Città di Castello e Pieve de’ Saddi tra storia e leggenda
Era da un po’ che Luigi non scriveva per noi, era impegnato in un interessante corso sull’India che ha portato tanti suoi alunni nella terra del Dalai Lama, ma oggi è tornato qui su Travel With The Wind con un articolo sul suo recente viaggio in Umbria tra Città di Castello e Pieve de’ Saddi.
Cos’hanno in comune tre chiese, due pittori, una donna e un drago? Ce lo racconta Luigi in questo articolo.
La cripta del Duomo di Città di Castello
Ponte di Pasqua, andiamo in Umbria, direzione Spoleto alla ricerca dei Longobardi, ma questa è un’altra storia. Ci fermiamo a Città di Castello? Perché? chiede mia moglie. Voglio vedere la cripta del Duomo, c’è un reliquiario con la testa del santo, poi ti dico, e l’osso del drago. Se proprio dobbiamo, risponde lei.
Salita con le scale mobili ai Giardini del Duomo, la chiesa è circondata dal mercato, bancarelle con pile di vestiti da donna, giacconi in pelle e montagne di stoffe alla rinfusa, vendono a chili? La porta laterale esterna per la cripta è chiusa, ma non è orario di apertura?
Saliamo la scalinata, la chiesa è aperta, canti liturgici, fedeli in piedi, a sinistra il Vescovo vestito di rosso, di fronte, sull’altro lato del presbiterio, tutto il clero cittadino in tonaca bianca, c’è la Cresima leggiamo sull’avviso alla porta, e sono solo al Vangelo…
L’ingresso alla cripta è di fianco al presbiterio, non possiamo certo disturbare la cerimonia – Sarà per la prossima volta – sospiro a malincuore. Allora abbiamo tempo per visitare il museo, quello tutto nero che ci ha suggerito Laura, esclama con voce sollevata mia moglie che ha scampato la cripta.
Ex Seccatoi del Tabacco
Gli Ex Seccatoi del Tabacco sono alla periferia della città, grandi hangar d’aeroporto, neri come la tonaca dei preti di una volta, piantati in fondo a un prato verde primavera su cui è fiorito una specie di tulipano meccanico rosso minio.
Dentro è come essere in una cattedrale laica: navate di un candore accecante, fughe prospettiche deserte, capriate alte nel cielo, silenzio religioso, i grandi quadri di Burri sono lampi di colore sul bianco delle pareti, una cupa processione medievale in una navata tutta nera, non esistono mezze misure.
Ci siamo solo noi e le figurine che ogni tanto sbucano dal nulla per tenerci d’occhio.
Ma le famose tele bruciate, i sacchi sporchi di sangue come le bende dei feriti dove sono? Sono al Palazzo Albizzini in centro città, ci risponde una ragazza col tono paziente che si usa coi turisti ignoranti. Non abbiamo tempo di andarci, abbiamo un appuntamento alle quindici e trenta, dico a mia moglie. Dove? e mi guarda sospettosa.
L’Oratorio di San Crescentino di Morra
L’Oratorio di San Crescentino è a Morra, una frazione di Città di Castello persa tra le colline. Lungo la strada un pagliaio come quelli dei macchiaioli toscani e una piana di erba rigogliosa tagliata da canali come una tela di Fontana. Cosa cercate? Mi chiede dal finestrino della macchina accostata sul ciglio della strada un signore sessantenne sicuramente del posto. Niente, stavo fotografando le marcite. Fotografando cosa? Le marcite! Queste sono marcite vero? Erba tutto l’anno, canali con acqua, come le chiamate qui? Sguardo assente – Fossi, si chiamano – e se ne va.
L’Oratorio di San Crescentino è una chiesetta di campagna come ce ne sono migliaia in Italia, costruzione in pietra, facciata a capanna, finestrone sopra la lunetta, un basso campanile a vela, un bel cespuglio di rosmarino in fiore sull’angolo a destra. Cos’ha di particolare? Chiede mia moglie che non ha voglia di leggere i cartelli esplicativi. Gli affreschi all’interno.
Gli affreschi di Luca Signorelli
La nostra guida arriva in un attimo e ci apre la porta.
Anche dentro niente di straordinario a prima vista, due pareti con frammenti di affresco in basso, scene meglio leggibili in alto, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme su un asino, Tommaso che tocca la ferita al costato, in fondo i due affreschi che hanno reso famosa questa chiesetta, la Flagellazione e la Crocifissione di Luca Signorelli e la differenza con gli altri dipinti si vede, il dettaglio, la resa dei volumi… Dietro l’altare altri affreschi della chiesetta precedente, più antica, c’è anche San Crescentino che uccide il drago ma il drago, tutto scrostato, si intravvede appena dietro le lastre di vetro messe a protezione.
Ma è tenuta bene questa chiesetta, colori in buono stato, pareti pulite, vetri di protezione! E guardo la nostra guida, un signore cinquantenne che è il sostituto del responsabile della pieve ci ha tenuto a rimarcare, come a dire – Non fatemi domande difficili. Sì, è stata restaurata negli anni settanta grazie a una donazione di Burri – risponde sicuro – ha installato anche quella scultura là fuori – aggiunge un po’ meno convinto indicando il masso col buco davanti alla chiesetta. Come mai una donazione a questa chiesetta? Perché abitava lì sopra – e indica col braccio il versante boscoso della collina. E perché era un amante della pittura della sua terra, aggiungo io mentalmente.
Ma ai tempi del Signorelli questa chiesetta era davvero in mezzo al nulla, immagino, cosa aveva di così importante per fare tutti questi affreschi? Signorelli veniva da Cortona, e accenna con la mano verso i monti che chiudono la valle, e andava a Città di Castello, dall’altra parte, e questo era un punto di sosta. Sì ma sosta lunga settimane per dipingere la chiesa… Si racconta – e mi strizza l’occhio – che avesse un’amante qui in paese, troppo bella, e l’ha dipinta come Madonna in quella nicchia. D’altra parte Monica Bellucci è di Città di Castello – rispondo io con tono cospiratorio, mia moglie continua imperterrita a scattare foto.
Off-road da Città di Castello a Pieve de’ Saddi
Il navigatore non ne vuole sapere di portarci a Pieve de’ Saddi, non esiste proprio, ma per Google Maps questa stradina bianca arriva proprio là.
Chiediamo informazioni a un gruppo in cammino con zaini, cappelli e bastoncini, ridono alla nostra domanda, la guida parla italiano con accento tedesco – Pieve de’ Saddi? In macchina? Non lo so, è su in mezzo alla montagna. Non vedi che ci sono i segni delle ruote sulla ghiaia? – Dico a mia moglie molto perplessa – è tedesco, cosa vuoi che sappia – e imbocco la stradina con la nostra Up nera.
A ogni diramazione la stradina si rimpicciolisce e dal ghiaietto emergono sassi appuntiti. Due ragazze in mountain bike – E’ giusta per Pieve de’ Saddi? – Fanno cenno di sì col capo, dura la salita. Adesso solo sassi appuntiti, ciottoli che rimbalzano sulla scocca, buche che ogni volta è un miracolo uscirne, mia moglie zitta impietrita, non c’è spazio per girare e tornare indietro, solo rovi sui bordi. Ci superano quattro ragazzi in moto da trail, non vediamo la loro faccia ma la immaginiamo, questi sono matti… Dopo tre quarti d’ora di batticuore infinito sbuchiamo su una stradina asfaltata. Eccola, è quella, te lo avevo detto! Mia moglie è talmente sconvolta che non riesce nemmeno a commentare.
Abbiamo appuntamento con un signore che si è rivelato essere un diacono – C’ero anch’io sull’altare del Duomo alla Cerimonia della Confermazione – ci dirà più tardi ridendo delle nostre disavventure. Da dove siete venuti? Gli chiede mia moglie in cerca di salvezza – Da Città di Castello, la strada è piena di buche ma si passa – Non da Montone? – chiedo io – No, quella è una mulattiera, la fanno solo le jeep alte quaranta centimetri da terra! Noi l’abbiamo fatta con la Up alta quattro centimetri da terra, no comment, please.
Pieve de’ Saddi
Pieve de’ Saddi – una chiesina sostenuta da quattro casolari di pietra – è la più antica chiesa del Centro Italia – ci spiega gentile il diacono – ci sono documenti del 380 d.C. che ne parlano, tenete presente che San Giovanni in Laterano è stata consacrata nel 324 d.C.
E’ dedicata a San Crescenziano, conosciuto anche come San Crescentino, un soldato romano che si era ritirato in queste valli dove ha ucciso un drago che terrorizzava la popolazione e che qui è stato martirizzato e sepolto.
Quella formella è il reperto più antico della chiesa, è San Crescenziano che uccide il drago, ma il drago non è quello di San Giorgio tutto zampe, artigli e ali da dinosauro, piuttosto è una specie di biscione. Nella cripta c’è il sepolcro di San Crescenziano ma il corpo è stato spostato secoli fa, il cranio è in un reliquiario nella cripta del Duomo di Città di Castello, assieme a una costola del drago, il corpo è a Urbino di cui San Crescentino è il patrono.
Cos’hanno in comune tre chiese, due pittori, una donna e un drago? E lo stemma dell’Inter, aggiungerei.
La risposta in questa piccola pieve persa tra i monti dell’Umbria.
p.s. Per arrivarci è meglio prendere la strada che parte dagli Ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello, a meno che non abbiate un gippone o una Up.
Ringraziamo Luigi che ci ha portato per la prima volta in Umbria provando anche lui l’ebbrezza di percorrere una strada sterrata con una city car come capita spesso anche a noi grazie a Google Maps che si diverte e farci prendere le sue “scorciatoie”.
Vi ricordiamo che, se volete fare come Luigi e scrivere un articolo da pubblicare qui sul nostro blog, potete contattarci, saremo felici di ospitarvi.
Tutti gli articoli che Luigi ha scritto per noi li trovate sulla sua pagina dedicata qui su Travel With The Wind!! Altri suoi articoli li potete leggere su Non Solo Turisti e su Gli scrittori della porta accanto.
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