo la US1, la leggendaria Overseas Highway che collega le isole Keys alla terraferma. La strada è panoramica, con lunghi tratti sospesi tra cielo e mare. Ci fermiamo più volte per ammirare il paesaggio, fare foto e goderci la lentezza. A No Name Key incontriamo persino dei cervi: sono i rari cervi delle Keys, piccoli e timidi, una sottospecie protetta.
Arriviamo a Key West nel primo pomeriggio. Prima tappa: lavanderia! Dopo giorni on the road, ci sta una rinfrescata agli abiti. La lavanderia è vicina alla nostra guesthouse, la Authors of Key West, che si rivela carinissima e molto accogliente. Dopo il check-in ci dirigiamo verso il centro a piedi.
Al tramonto ci troviamo nella famosa Mallory Square, dove si radunano artisti di strada, turisti, gente del posto. Il cielo si colora di arancio e rosa, mentre il sole si inabissa nel mare. È uno di quei tramonti che non ci scorderemo.
Per cena ci concediamo due mojito, conch fritters (piatto tipico delle Keys: sono delle frittelle di molluschi conch, croccanti fuori e morbide dentro) e patatine fritte da Willy T’s.. Il locale è famoso non solo per la musica dal vivo, ma anche per le sue pareti tappezzate da migliaia di banconote da un dollaro, lasciate dai clienti con firme, messaggi o disegni. Una tradizione curiosa che rende l’atmosfera davvero unica.
Dopo cena continuiamo la serata saltando da un locale all’altro, tutti con musica dal vivo che anima le strade di Key West. Immancabile l’assaggio della Key Lime Pie, il dolce simbolo dell’isola: cremoso, fresco, con quella nota acidula che conquista al primo morso. Non resistiamo e, prima di rientrare in camera, ne compriamo un’ulteriore fetta da portare via. La Key Lime Pie qui non è solo un dessert, è una vera istituzione. E noi, ovviamente, la celebriamo come si deve.
11. alla scoperta di Key West e ritorno a Key Largo
Sveglia presto per vedere l’alba dal punto più a sud degli Stati Uniti… anche se l’alba lì non è un granché. Riusciamo comunque a godercela in un punto più riparato. Dopo la doccia, ci aspetta la colazione nella guesthouse, servita a bordo piscina.
Visitiamo la Casa di Hemingway partecipando a un tour guidato davvero interessante. La guida è una discendente della famiglia dello scrittore, e questo dettaglio rende la visita ancora più coinvolgente. La casa è bellissima: piena di fascino, ricca di oggetti originali, racconta una vita intensa e fuori dagli schemi. I veri protagonisti, però, sono loro: i famosi gatti polidattili di Hemingway, con sei dita per zampa. Ne vediamo parecchi gironzolare per le stanze e il giardino: sono tutti discendenti diretti del gatto dello scrittore. Nel giardino c’è anche un piccolo cimitero con le lapidi dei gatti vissuti qui nel tempo. È un luogo unico, dove si respira letteratura, amore per gli animali e passione per la vita.
Dopo la visita ci dirigiamo al Fort Zachary Taylor, una fortezza costruita a metà del 1800 che ha avuto un ruolo strategico durante la Guerra Civile americana. Passeggiamo tra i bastioni, esploriamo i vecchi magazzini in mattoni rossi e saliamo sulle mura per osservare l’oceano. Dal forte si accede anche a una delle spiagge più belle di Key West, dove molti locali vengono a fare snorkeling e a godersi il tramonto. Ci rilassiamo un po’ sotto le palme, respirando l’aria salmastra e godendoci uno degli angoli più autentici dell’isola, e poi ripartiamo verso nord.
Nel tragitto ci fermiamo a Key Largo per la notte, scegliendo l’Amoray Resort, affacciato sull’acqua. Ceniamo da Sundowners con vista mare, nachos, fish and chips e due birre. La giornata è stata intensa ma bellissima. In serata iniziamo a preparare i bagagli: il viaggio sta per concludersi e domani torneremo a Miami.
12. Miami: restituzione auto e partita NBA
La mattina inizia con una colazione da Starbucks a Key Largo. Poi ci fermiamo in un piccolo negozio accanto alla caffetteria, dove chiacchieriamo con il gestore che ci racconta dei suoi viaggi tra l’Italia e gli Stati Uniti. Dopo una breve sosta per lavare la macchina in un autolavaggio self-service, torniamo verso Miami.
Alle 13 arriviamo alla Sunny and Charming Suite a Little Havana, dove passeremo le ultime due notti. Lasciamo i bagagli e ci dirigiamo in aeroporto per restituire l’auto a noleggio. Da qui prendiamo la metro verso il centro di Miami. Scelta che ho fatto per risparmiare i soldi dell’auto a Miami ma che vi sconsiglio di fare, se state leggendo questo articolo per organizzare un viaggio a Miami. A Miami, a differenza di altre città americane che si girano senza problemi con i mezzi pubblici, serve l’auto! Ricordatevelo!
Nel tardo pomeriggio, raggiungiamo il Bayside Marketplace, dove ci rilassiamo e mangiamo qualcosa al Bubba Gump, una catena ispirata al film Forrest Gump. Poi ci dirigiamo verso la FTX Arena per assistere a una partita NBA tra i Miami Heat (la squadra di casa) e i Cleveland Cavaliers. L’atmosfera è incredibile: tra popcorn, tifo e spettacolo, è una serata tutta americana che ci fa sentire dentro a un film. Sul nostro profilo instagram potete vedere la parte in cui tutto il pubblico canta l’inno americano prima della partita, un momento molto intenso.
13. Miami, covid test e pomeriggio in famiglia a Lake Worth
Colazione da Starbucks e poi partiamo alla ricerca di un posto dove fare il tampone: all’epoca era ancora obbligatorio per rientrare in Italia. Google ci segnala un’area di free parking dove dovrebbe esserci un punto test, ma arrivati lì non troviamo nulla. Incontriamo un’altra ragazza spaesata come noi e insieme chiediamo informazioni a un signore della zona: ci dice che lì non c’è mai stato niente e ci consiglia di consultare il sito ufficiale della contea di Miami-Dade. Lo facciamo subito e prenotiamo un test (gratuito, contro quelli che facevano in aeroporto che costavano da 80 a 180 dollari a testa!) per l’indomani alle 8:00.
Nel primo pomeriggio prendiamo il treno da Miami all’area di Lake Worth per incontrare Mirko, Sara e il piccolo Ray. Sono cugini di Gabri e vivono in Italia, ma in quel periodo si trovano in Florida per motivi medici: Ray, nato con una malformazione alla gamba, è stato operato da un medico specializzato che è riuscito a farlo camminare. Passiamo con loro un pomeriggio speciale, camminando sulla spiaggia per aiutare Ray nella riabilitazione. Dalla spiaggia abbiamo anche la fortuna di vedere un razzo in partenza da Cape Canaveral (anche se è a più di 200 di chilometri di distanza, si vede abbastanza bene in cielo).
Dopo una cena in famiglia Mirko, Sara e Ray ci accompagnano in auto di nuovo a Miami.
14. ultimo giorno a Miami tra Wynwood e problemi con ostello cancellato
Per l’ultimo giorno in Florida andiamo a Wynwood, il quartiere artistico di Miami famoso per i suoi murales. Visitiamo i Wynwood Walls, una galleria a cielo aperto con opere di street artist da tutto il mondo: un vero tripudio di colori e creatività. Mentre siamo lì riceviamo un messaggio dall’ostello dove avevamo prenotato per la notte: ci avvertono che non hanno più posto e che dobbiamo cancellare la prenotazione. Cerchiamo di contattarli, ma spariscono. Chiamiamo Booking, con cui avevamo prenotato e ci dicono che la struttura ci deve trovare un’alternativa ma sembra che le alternative a Miami per quella notte, siano ben poche.
Iniziamo a cercare noi: i prezzi sono altissimi e le disponibilità pochissime. Proviamo anche a vedere se possiamo noleggiare un’auto per dormire in macchina, ma non troviamo nulla a un prezzo accettabile. E’ venerdì sera e a Miami è tutto prenotato, pazzesco!
Alla fine decidiamo di andare di persona all’ostello Brazilian Calle Ocho – segnatevi il nome e non andateci – per parlare direttamente con il proprietario. Fortunatamente, dopo un po’ di arrabbiature e una lunga attesa, ci dice che è riuscito a trovare un modo per ospitarci: inizialmente in due camere separate, ma non è un problema, l’importate è avere un lette… poi riesce anche a sistemarci nella stessa camera. Chissà come avrà fatto…
Ad ogni modo, tutto risolto, andiamo a cena all’Olds Havana, dove ci gustiamo piatti cubani accompagnati da musica dal vivo.
15. ultima colazione in Florida e rientro in Italia
Ultima mattina a Miami. Usciamo presto dall’ostello. Facciamo colazione lungo la strada con cappuccino, caffè con leche, uova e pane tostato. Poi torniamo a recuperare i bagagli, prendiamo due autobus e raggiungiamo l’aeroporto.
All’aeroporto stampiamo le carte d’imbarco e ci rilassiamo un po’ prima del volo. È tempo di saluti, di pensare a tutto quello che abbiamo visto e vissuto. Il nostro viaggio in Florida è stato vario, intenso, pieno di incontri e sorprese. E mentre l’aereo decolla, portiamo con noi i colori delle Florida, i suoni delle Everglades, la musica e i sapori delle Keys e il sorriso delle persone incontrate lungo la strada. La Florida ci ha conquistati, e non vediamo l’ora di tornarci.
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