Ellora e Ajanta, tesori dell’India
Dopo i racconti d’Islanda e un inframezzo piemontese il nostro amico Luigi Lazzaroni ci porta alla scoperta dei tesori dell’India con le grotte di Ellora e Ajanta. Primo capitolo di una serie di scritti indiani che Luigi ha voluto riservare agli amici di Travel With The Wind.
Le grotte di Ellora e Ajanta
Tutte le voglio vedere! – mia moglie mi guarda rassegnata – basta che si riesca a passare tra tutte quelle scimmie…
Le grotte di Ellora
Siamo a Ellora, nel Maharashtra, una trentina di chilometri da Aurangabad, sito UNESCO famoso per i templi buddisti, hindu e jain scavati nella roccia tra il 600 e il 1000 d.C. , in pieno Medioevo europeo. Le scimmie innanzitutto, sono una ventina di langur, le scimmie di Hanuman, intente a ingozzarsi con le banane gettate loro dai turisti indiani divertiti quanto noi (per noi si intende io) – dai andiamo, non ti guardano nemmeno, hanno altro da fare.
Le grotte sono scavate in una bancata di basalto grigio striato da colate nere, da lontano sembrano una fila disordinata di finestre nere riquadrate da colonne, una trentina quelle visitabili secondo il bigino che mi sono scaricato da internet – partiamo dalle grotte buddiste, a destra – ma vanno tutti diritti!? – in effetti più si va verso le prime grotte buddiste e meno gente si vede.
Grotte, templi o monasteri?
Le chiamano grotte ma sono templi e monasteri scavati nella roccia, ci sono bassorilievi rovinati dal tempo, grandi statue ai lati degli ingressi, colonne quadrate con capitelli simili a quelli egiziani, qualche ponteggio abbandonato, restauri fin troppo evidenti – questa è la grotta 5, il refettorio – una bassa sala, colonne ai lati, due lunghi rialzi di pietra alti una trentina di centimetri, sono le tavolate dei monaci – immagina due file di monaci con le toghe gialle seduti a mangiare, stavano in silenzio? Chiacchieravano? Cantavano inni? Il bigino dice che venivano usate durante il periodo del monsone quando era impossibile andare in giro – certo che sono scomode, il suo commento.
Altre grotte grigie, questa no, questa? boh!? La 10 sì, è la grotta del carpentiere, tre navate, in fondo a quella centrale una grande statua di Buddha addossata a uno stupa, il soffitto è scolpito a costoloni come se fossero travi di legno.
Queste no, non sono belle – caldo, puzza di pipistrelli, primi turisti indiani – vogliono una foto con te, la donna bionda – una statua di Varaha, il cinghiale avatar di Vishnu – allora siamo alle grotte hindu – sono tutte uguali – commenta mia moglie, e come darle torto, per apprezzarle bisogna essere degli specialisti di architettura indiana, ho perso il conto, afa asfissiante – a quella là in alto io non ci salgo – io sì, è l’ultima però.
La meraviglia di Ellora: la grotta Kailasanatha
Cinque minuti di pausa, foto a richiesta insistente con mamma e bambino, e andiamo dove vanno tutti, alla grotta numero 16, il Kailasanatha, il gioiello e la meraviglia di Ellora.
Un bel giorno un re decide di costruire questo tempio, gli architetti/ingegneri salgono sulla collina di basalto e cominciano a dare ordini – qui scavi fino alla profondità di 40 metri, questo quadratino no perché è la sommità della colonna, qui scendi di 10 metri soltanto e poi fai un quadrato 5 x 5, stai largo che qui deve venir fuori la proboscide dell’elefante – e avanti così per un centinaio d’anni, un tempio alto 30 metri in uno spiazzo di 50 e più, un blocco unico tutto scavato dall’alto, incredibile se non fosse vero, per favore fatemi un time-lapse dei lavori!
Niente foto dal sentiero superiore, peccato, chiuso per via dei monsoni, e allora dentro con una comitiva di uomini baffuti e donne prosperose, turbanti rossi, dothi bianchi, sari gialli, un tripudio di colori che sfilano sotto gli elefanti grigi che sostengono il tempio, entrano nel buio della cella sacra ad accendere fiaccole luminose, si fermano a testa in su ad ammirare le divinità scolpite, pappagalli verdi sulle pareti di roccia nera, i ragazzi si fanno selfie divertiti e poi ci chiedono in sequenza foto con la moglie bionda, foto col marito alto, foto di gruppo per ricordo. Riposo sulla terrazza a piedi nudi a guardare l’elefante di pietra, hanno scavato più di venti metri prima di trovarlo, fantastico.
Dai, ultimo sforzo, la 21, il bigino dice che ci sono sculture molto belle, c’è quella famosa di Shiva che danza, ok quelle jain no, ok il sentiero è interrotto per via della cascata – e poi sono tutte uguali – inguaribile.
Dalle grotte di Ellora alle grotte di Ajanta
Piove a dirotto nella notte sull’hotel – è proprio un posto da camionisti – commenta mia moglie ma è vicino alle grotte di Ajanta, la nostra seconda meta, comunque sono gentili, il padrone, un vecchio musulmano, ci ha perfino sorriso…
Le grotte di Ajanta
Ajanta, a un centinaio di chilometri da Ellora, è famoso per i dipinti sulle pareti delle grotte, i più antichi e tra i più belli dell’India, e l’ufficiale inglese che le ha riscoperte nel 1819 durante una battuta di caccia la prima cosa che ha fatto è stata quella di incidere il proprio nome su un affresco nella grotta numero 10! D’altra parte da uno che si chiamava John Smith cosa ti potevi aspettare?
Parcheggio, mulattiera, controllo di polizia e finalmente eccole, una gola a U, una parete rocciosa nera traforata nel verde della foresta carica di pioggia, langur fradici sui parapetti, dall’alto cascatelle spumeggianti, sul fondo del burrone il fiume, una scenografia impressionante. Mi raccomando, questa volta prima la foto al numero e poi la visita della grotta – non mi sente, è stata richiesta per una foto da quattro burbere matrone e un nipotino impacciato.
La famosa grotta numero 1 di Ajanta
Grotta numero 1, la più famosa, tanta gente, affreschi con molte parti rovinate ma belli, eleganti, scene della vita di Buddha, la foto di Padmapani (dal bigino) col fiore di loto in mano è l’emblema di questo sito. La 2? Bella come la 1, vita di corte, donne sbiadite ma seducenti, soffitto e colonne dipinti – hai trovato la scolaresca citata sul libro? – no, nemmeno io. Si va su e giù sotto l’acqua lungo la balconata, ci si riposa dentro le grotte come tutti i numerosi turisti indiani. La 9 ha uno stupa grigio e dipinti su pareti e colonne che ricordano gli affreschi delle chiese romaniche, una rappresentazione del Buddha e dei suoi discepoli sembra quasi un’Ultima Cena.
Comincia l’effetto Ellora, troppa roba da vedere – dai, ancora un paio – grotta 19, ingresso scenografico, stupa con Buddha in fondo alla navata, monaci buddisti dalla tonaca rosso cupo che si fanno un selfie felici come ragazzini. Su Ajanta piove a dirotto, fradici, ma ne valeva la pena.
Cosa ti è piaciuto di più? Il Kailasanatha a Ellora, qui i dipinti delle prime grotte – anch’io, che strano, ecco perché diluvia.
Curiosi di sapere come continua l’avventura di Luigi e la moglie dopo le grotte di Ellora e Ajanta? Tornate a trovarci! Luigi ci ha promesso in esclusiva tutto il racconto del loro viaggio in India.
Vi ricordiamo che, se anche voi volete cimentarvi nella scrittura di un articolo potete scrivere qualcosa per noi per far conoscere a tutti i nostri amici il vostro paese, la vostra città o un luogo che vi è rimasto nel cuore, contattateci!
Ci farebbe molto piacere ospitarvi qui su Travel With The Wind!!
Wow! Che posto incredibile! Complimenti! Non vediamo l’ora di visitarlo :)