Le colonne d’Islanda
Per la rubrica “Gli amici di Travel With The Wind raccontano” torna a trovarci lo scrittore Luigi Lazzaroni che ci aveva deliziato con le sue Cartoline dall’Islanda. Oggi ci porta alla scoperta delle Colonne d’Islanda.
Le Colonne d’Islanda sono uno dei simboli islandesi. Chiunque abbia cercato qualche immagine su Internet si sarà imbattuto in queste impressionanti colonne di lava basaltica solidificatasi nelle direzioni più disparate dando origine a dei panorami sorprendenti.
Vediamo dove ci porta Luigi!
Reynisfjara beach
Allora andiamo? Ma sono le cinque?! Sì ma c’è già luce! Quattordici giugno, Vik, nel sud dell’Islanda, dobbiamo tornare a Reynisfjara beach, ieri pomeriggio sembrava di essere d’estate in Liguria tanti erano in spiaggia.Â
Vento gelido, nuvole sfilacciate sul cielo grigio, lontano a destra l’arco di Dyrholaey, qui di fianco le famose colonne di basalto, grigie, tozze, robuste, piantate un po’ di sbieco nella sabbia nera, sono una grande scacchiera tridimensionale, foto a te, poi a me, due pedine insignificanti.
La grotta subito dietro ha un soffitto a muqarnas andaluse, in fondo alla spiaggia un tizio con treppiede incurante del cartello “Attenzione alle onde assassine” riprende i due faraglioni neri sferzati dalle onde, sono due troll impietriti che non hanno fatto in tempo a rientrare prima del sorgere del sole, tra un pò anche noi finiremo così, che freddo!
Kirkjugolf
Era così bella la foto in Internet, pozze d’acqua luccicanti nelle cunette del basolato scuro e nubi di fine temporale in cielo, io preferisco il sole di oggi, dice prosaicamente mio fratello.
Il pavimento della chiesa (Kirkjugolf), che in realtà non è mai esistita se non nella fantasia popolare, è un lastricato di pietre simile a una strada consolare romana con la differenza che le pietre che si vedono sono le cime di colonne di basalto chissà quanto profonde nel terreno, alla fine quanti lati hanno? Boh, qualcuna cinque, qualcuna sei, qualcuna è smussata. I Romani erano più precisi.
Svartifoss
Svartifoss? Dovete tornare indietro allo Skaftafell Visitor Centre, ci dice la ragazza che sta guidando un gruppo di turisti in divisa da esploratore lunare, te l’avevo detto di andare piano ai cartelli segnaletici…
Il sentiero sale tra il verde monotono degli ontani e i colori variopinti delle giacche da trekking dei turisti, eccola la cascata, è in fondo a una forra, non vieni?
No, ti aspetto qui, si è perso uno spettacolo, non il fiotto d’acqua schiumante che precipita dall’alto ma la parete rocciosa che fa da fondale, una palizzata di colonne di basalto nero a cui si aggrappano in alto con le unghie e con i denti file e file di colonne spezzate come mozziconi di enormi matite, si protendono nel vuoto in un equilibrio sempre più instabile, come fanno a stare su? Beh, ogni tanto qualcuna cade, così dice il cartello di pericolo, ma quelle su in alto che spettacolo!Â
Studlagill canyon
Io so che c’è l’imbroglio ma mica glielo posso dire a mio fratello, mah, non so di preciso, dovrebbe essere più avanti, alla fine sei chilometri all’andata e altrettanti al ritorno ma ne valeva proprio la pena, credetemi.
Il sentiero sale in alto sul versante destro della valle, in basso il nastro azzurro dello Jokulsa à Dal, ma dov’è il canyon? Più avanti. Ogni cento metri ci sorprende il volo improvviso di grosse anatre, è il periodo della cova, cerchiamo di non disturbare, ma dov’è il canyon? Più avanti.
Io in basso a scrutare dal ciglio del burrone entro cui scorre il fiume sempre più azzurro, lui in alto di vedetta sul sentiero, ma dov’è il canyon? Più avanti. Ma questa volta per davvero, lo vedo!
Pareti verticali alte venti-trenta metri di colonne grigie così perfette da sembrare l’opera di un architetto visionario, dal letto del fiume emergono centinaia di colonne decapitate, esagonali, pentagonali, arrotondate, lisciate dalla corrente, sulla riva di fronte una matassa di colonne curve esplode dalla parete a formare una tavola psichedelica di Escher, una sorgente sul fianco qui sotto disegna una striscia rosso rugginoso sui prismi poligonali, io scendo a fare foto, io ti aspetto risponde lui.
Seduto sul bordo di un trono di pietra a tre metri dal fiume, il nastro di acqua blu, la parete di colonne antiche, il silenzio della natura, sovrastato dalla bellezza. Ve l’avevo detto che ne valeva la pena!
Gerduberg cliffs
Dal basso si staglia contro il cielo blu che tanto fa invidia agli amici che l’anno scorso hanno preso solo acqua, un muro fiabesco di colonne di basalto scuro corona la cima della scarpata erbosa, i torrioni inaccessibili di un castello alieno? Le tessere del domino dei troll? La grande muraglia cinese arrivata fin qui per errore?
No, abbiamo trovato la fantastica fortezza de Il Deserto dei Tartari, chissà se il Sottotenente Drogo ogni sera si affaccia ancora a scrutare dall’alto queste lande desolate in attesa di un nemico sconosciuto e invisibile.Â
Ci auguriamo che sia piaciuto anche a voi, come a noi, il racconto di Luigi sulle Colonne d’Islanda. Se poi volete continuare con il tour virtuale d’Islanda in sua compagnia vi consigliamo di andare a leggere ciò che ha scritto sulle case con il tetto di erba e su quali cascate islandesi sono assolutamente da vedere.
SCOPRITEÂNoi ringraziamo di cuore Luigi (per lo scritto e per le sue splendide fotografie) e vi ricordiamo che, se anche voi volete cimentarvi nella scrittura di un articolo o volete condividere una vostra avventura con tutti i nostri amici, ci potete contattare!
Saremo molto contenti di ospitarvi qui su Travel With The Wind!!
Ehm… Ci faccio una brutta figura se dico che non conoscevo le colonne islandesi? In Islanda però non ci sono mai stata, metto le mani avanti 😅 è stato bellissimo scoprirle, e il modo di scrivere di Luigi mi ricorda troppo Ennio Cavalli, autore de Il divano del Nord. Anche lui affascinato dall’Islanda!
Beh certo se non sei mai stata in Islanda come facevi a conoscere le colonne islandesi? Luigi ti ringrazia molto per averlo paragonato a Ennio Cavalli e ti consiglia di leggere altri suoi scritti islandesi come “L’Anello delle saghe e la scogliera di Latrabjarg“
Mi sono persa lo Studlagyll canyon! A mia discolpa posso dire che in Islanda non ho fatto il “classico” giro, ma sono salita nei fiordi occidentali.. Pazienza, vorrà dire che ci dovrò tornare un’altra volta :D