Cambogia: itinerario completo di 3 settimane fai da te (con dettaglio spese)
Era il nostro primo viaggio nel sud-est asiatico e abbiamo scelto la Cambogia dopo averne sentito parlare molto bene da alcuni amici che c’erano stati qualche anno fa. E poi, ovviamente, perché volevamo vedere i templi di Angkor, quelli di Tomb Raider, dove la natura si è ripresa i suoi spazi creando un’atmosfera unica.
Abbiamo deciso di organizzare un viaggio di 3 settimane in Cambogia, anche se tanti ci chiedevano: “Ma fate solo la Cambogia?”, come se fosse scontato combinare più paesi nello stesso viaggio – Vietnam, Laos, Thailandia…
Ma noi abbiamo sempre preferito conoscere i luoghi con calma, senza correre da un confine all’altro solo per “aggiungere una bandierina” alla mappa.
All’inizio eravamo indecisi se includere anche Vietnam e Laos, ma alla fine abbiamo scelto la Cambogia, attratti dalla magia dei suoi templi e dal desiderio di entrare in contatto con la vita quotidiana del paese, andando oltre la sola visita a Siem Reap.
Molti visitano solo Angkor per poi proseguire il viaggio in un altro paese, ma noi abbiamo voluto vivere la Cambogia a fondo, attraversandola da nord a sud. E ne siamo felici. Andremo, prima o poi, anche in Vietnam e in Laos, ma intanto ci portiamo a casa tre settimane intense e indimenticabili in questa terra così affascinante.
👉 Continuate a leggere per scoprire il nostro itinerario giorno per giorno e vivere con noi questo viaggio di 3 settimane attraverso la Cambogia.
📌 Alla fine dell’articolo, così come facciamo per tutti i nostri itinerari, trovate tutte le spese dettagliate e il totale per persona.
Il nostro itinerario di 3 settimane in Cambogia
1. Milano – Singapore
Partenza alle 12:40 dall’aeroporto di Malpensa con volo della Singapore Airlines diretto a Singapore. La distanza tra i due aeroporti è di 10.303 km e ci abbiamo messo circa 12 ore di volo. Singapore si trova 7 ore avanti rispetto all’Italia.
2. Singapore – Phnom Penh
Arriviamo a Singapore alle 7 del mattino e abbiamo a disposizione qualche ora per visitare la città. Questo è quello che speravamo di riuscire a fare a Singapore.
L’idea era quella di spostarci dall’aeroporto con i mezzi pubblici ma, visto che avevamo poco tempo, abbiamo deciso di andare con il taxi. Prima di uscire dall’aeroporto, sfruttando il wifi gratuito abbiamo scaricato Grab (un’app molto utile, non solo a Singapore ma anche in Cambogia per chiamare i tuk tuk) e con essa abbiamo chiamato un taxi che in meno di un minuto era fuori dall’aeroporto ad aspettarci.
Ci siamo fatti lasciare nel quartiere di Chinatown davanti al Buddha Tooth Relic Temple. Prima di visitare il tempio abbiamo fatto colazione al Nanyang Old Coffee, al cui interno si trova anche il Museo del caffè. Qui si può assaggiare il Kopi, il caffè tradizionale di Singapore.
Al Buddha Tooth Relic Temple è conservata quella che si dice essere una reliquia autentica: uno dei denti del Buddha. Che sia davvero il suo o no, il dente esiste e si può vedere proprio qui. Ma questo tempio non è solo “il tempio del dente”, è un luogo ricco di dettagli e spiritualità, davvero interessante… peccato che il tempo a disposizione fosse limitato.
Dopo la visita ci siamo incamminati a piedi verso una delle attrazioni più famose di Singapore: Gardens by the Bay. Quei giardini spettacolari dove svettano alberi futuristici diventati ormai uno dei simboli più riconoscibili di Singapore. Durante la passeggiata, siamo rimasti affascinati dall’architettura della città che ci circondava e le nostre quattro ore a disposizione a Singapore sono volate via in un attimo. Decisamente troppo poche. Dobbiamo assolutamente tornarci!
Arrivati in aeroporto siamo ancora riusciti ad andare al Jewel, quella parte dell’aeroporto dove si trova un’enorme centro commerciale con negozi, cinema e attrazioni tra cui la cascata artificiale più grande del mondo.
Questa cascata è pazzesca, soprattutto perché si trova in un aeroporto, pensate che scorre tra i 7 piani del Jewel, ed è una delle tappe imperdibili per chi fa scalo a Singapore. Sarebbe da aggiungere uno scalo qui anche solo per la cascata. La zona intorno alla cascata poi è un’immensa foresta tropicale. Attenzione che il tempo passato in quest’area dell’aeroporto vola talmente che si rischia di perdere l’aereo!
Un’altra delle particolarità dell’aeroporto di Singapore è che il controllo bagagli si fa all’imbarco per cui, anche se ci si trova in uno degli aeroporti più grandi del mondo, ci si mette veramente poco a raggiungere l’imbarco. Ogni imbarco ha il suo controllo bagagli! Si può quindi arrivare anche all’ultimo senza rischiare di perdere l’aereo.
Riprendiamo l’aereo e dopo appena due ore atterriamo a Phnom Penh. Qui non sappiamo ancora bene come orientarci con le app per cui prendiamo il primo tuk tuk e contrattiamo per 9 dollari che ovviamente noi non abbiamo (perché ne abbiamo 10 e il driver non ha il resto, sarà un classico del nostro viaggio, non hanno mai il resto… ne abbiamo parlato in questo articolo).
Per vostra info il prezzo giusto per quella tratta è meno della metà di quello che abbiamo pagato. L’ultimo giorno in Cambogia infatti, stesso tragitto ma nella direzione opposta, verso l’aeroporto, con Grab, abbiamo speso 16500 riel (la moneta cambogiana) che corrisponde a circa 4 euro.
Comunque è il primo giorno, ci può stare, non siamo ancora entrati nel mood cambogiano.
Arriviamo al nostro albergo, il Plantation Urban Restort & SPA che sarà la nostra casa per i prossimi tre giorni. Un lussuosissimo hotel con piscina che abbiamo pagato veramente poco rispetto agli standard europei, molto per quelli cambogiani.
3. Phnom Penh
Il primo giorno a Phnom Penh (la capitale della Cambogia) inizia con un’ottima colazione nel nostro albergo: c’è di tutto, dalla colazione dolce con torte fatte in casa, yogurt freschi e marmellate di frutti tropicali e frutta fresca (anch’essa tropicale) alla selezione di piatti khmer e piatti tipici della colazione continentale (uova, bacon, ecc).
Dopo una colazione così non resta che uscire a piedi (il nostro hotel è in una posizione strategica a due passi dal Palazzo Reale) per dirigerci subito alla collina di Phnom dove sorge il Wat Phnom.
Sembra che questa collina sia il punto da cui poi si è sviluppata la città di Phnom Penh. Phnom nella lingua khmer (la lingua cambogiana) significa collina e Penh è la signora che ha costruito il tempio (Wat in linea khmer) sulla collina.
Dopo Wat Phnom la nostra intenzione era quella di andare a visitare il Museo Nazionale e il Palazzo Reale. Ci dirigiamo verso il Museo Nazionale a piedi.
Durante la nostra passeggiata incontriamo un tuk tuk driver che ci intorta e ci convince ad andare con lui, ci dice che il Palazzo Reale è chiuso (è vero poi l’abbiamo appurato) e che il Museo Nazionale riapre alle 15 (anche questo è vero) quindi abbiamo tempo per vedere tutta un parte della città che non possiamo vedere a piedi ma non solo, ci avrebbe anche portato sulla Silk Island a vedere come si produce la seta). Il tutto per 25 dollari.
Se andrete in Cambogia scoprirete anche voi che è veramente difficile dire di no ai tuk tuk driver. Alla fine accettiamo e partiamo. Dopo un po’ ci dice che per 25 dollari non ci può portare sull’isola ma che per andare all’isola ne vuole 50. Iniziamo ad arrabbiarci… Gli diciamo che non ci interessa andare all’isola e che ci porti dove vuole per quei 25 dollari che ormai gli abbiamo promesso.
Alla fine ci porta a vedere i templi che si trovano nella parte della città che si trova al di là del Tonlé Sap, sulla riva opposta al Palazzo Reale.
Per fortuna era il nostro primo giorno per cui i templi che abbiamo visto (tra gli altri il Mongkol Serei Kien Khleang Pagoda e il Wat Prochum Sakor) ci sono sembrati molto belli, anche se erano tutti templi nuovi.
Finalmente lasciamo il nostro tuk tuk driver e riprendiamo la nostra giornata con la visita al Museo Nazionale. Assolutamente da visitare ma forse meglio vederlo alla fine del viaggio (dopo aver visitato Angkor) perché la maggior parte della collezione di reperti archeologici arriva proprio da Angkor.
Usciti dal museo ci godiamo ancora il tramonto sul Mekong, con il sole che lentamente scompare dietro i palazzi della città. Poi rientriamo in hotel, dove ci aspetta una cena davvero deliziosa nel ristorante interno alla struttura.
4. Phnom Penh
Per il secondo giorno a Phom Penh abbiamo scelto di conoscere più a fondo una parte di storia, quasi contemporanea a noi, che ha lasciato segni evidenti nella popolazione che è stata lacerata dall’interno da un genocidio senza senso.
Siamo andati a conoscere la storia di Pol Pot e dei Khmer Rossi (o Rouge come li chiamano in Cambogia).
Una storia triste che noi non conoscevamo quasi. Una parte di storia che è avvenuta quando noi eravamo bambini, tra il 1975 e il 1979. Sembrano solo 3 anni ma sono stati anni bui in cui i Khmer Rossi hanno torturato e ucciso circa un quarto della popolazione del tempo (3 milioni di persone che non avevano colpe, se non quelle di essere nate nel posto sbagliano nel momento sbagliato).
Chiunque arrivi in Cambogia deve assolutamente visitare il Choeung Ek Memorial e il Museo del genocidio di Tuol Sleng. E’ un atto dovuto, non solo in segno di rispetto per le vittime del genocidio, ma anche per conoscere più a fondo questo popolo. Chi è sopravvissuto al genocidio ha sicuramente qualche parente che purtroppo non s’è salvato. Chi è sopravvissuto al genocidio ha sicuramente visto e si ricorda cosa facevano i Khmer Rossi ai suoi concittadini.
Quando abbiamo parlato con Serim e ci ha raccontato di quando vedeva i Khmer Rossi picchiare le persone per la strada, i suoi occhi parlavano da soli. Serim era solo un bambino, e forse per questo è sopravvissuto, ma si ricorda bene quello che stava succedendo nel suo paese.
Oggi lo sappiamo anche noi, ovunque vai, chiunque incontri, l’ombra di quello che è stato, aleggia sul paese. Un paese giovane, incontrare un anziano per le strade delle città è quasi impossibile, nelle campagne qualcuno è sopravvissuto ma chissà cos’ha passato per essere riuscito a rimanere in vita fino ad oggi?
Per noi è stata una giornata molto toccante dal punto di vista emotivo, forse ancora più toccante della visita al campo di concentramento di Auschwitz o di quella al museo della bomba atomica di Hiroshima. Tutti orrori che vorremmo non dover ricordare ma che devono essere ricordati per evitare che accadano di nuovo.
5. Da Phnom Penh a Battambang
Oggi giornata di spostamento da Phnom Penh a Battambang. Per raggiungere Battambang da Phnom Penh abbiamo scelto il minibus. Il viaggio, durato circa 5 ore e mezza, è stato un’esperienza autentica tra fermate negli “autogrill” locali e un autobus frequentato da soli passeggeri cambogiani. Battambang ci ha accolti con il calore della sua gente e un soggiorno indimenticabile presso l’About The World Homestay, dove abbiamo conosciuto Serim, un host straordinario. Per i dettagli del viaggio e i consigli pratici, leggete il nostro articolo dedicato.
6. dintorni di Battambang in tuk tuk
A Battambang, Serim, il nostro host, ci ha organizzato un’intera giornata con un tuk-tuk driver per scoprire i dintorni.
La prima tappa del nostro tour è stata un’antica casa tradizionale cambogiana, un’autentica finestra sul passato del Paese.
Le tipiche abitazioni cambogiane sono costruite su palafitte in legno per proteggersi dalle inondazioni piuttosto frequenti durante la stagione delle piogge e per favorire la ventilazione naturale nelle giornate afose. I tetti spioventi, coperti di tegole o paglia, creano un’ampia zona d’ombra sotto cui la famiglia trascorre parte della giornata durante la stagione calda. Le pareti sono in legno e bambù, materiali che fanno si che gli interni restino freschi nonostante il clima caldo e l’umidità.
La seconda tappa del nostro tour è stata il famoso bambù train, un singolare mezzo di trasporto che un tempo serviva alle comunità locali per spostarsi lungo la vecchia ferrovia.
In passato, infatti, queste piccole piattaforme in bambù montate su ruote di ferro erano fondamentali per il trasporto di merci e persone su binari ormai fatiscenti. Con l’assenza di un servizio ferroviario regolare, i contadini e gli abitanti dei villaggi adattarono ingegnosamente i materiali disponibili per creare un sistema di viaggio semplice ma efficace. Una soluzione che rispecchia la creatività e l’abilità pratica del popolo cambogiano, sempre pronto a trovare alternative per superare gli ostacoli.
Pur avendo ancora qualche funzione pratica per i villaggi della zona, il percorso su queste piattaforme si è ormai trasformato in una vera e propria attrazione turistica ma è comunque un’esperienza divertente da fare se si è in zona.
Dopo una pausa pranzo con Peter che ci ha raggiunto all’ingresso del Banan Wat, ci siamo diretti a piedi verso il Banan Temple.
Il percorso fino alla cima della collina prevede una lunga scalinata, resa ancora più faticosa dal caldo umido tipico della Cambogia. Una volta in cima, la fatica viene ricompensata dall’atmosfera mistica del Banan Temple, un antico sito khmer che ricorda gli stili architettonici di Angkor. Le torri in pietra, ornate da sculture e bassorilievi, vi trasporteranno in un’epoca lontana, raccontandovi la storia di un regno che ha plasmato la cultura e le tradizioni locali.
Più tardi, abbiamo raggiunto le Killing Caves, un luogo carico di significato storico e spirituale. Durante il regime di Pol Pot, i Khmer Rossi utilizzavano queste grotte come siti di esecuzioni di massa, trasformando un angolo di natura in un teatro di orrori.
Una volta giunti in cima, siamo stati accolti da una vista mozzafiato e da una famiglia di scimmie, curiose e per nulla timide, che vivono nei dintorni.
Al calar del sole, ci siamo fermati ai piedi di una collina, conosciuta per ospitare una colonia enorme di pipistrelli. All’improvviso, migliaia di piccoli pipistrelli iniziano a fuoriuscire dalle cavità rocciose, creando nel cielo figure sinuose e ondeggianti.
È un momento quasi ipnotico: tutti in silenzio ad ammirare il flusso continuo dei pipistrelli che si disperdono nell’aria in cerca di insetti per la caccia notturna. Il contrasto tra il profilo scuro dei pipistrelli e i colori intensi del crepuscolo rende questa visione ancora più magica, un vero e proprio spettacolo della natura che vale la pena vivere almeno una volta nella vita.
La giornata si è conclusa al circo Phare Ponleu Selpak, dove giovani artisti hanno raccontato con musica e tecniche circensi moderne il dramma vissuto dai cambogiani sotto il regime dei Khmer Rossi. Non è stata solo una performance straordinaria ma un’esperienza intensa che ci ha fatto riflettere sull’orrore subito dai cambogiani negli anni di Pol Pot.
Al nostro rientro, Serim ci ha accolto con una cena tipica deliziosa. Noi, inconsapevoli del passato che si portava dentro, gli abbiamo raccontato dello spettacolo del circo e di cosa era stato messo in scena. In un attimo, il suo sguardo è cambiato. Nei suoi occhi è riemersa la paura, quella che sembrava appartenere solo ai ricordi ma che era ancora lì, viva. Ci ha parlato della sua infanzia, di quel periodo buio della Cambogia, ricordando il suo terrore costante nell’uscire di casa e rischiare di non farvi più ritorno.
Serim era solo un bambino quando i Khmer rossi hanno preso il potere – o Khmer Rouge, come li chiama lui. Ma quei ricordi sono vivi, nitidi. Ricorda quando arrivavano nei villaggi e picchiavano senza pietà chiunque trovassero sul loro cammino. Serim aveva paura. Paura dei suoi stessi connazionali, che torturavano e uccidevano altri cambogiani in nome di un’ideologia incomprensibile. Aveva paura, una paura profonda, di quelle che un bambino non dovrebbe mai provare.
Una giornata indimenticabile che ci ha mostrato non solo la bellezza della Cambogia, ma anche il dolore inciso nella memoria del suo popolo, il coraggio di chi ha vissuto l’orrore e oggi continua a sorridere, a raccontare, a resistere.
7. in bicicletta nelle campagne di Battambang
Abbiamo iniziato la giornata prendendo un tuk-tuk fino al centro di Battambang per noleggiare le biciclette. Da qui ci siamo diretti verso le campagne, dove la quiete dei campi di riso e i sorrisi dei contadini ci hanno accolto con calore.
Lungo la strada ci siamo fermati al’Ek Phnom Wat, un tempio risalente al periodo angkoriano con affascinanti bassorilievi e statue votive. L’atmosfera è carica di spiritualità, e passeggiare tra le sue antiche rovine è un salto nella storia khmer.
Ci siamo poi fermati a un chiosco locale per provare il succo di canna da zucchero, dolce e dissetante, perfetto per ricaricare le energie e sulla via del ritorno, abbiamo scelto uno skybar panoramico per ammirare il tramonto.
Prima di restituire le bici, siamo ancora passati a vedere la statua di Los Ta Dambong Kia Nhoug Scrive, un eroe leggendario di Battambang, simbolo di protezione e orgoglio cittadino.
Concluso il giro in bicicletta, abbiamo riconsegnato le biciclette noleggiate e trascorso la serata al Ristorante Italiano, dove eravamo già stati la prima sera a Battambang. Il ristorante è di Alessandro e Ketty, due trentini trasferiti qui prima del Covid, e Serim (il nostro host) collabora con loro insieme ad altri cambogiani. Tra una chiacchiera e l’altra, il tempo è volato, ed è stato come se avessimo conosciuto Alessandro e Ketty da sempre. Se siete a Battambang e vi manca la cucina italiana, ma non solo, anche per fare due chiacchiere con chi la Cambogia la conosce e la vive ogni giorno, vi consigliamo il Ristorante Italiano. Non è uno di quei tipici ristoranti italiani che si trovano in giro per il mondo, è un “vero” ristorante italiano e Ketty e Alessandro cucinano veramente molto bene, la parmigiana mangiata da loro è una delle più buone mai assaggiate, anche in Italia!
8. da Battambang a Siem Reap in barca sul Tonle Sap
Ci gustiamo l’ultima colazione preparata con cura da Serim e poi un tuk tuk driver, chiamato da Serim, viene a prenderci per accompagnarci a Battambang, dove avremmo trovato l’autobus ad aspettarci per portarci al molo dove ci imbarcheremo e navigheremo il Tonle Sap (affluente del Mekong) fino Siem Reap. Il molo si trova fuori città, per questo è previsto un trasferimento in bus per tutti i passeggeri.
All’inizio del viaggio in barca sul Tonle Sap siamo solo quindici passeggeri, ma lungo il tragitto la situazione cambia. Dai villaggi lungo il fiume salgono altre persone, intere famiglie cambogiane che raggiungono la nostra imbarcazione a bordo di piccole barchette. A volte, invece, siamo noi a fermarci per caricare provviste da consegnare nei villaggi. Un’esperienza di viaggio autentica e immersiva, che abbiamo raccontato in dettaglio in questo articolo.
Dopo ore di navigazione, arriviamo a Siem Reap e scopriamo subito uno dei piccoli “trucchi” del sistema locale. Il molo è lontano dal centro e, anche provando a chiamare un tuk tuk con le app PassApp o Grab, nessuno arriva. Gli unici disponibili sono quelli sul posto, con tariffe decisamente più alte per i turisti.
Raggiungiamo finalmente il nostro hotel, il Pavillon Indochine Boutique, un bellissimo hotel dove avevamo prenotato quattro notti, che poi sono diventate cinque. Dopo un po’ di relax e una rinfrescata, usciamo per esplorare la città.
Appena fuori dall’hotel, incontriamo un tuk tuk driver, Paul, che ci propone di andare già subito ad Angkor per l’ora del tramonto. Il nostro biglietto per i templi parte dal giorno successivo, ma scopriamo che è possibile l’ingresso già la sera prima. Senza pensarci troppo, accettiamo e ci facciamo portare a Phnom Bakheng, il nostro primo tempio di Angkor, avvolto dai colori caldi del tramonto.
Dopo il tramonto, Paul ci lascia in città, dove ci immergiamo nell’atmosfera vivace dell’Old Market e concludiamo la giornata con una cena con piatti tradizionali khmer al Khmer Kitchen, locale consigliatoci dal nostro tuk tuk driver.
9. Angkor dall’alba
La nostra giornata inizia prestissimo. Alle 5 in punto il tuk tuk driver, che avevamo contattato già dall’Italia, arriva puntuale per portarci ad Angkor Wat. Il buio avvolge ancora la giungla cambogiana mentre ci dirigiamo verso il tempio più iconico dell’intero complesso. Non siamo soli: centinaia di persone si sono radunate, insieme a noi, per assistere allo spettacolo dell’alba. Ma, nel silenzio dell’attesa quando lentamente il cielo si inizia a colorare di rosso, riusciamo quasi a ignorare la folla, mentre, tra le luci dell’alba, iniziamo a intravedere la maestosa silhouette di Angkor Wat riflessa nel laghetto antistante. Un momento magico.
Dopo aver ammirato il sorgere del sole, entriamo nel tempio per esplorarne gli interni. Patrimonio dell’Unesco e simbolo della Cambogia, Angkor Wat è un capolavoro architettonico con bassorilievi dettagliati e lunghi corridoi adornati da sculture di apsara. Ci perdiamo tra le gallerie e le torri imponenti, cercando di immaginare quanto doveva essere imponente durante i suoi fasti splendori.
Terminata la visita, facciamo colazione con il pasto al sacco preparato dal nostro hotel, gustandolo direttamente tra le rovine. Poi riprendiamo il nostro tour, pronti a scoprire altri tesori del sito archeologico.
Prima tappa: il South Gate di Angkor Thom, con il suo imponente ingresso sorvegliato da enormi volti di pietra. Entriamo nel cuore di Angkor e visitiamo il Bayon Temple, uno dei templi più affascinanti dove decine di volti enigmatici sono scolpiti nella pietra e ci osservano da ogni angolazione, creando un’atmosfera quasi mistica.
Proseguiamo con Chau Say Tevoda e il suo tempio gemello, Thommanon, entrambi più piccoli ma decorati con raffinati dettagli scolpiti. Poi affrontiamo la ripida salita fino alla cima di Ta Keo, un tempio incompiuto ma imponente, costruito interamente in blocchi di arenaria.
Arriva finalmente il momento del tempio che ci ha colpito di più: Ta Prohm. Non volevamo più andarcene da qui.
Sembrava di essere finiti dentro un film d’avventura, immersi nel set cinematografico di Indiana Jones o Tomb Raider. Radici mastodontiche di alberi di ficus e kapok si avvinghiano alle antiche pietre, inglobando colonne e porte in un intreccio spettacolare tra natura e architettura.
L’atmosfera qui è surreale, quasi magica. Ogni angolo è sorprendente: porte che si aprono su muri di radici, cortili invasi da muschio e liane che pendono come tende sopra i passaggi. È stato uno dei momenti più intensi di tutto il tempo trascorso ad Angkor. Questo tempio da solo vale il viaggio fin qui.
Continuiamo la visita di Angkor con il Kravan Temple, un tempio più semplice e meno impressionante rispetto agli altri, ma con alcune interessanti incisioni in mattoni all’interno.
Appena usciti dal tempio, il nostro tuk tuk driver ci guarda e ci dice che è ora di rientrare in hotel. Eh? Davvero?
Noi pensavamo di restare fino al tramonto, ma il nostro tuk tuk driver ci dice che lui lavora o dall’alba o fino al tramonto, non entrambi. Lo capiamo, dodici ore di lavoro sono tante, ma ci avrebbe fatto comodo saperlo prima. Noi pensavamo di restare fino alla fine della giornata. Un po’ delusi – perché non avevamo definito i tempi, solo il prezzo – accettiamo la sua decisione e torniamo in hotel, lasciandoci alle spalle Angkor prima che il sole cali. Purtroppo neanche Paul, il tuk tuk driver dell’albergo, è disponibile, quindi non ci resta che rilassarci in piscina e concludere la giornata con una deliziosa cena cambogiana nel nostro hotel.
10. Angkor fino al tramonto
Oggi niente sveglia all’alba: ci concediamo una mattinata più rilassata. Ci godiamo una colazione senza fretta nel nostro hotel e alle 10:30 il nostro tuk tuk driver ci viene a prendere per portarci ad esplorare altri templi di Angkor.
La prima tappa è il Pre Rup, un tempio-montagna in laterite e arenaria, con una scalinata ripida che porta alla cima. Si dice che questo tempio fosse usato per le cremazioni, ma il vero scopo non è certo.
Proseguiamo con l’Eastern Mebon, un tempio simile al Pre Rup ma con un dettaglio unico: ai quattro angoli delle sue terrazze si trovano enormi statue di elefanti in pietra, perfettamente conservate. Il tempio sorgeva originariamente su un’isola artificiale, ma oggi il bacino d’acqua che lo circondava si è prosciugato.
Arriviamo poi al Ta Som, famoso per le sue porte decorate e per l’enorme albero strangolatore che ha inglobato l’ingresso posteriore. Qui la natura ha preso il sopravvento, creando uno scenario spettacolare, meno affollato rispetto a Ta Prohm ma altrettanto suggestivo.
Il Neak Pean è diverso dagli altri templi: si trova su un’isola al centro di un bacino d’acqua. Per raggiungerlo attraversiamo una lunga passerella in legno che sembra sospesa sull’acqua, circondata da alberi e ninfee. Il tempio in sé è piccolo e meno impressionante, ma il percorso per arrivarci è davvero suggestivo.
Ultima tappa della giornata prima del tramonto: Prah Khan, un tempio grande e labirintico, con lunghi corridoi in rovina e porte scolpite che si aprono una dopo l’altra. Qui ci sentiamo di nuovo dentro un film d’avventura, camminando tra colonne di pietra e radici che si insinuano nelle pareti.
Oggi l’abbiamo concordato prima e riusciamo a concludere la giornata con il tramonto, torniamo ad Angkor Wat!
L’atmosfera è completamente diversa rispetto alla mattina: la luce dorata illumina le torri del tempio, creando riflessi incredibili. Qui facciamo un incontro particolare: le scimmie. Abituate alla presenza dei turisti, si avvicinano curiose per cercare cibo, alcune in modo anche un po’ insistente!
Finito il nostro tour ad Angkor il nostro tuk tuk driver ci porta a Siem Reap. Per cena scegliamo il “Easy Speaking”, un ristorante vivace dove ordiniamo un classico della cucina cambogiana: il khmer hot pot. Si tratta di una pentola di brodo bollente servita al tavolo, dove ognuno può cuocere carne e verdure fresche a piacere. Un’esperienza conviviale e divertente, perfetta per concludere la giornata.
Accompagniamo il tutto con birra locale e concludiamo con un dolce tipico: il mango sticky rice. Questo dessert delizioso è composto da riso glutinoso cotto nel latte di cocco, servito con fettine di mango maturo e un tocco di zucchero di palma. Un mix perfetto tra dolcezza e cremosità, che ci lascia un ricordo indimenticabile dei sapori della Cambogia.
Per approfondire
11. Beng Mealea e Banteay Srei
Oggi è il mio compleanno, e cosa c’è di meglio che trascorrerlo tra i templi della Cambogia? Per questa giornata speciale abbiamo deciso di esplorare i templi più lontani, fuori dal circuito classico di Angkor. Abbiamo prenotato un driver tramite il nostro hotel e, puntuale alle 8 del mattino, la nostra guida arriva pronta a partire.
Ad attenderci c’è una sorpresa: un minivan con aria condizionata tutto per noi! Un vero lusso, considerando il caldo soffocante di queste zone.
La prima tappa è Beng Mealea, dove arriviamo alle 9 e un quarto e non c’è ancora nessuno. Questo tempio ci incanta fin dal primo istante. Avvolto dalla giungla, con alberi e radici che si intrecciano tra le antiche rovine, sembra uscito da un romanzo. Non a caso, è stato scelto come location per il film Due fratelli di Jean-Jacques Annaud.
Se Ta Prohm ci aveva conquistato, Beng Mealea lo supera di gran lunga: qui la natura ha davvero preso il sopravvento, e l’assenza di folle rende l’esperienza ancora più autentica. In più non abbiamo il tempo contato quindi possiamo perdere nel tempio e scoprire tutti gli angoli nascosti.
Qui le radici hanno avvolto persino le passerelle realizzate per le riprese del film nel 2003. Sono passati solo pochi anni, eppure la natura si è già ripresa tutto. Le radici, potenti e inarrestabili, inglobano ogni cosa: passerelle, pietre, colonne… perfino questo tempio millenario, costruito nella prima metà del XII secolo durante il regno di Suryavarman II.
Più volte ci fermiamo, avvolti dal silenzio più totale, solo per assaporare l’atmosfera sospesa di un luogo che sembra essersi staccato dal tempo. Questo è stato, senza dubbio, il miglior regalo di compleanno che potessi immaginare. Siamo rimasti qui quasi tre ore, e non saremmo più andati via.
Ma, se vogliamo vedere anche Banteay Srei dobbiamo andare. Il tempio di Banteay Srei si trova a circa un’ora e mezza di distanza da Beng Mealea ma è sulla strada del ritorno verso Siem Reap.
Questo tempio è un piccolo gioiello architettonico conosciuto come il Tempio delle Donne per la delicatezza delle sue incisioni. A prima vista non sembrava così particolare, ma appena varcato l’ingresso capiamo perché è considerato unico: i bassorilievi in arenaria rosa sono tra i più dettagliati e raffinati di tutta Angkor. Scene mitologiche e figure danzanti decorano le pareti con una precisione incredibile.
Restiamo qui per due ore e mezza, ammirando e fotografando ogni dettaglio, lasciandoci affascinare dalla sua particolare bellezza.
Sulla strada del ritorno, il nostro autista si ferma in un piccolo banchetto locale di produzione di zucchero di canna. Qui ci mostrano il processo di lavorazione, dalla spremitura della canna fino alla cristallizzazione dello zucchero. Compriamo un po’ di zucchero da portare a casa, un dolce ricordo di questa giornata.
Senza chiederci nulla in più, il nostro autista decide di regalarci un’ultima esperienza indimenticabile: il tramonto sul Lago di Srah Srang. Qui trascorriamo un po’ di tempo con lui e alcuni bambini cambogiani, giocando e chiacchierando con loro. Le luci dorate si riflettono sull’acqua, creando un’atmosfera magica.
Tra una chiacchiera e l’altra, il nostro autista ci racconta una storia che ci ha lascia con un senso di tristezza: molte famiglie che da generazioni vivevano vicino ad Angkor Wat stanno per essere sfrattate. Il governo sta spostando interi villaggi fuori dal sito Unesco perché le case “non si integrano con il contesto storico”. Ogni giorno, camion carichi di militari portano via intere famiglie, costringendole ad abbandonare la loro terra natia. Un racconto che ci colpisce profondamente e ci fa riflettere sul prezzo del turismo e della conservazione del patrimonio.
Dopo il tramonto, il nostro autista ci invita a casa sua, dove conosciamo la sua famiglia e condividiamo con loro una cena semplice ma speciale. Ci prepara i Banh Chao, una sorta di crêpe croccante di riso e curcuma, ripiena di carne di maiale, gamberi, germogli di soia e erbe fresche. Ci spiega come si mangiano (potete vedere in questo video) avvolgendo il ripieno in foglie di lattuga con erbe locali, accompagnandoli con una salsa di pesce dolce e piccante. Un piatto delizioso e autentico, che non dimenticheremo mai.
Dopo questa splendida serata, il nostro driver ci riporta in hotel. Ma la notte non è ancora finita: chiamiamo un tuk tuk e andiamo in centro per festeggiare il mio compleanno.
La nostra destinazione è Miss Wong, un cocktail bar in stile rétro consigliatoci da Ketty e Alessandro del Ristorante Italiano di Battambang. Qui brindiamo con due ottimi cocktail e qualche stuzzichino, concludendo la giornata in bellezza.
12. nel tempio di Angkor in bicicletta
Per questa giornata dedichiamo di noleggiare due city bike per esplorare i templi di Angkor in totale libertà.
Pedalare tra le rovine immerse nella giungla è un’esperienza unica: l’aria è calda ma il vento leggero ci rinfresca mentre percorriamo i sentieri sterrati tra i templi. Angkor Thom, l’antica capitale dell’Impero Khmer, è un vero museo a cielo aperto, e in bicicletta ci godiamo ogni angolo senza fretta.
La prima tappa è Tep Pranam, un tempio meno conosciuto ma dall’atmosfera suggestiva. Qui troviamo una grande statua di Buddha in posizione meditativa, circondata da colonne in rovina. Il silenzio e la tranquillità del luogo lo rendono perfetto per una breve sosta.
Proseguiamo verso la Terrace of the Leper King, una terrazza decorata con intricate sculture in bassorilievo. Il nome deriva da una statua che si pensava rappresentasse un re malato di lebbra, ma il vero significato rimane avvolto nel mistero. Le incisioni raffigurano divinità e creature mitologiche, creando un effetto visivo incredibile.
A pochi passi si trova la maestosa Terrazza degli Elefanti, una lunga piattaforma che un tempo serviva come punto d’osservazione per le cerimonie reali. Qui ammiramo gli enormi elefanti scolpiti nella pietra, ancora perfettamente visibili nonostante il passare dei secoli. Immaginiamo come doveva essere questo luogo ai tempi dell’Impero Khmer, con processioni e spettacoli davanti al re.
Ci fermiamo poi al Phimeanakas, un antico tempio a forma di ziggurat, con ripide scalinate che portano alla cima. Secondo la leggenda, qui viveva un serpente sacro che appariva ogni notte sotto forma di donna per incontrare il re. La struttura è imponente e, nonostante la salita sia impegnativa, il panorama dall’alto merita la fatica.
Raggiungiamo, infine, il Baphuon, uno dei templi più spettacolari di Angkor. Costruito su più livelli e collegato da una lunga passerella rialzata, sembra quasi un’antica piramide khmer. Al suo interno, nasconde una sorpresa: un enorme Buddha reclinato scolpito direttamente nella pietra del tempio, visibile solo osservandolo con attenzione da lontano.
Nel pomeriggio ci troviamo davanti al Bayon, ma invece di fermarci qui, decidiamo di pedalare fino al South Gate per ammirarlo al tramonto. La luce dorata che illumina le imponenti teste di pietra scolpite sopra il portale crea un contrasto spettacolare con il cielo che si tinge di arancio e rosa.
Torniamo in hotel per una doccia rinfrescante e poi riconsegnamo le bici. Per cena, scegliamo un’opzione diversa dal solito: ci fermiamo da Big Boy Burger, un locale perfetto per un pasto sostanzioso dopo una giornata intensa.
13. ultimo giorno tra i templi di Angor e partenza per Kampot
Sveglia presto, prepariamo i bagagli e ritiriamo il nostro box colazione, pronti per l’ultima giornata tra le meraviglie di Angkor. Alle 7 esatte siamo già in tuk tuk, diretti verso un luogo speciale: Ta Prohm.
Ci siamo talmente innamorati di questo tempio che vogliamo rivederlo con meno gente, nel silenzio della mattina. E questa si rivela la scelta giusta: con pochi turisti intorno, possiamo goderci ogni angolo con calma, ascoltando solo i suoni della giungla che avvolge le rovine. Ci perdiamo nuovamente tra le radici gigantesche che si intrecciano alle mura, esploriamo le gallerie in rovina e ci lasciamo trasportare dall’atmosfera da film d’avventura. Restiamo qui altre tre ore, senza mai stancarci della sua bellezza.
A mezzogiorno, il nostro tuk tuk driver ci porta al Kravan Temple, un piccolo tempio costruito in mattoni rossi. Nonostante le dimensioni ridotte, la luce del sole di mezzogiorno lo illumina perfettamente, mettendo in risalto le splendide statue scolpite nelle nicchie all’interno delle torri.
Da qui, proseguiamo verso i Roluos Temples, un complesso di tre templi situati a sud di Siem Reap, tra i più antichi di Angkor. Visitiamo Prasat Bakong, il più grande, con la sua struttura piramidale che ricorda un tempio-montagna; e i più piccoli Preah Ko e Prasat Prey Monti. Questi templi non sono grandiosi come quelli di Angkor ma qui si respira un’atmosfera diversa, lontana dal turismo di massa, e possiamo apprezzarli più tranquillamente.
Torniamo nuovamente ad Angkor, questa volta per esplorare Ta Nei, un piccolo tempio isolato nella giungla, raggiungibile solo attraverso una strada sterrata. Poco visitato, ci regala l’ultima dose di avventura, con le sue pietre crollate ricoperte di muschio e i suoni della foresta tutt’intorno.
Concludiamo la giornata con il tramonto da Phnom Bakheng, l’ultima vista mozzafiato sui templi di Angkor prima di salutare questo luogo magico.
Rientriamo in hotel per una cena rilassante preceduta da un cocktail per brindare alla fine di questa straordinaria esperienza. Un ultimo sguardo a Siem Reap, e siamo pronti per la prossima avventura: autobus notturno da Siem Reap a Kampot.
14. Kampot e Kep
Dopo un viaggio notturno abbastanza tranquillo, arriviamo a Kampot di prima mattina. L’autobus è un modello auto-costruito, non proprio il massimo del comfort, ma siamo comunque riusciti a riposare.
Raggiungiamo l’Hotel Five.S, che si trova a pochi passi dalla fermata dell’autobus. Al nostro arrivo, ci accolgono con un succo di limone fresco e asciugamani rinfrescanti, un gesto che apprezziamo particolarmente dopo il viaggio. La nostra stanza è già pronta, quindi possiamo fare subito un rapido check-in e rilassarci un attimo prima di iniziare la giornata.
Appena pronti e rinfrescati, saliamo sul tuk tuk prenotatoci dall’hotel, pronti per andare ad esplorare i dintorni di Kampot e Kep. Durante il tragitto attraversiamo distese di piantagioni di riso e di soia, con la vista sulle montagne che rendono il panorama ancora più suggestivo.
La prima tappa è il Secret Lake, un lago artificiale circondato da una natura rigogliosa, creato ai tempi del regime Khmer Rouge per irrigare i campi. L’atmosfera è tranquilla, perfetta per una breve sosta prima di raggiungere una delle attrazioni più interessanti della zona: La Plantation, una delle piantagioni di pepe più famose della regione.
Qui partecipiamo a una visita guidata tra le coltivazioni, scoprendo i diversi tipi di pepe di Kampot, considerato uno dei migliori al mondo. Il tour è molto interessante: ci spiegano il processo di coltivazione e lavorazione e ci fanno assaggiare diverse varietà di pepe, dal nero al rosso fino al delicato pepe bianco.
Proseguiamo verso una grotta nascosta, un piccolo tempio scavato nella roccia, poi ci dirigiamo a Kep, la località costiera famosa per il granchio al pepe verde, una vera specialità locale. Pranziamo al ristorante Kimly, uno dei più rinomati per il pesce fresco, e naturalmente ordiniamo il granchio alla griglia con pepe verde. Il sapore è incredibile: la dolcezza del granchio si sposa perfettamente con il gusto deciso e aromatico del pepe di Kampot.
In serata rientriamo in hotel, dove ci concediamo un po’ di relax prima di uscire di nuovo per goderci una cena tipica in un ristorante cambogiana vicino al nostro hotel.
15. in bicicletta in giro per Kampot
Dopo una tranquilla colazione in hotel, decidiamo di visitare i dintorni di Kampot in bicicletta, un modo perfetto per immergerci nell’atmosfera tranquilla di questa cittadina e godercela con più calma. Noleggiamo due bici e partiamo alla scoperta di Kampot e della sua campagna.
La prima tappa la facciamo in centro, dove carichiamo un’agenzia per acquistare i biglietti per l’autobus per andare a Sihanoukville e per il traghetto per raggiungere l’isola di Koh Rong Sanloem. Con nostra sorpresa, troviamo un’agenzia che offre un pacchetto più comodo di quelli trovati online: pick-up direttamente dall’hotel e arrivo al molo, evitando fermate intermedie negli uffici delle compagnie di trasporto. Un’ottima soluzione che ci semplificherà gli spostamenti!
Sistemata la parte organizzativa, riprendiamo le bici e ci dirigiamo verso l’isola dei pescatori, attraversando strade sterrate, risaie e piccoli villaggi rurali. La pedalata è piacevole, con il fiume Kampot sempre vicino a noi e un’atmosfera rilassata. Arrivati sull’isola, ci fermiamo a osservare la vita quotidiana dei pescatori: le barche colorate ormeggiate lungo il fiume, le reti stese al sole, le case in legno su palafitte e il ritmo lento della giornata, scandito dal lavoro e dalle maree.
Proseguiamo poi verso le saline, una delle attività storiche della zona. Qui il paesaggio cambia: vasche d’acqua riflettono il cielo, creando giochi di luce affascinanti, mentre i lavoratori raccolgono il sale con metodi tradizionali, spostandolo in grandi cumuli. Il contrasto tra le distese bianche di sale e il blu del cielo è davvero spettacolare, e ci fermiamo a scattare qualche foto prima di rientrare in città.
Rientrati in città decidiamo di concederci una pausa relax da Kampot Pie & Ice Cream Palace, un locale rinomato per la sua Lemon Pie. Ovviamente, non possiamo resistere alla tentazione e la proviamo, sofficissima e che, dire, deliziosa!
Dopo una giornata intensa in giro per Kampot, avremmo voluto concluderla con un tour in barca sul fiume per vedere le lucciole, ma il meteo aveva altri piani per noi. Un temporale improvviso ci costringe a rifugiarci in un locale, dove ceniamo, aspettando che la pioggia smetta. Ma il temporale non accenna a fermarsi e continua senza sosta per tutta la sera. Tra una schiarita e l’altra riusciamo a tornare in hotel, e poco dopo ricomincia a piovere a dirotto. Non era la serata giusta per le vedere le lucciole, sarà per la prossima volta!
16. da Kampot a Koh Rong Samloen
La giornata inizia presto con una colazione in hotel, prima di essere prelevati dal minibus che ci porterà al porto. Siamo i primi a salire, ma lungo il tragitto il mezzo si riempie rapidamente, soprattutto di viaggiatori tedeschi e francesi. Le strade, in alcuni tratti dissestate, rendono il viaggio un po’ movimentato, ma nonostante tutto arriviamo al porto senza problemi.
La partenza subisce qualche ritardo, ma il trasferimento via mare è piacevole e, una volta a Koh Rong Sanloem, ci accoglie un ragazzo del resort. Scopriamo che il nostro alloggio è a pochi minuti a piedi dal molo, quindi l’accoglienza è più una cortesia che una vera necessità.
Dopo il check-in, ci godiamo un po’ di relax prima di avventurarci verso uno dei luoghi più suggestivi dell’isola: Lazy Beach. Per raggiungerla, percorriamo un sentiero immerso nella vegetazione che in circa 30 minuti ci porta dall’altra parte dell’isola. Qui ci aspetta una spiaggia paradisiaca, con sabbia dorata e un mare calmo che riflette i colori del tramonto.
Ci fermiamo a goderci il momento con un aperitivo mentre il sole si tuffa nell’oceano, colorando il cielo di sfumature incredibili.
Quando il sole è ormai sparito all’orizzonte, torniamo al nostro resort, completando il percorso al crepuscolo. Dopo una doccia rinfrescante, usciamo per esplorare i ristoranti dell’isola, alla ricerca di un posto dove cenare.
Troviamo un locale con un’atmosfera rilassata e cocktail a buon prezzo, quindi decidiamo di fermarci. Ordiniamo un margarita, un mango tai e una porzione di patatine fritte, godendoci la brezza marina e l’atmosfera informale del posto. Più tardi, aggiungiamo anche birra e riso con ananas e pollo, un piatto dal sapore dolce e speziato, perfetto per concludere la giornata.
Torniamo in camera, pronti per una notte di riposo, cullati dal suono delle onde e dall’idea di avere ancora tante bellezze da scoprire su quest’isola.
17. Koh Rong Samloen
La giornata inizia con una colazione sulla spiaggia del resort, con il suono delle onde che accompagna il nostro primo pasto della giornata. Il panorama è spettacolare: il mare calmo, la sabbia dorata e la tranquillità dell’isola ci fanno subito dimenticare qualsiasi fretta.
Dopo colazione, partiamo con l’intenzione di raggiungere Sandy Beach, ma quando arriviamo davanti al Samloem Lagoon Resort, ci fermano per avvisarci che la strada non è sicura a causa dell’alta marea. Con un cambio di programma improvvisato, torniamo indietro fino al Dolphin Bay e decidiamo di prendere il sentiero che porta al faro dell’isola.
Il sentiero per raggiungerlo si snoda attraverso la giungla, tra alberi secolari e suoni della natura, e ci regala una vera immersione nell’ambiente selvaggio dell’isola.
Dopo una camminata tra salite e tratti più impegnativi, arriviamo finalmente alla torre bianca del faro, che svetta sulla costa offrendo una delle viste più spettacolari dell’isola. Dall’alto si può ammirare il mare infinito, le spiagge nascoste e la vegetazione lussureggiante, con una prospettiva unica su Koh Rong Sanloem.
Dopo il faro, raggiungiamo Military Beach, una delle spiagge più belle dell’isola. L’acqua è cristallina, la sabbia è fine e, cosa ancora più rara, non c’è quasi nessuno. Il mare è irresistibile, così ci concediamo un bagno rinfrescante in questo angolo di paradiso ancora poco conosciuto.
Proseguiamo poi verso un’altra spiaggia meno nota, chiamata No Name Beach, situata dalla parte opposta rispetto a Military Beach. Anche qui la bellezza naturale dell’isola ci lascia senza parole: spiagge incontaminate, nessun rumore se non quello del vento tra le palme e l’acqua che accarezza la riva.
Nel pomeriggio, torniamo a Lazy Beach, dove ci fermiamo per una pausa rinfrescante, godendoci il panorama e il ritmo lento dell’isola.
Più tardi, rientriamo al resort per una doccia e poi ci dirigiamo a cena allo Sweet Restaurant, un locale perfetto per chi ama il pesce fresco. Qui ordiniamo un Red Snapper, un pesce tipico di queste acque, insieme a calamari e gamberi alla griglia, cucinati sul momento.
Appena iniziamo a mangiare, la pioggia inizia a scendere, ma fortunatamente dura solo dieci minuti e ci basta trasferirci sotto una tettoia per continuare la cena senza problemi.
18. Koh Rong Samloen
Dopo la colazione sulla spiaggia del resort, partiamo per una nuova avventura sull’isola: trovare le sculture khmer nascoste nella giungla. Il sentiero parte poco prima di Lazy Beach, sulla sinistra, subito dopo una casa con il tetto rotto. Ci addentriamo tra la vegetazione, seguendo il piccolo sentiero che si inoltra nella foresta.
Dopo un po’ di cammino, ecco apparire le misteriose sculture, incise nella pietra e parzialmente avvolte dalla natura. Il luogo ha un’atmosfera particolare, quasi mistica, come se il tempo si fosse fermato. Ci fermiamo ad osservare i dettagli scolpiti e a scattare qualche foto prima di rimetterci in marcia verso la Military Beach.
Questa volta raggiungiamo la Military Beach da un punto diverso, arrivando all’inizio della spiaggia e percorrendola fino al punto in cui eravamo stati ieri. Camminare lungo la riva, con l’acqua che sfiora i piedi e il mare cristallino davanti a noi, è un’esperienza rigenerante.
Ci concediamo un bagno rinfrescante, nuotando nelle acque calme e trasparenti di questa spiaggia poco frequentata.
Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in cammino e torniamo a Lazy Beach, dove ci fermiamo fino al tramonto, godendoci la tranquillità di questa spiaggia e la sua atmosfera rilassata. Due aperitivi sorseggiati al bar vista mare… e davvero, cos’altro si può desiderare dalla vita?
Dopo il tramonto, torniamo al resort per una doccia rinfrescante, poi usciamo per cena. Per l’ultima sera sull’isola, scegliamo il Sara Resort, un posto perfetto per un pasto a base di pesce fresco. Il pesce, grigliato al momento, ha un sapore eccezionale e si sente tutto il profumo del mare.
Per approfondire
19. da Koh Rong Samloen a Phnom Penh
Dopo l’ultima colazione sull’isola, ci dirigiamo al molo per prendere il traghetto diretto a Sihanoukville. Il mare non è dei più calmi e il tragitto si rivela piuttosto movimentato… diciamo solo che non è stato il nostro viaggio più piacevole!
Sbarcati a Sihanoukville, ci dirigiamo a piedi verso la stazione ferroviaria, camminando per circa un paio di chilometri in una zona decisamente poco pedonale, con traffico intenso e nessun marciapiede. Non proprio l’ideale dopo un viaggio in barca un po’ turbolento, ma alla fine arriviamo.
Una volta in stazione acquistiamo i biglietti del treno per Phnom Penh e lasciamo i bagagli in custodia per qualche ora. In attesa della partenza, ci spostiamo verso il vicino centro commerciale, dove passiamo un po’ di tempo al fresco prima di tornare in stazione.
Il treno parte con un po’ di ritardo rispetto all’orario previsto, ma finalmente si parte verso la capitale. Il viaggio in treno tra Sihanoukville e Phnom Penh è lungo ma affascinante. Il treno avanza lentamente attraversando villaggi, mercati e zone rurali, in mezzo a scene di vita quotidiana che scorrono fuori dai finestrini.
In alcuni punti il treno sembra sfiorare le case e le bancarelle, mentre i bambini giocano a pochi metri dai binari. Il clacson è in funzione quasi continua, a segnalare il passaggio tra comunità che vivono praticamente sui binari.
Purtroppo, durante il viaggio, assistiamo a un evento drammatico: un uomo in motocicletta viene investito dal treno proprio davanti a noi – abbiamo raccontato la nostra esperienza in questo articolo. Il treno è rimasto fermo a lungo in attesa delle autorità. Nessuno dei passeggeri sapeva bene cosa stesse accadendo ma io avevo visto in diretta lo schianto perché stavo proprio guardando fuori dal finestrino in direzione della motocicletta.
È stato un momento scioccante per tutti ma per me ancora di più che ho visto l’incidente in diretta.
Una volta ripartiti il viaggio non è stato così spensierato come prima dell’incidente, ogni sirena di avviso del treno sembrava ricordarci l’accaduto. Purtroppo questo tipo di incidenti è abbastanza frequente in Cambogia – l’abbiamo scoperto una volta arrivati in città – infatti in campagna ci sono pochissimi passaggi a livello. E ovviamente dove c’è stato l’incidente non c’era.
Arrivati a Phnom Penh abbiamo raggiunto il nostro hotel, il Plantation Urban Restort & SPA, lo stesso hotel in cui eravamo stati a inizio viaggio, per una serata rilassante per cercare di non pensare troppo al triste episodio di oggi, che ovviamente non dimenticheremo mai!
20. Phnom Penh
Per il nostro ultimo giorno a Phnom Penh decidiamo di visitare il Royal Palace, che nei primi giorni del nostro arrivo era purtroppo chiuso al pubblico. Finalmente riaperto, possiamo esplorare questo straordinario complesso architettonico che è ancora oggi la residenza ufficiale del re della Cambogia.
Il palazzo, con i suoi tetti dorati e i dettagli raffinati in stile khmer, ci lascia senza parole. Passeggiamo tra giardini curati, padiglioni eleganti e templi ricoperti di mosaici, tra cui spicca la Pagoda d’Argento, famosa per il pavimento rivestito da migliaia di piastrelle d’argento puro e per custodire una statua del Buddha in smeraldo e oro massiccio.
Dopo una giornata passata tra arte, storia e cultura, ci concediamo un momento di relax molto speciale: una crociera al tramonto sul Mekong. Mentre la città si tinge di rosa e arancio, navighiamo lentamente lungo il fiume, ammirando Phnom Penh da una prospettiva diversa. Il contrasto tra i grattacieli moderni, i templi tradizionali e le case galleggianti crea un quadro affascinante e pieno di contrasti.
Per concludere la giornata, ci dirigiamo al night market, una tappa immancabile per chi visita la capitale. Qui ci immergiamo tra bancarelle di street food, profumi invitanti e colori vivaci. Ceniamo seduti su tappeti stesi a terra, come fanno i locali, assaggiando piatti tipici in un’atmosfera conviviale e autentica. Un modo perfetto per salutare Phnom Penh: tra cultura, tradizione e la vivacità della vita notturna locale.
21. Phnom Penh e volo di ritorno per l’Italia
Il nostro ultimo giorno in Cambogia inizia con una visita al Wat Ounalom, uno dei templi più importanti e antichi di Phnom Penh, affacciato sul fiume Tonle Sap. Il complesso, meno turistico rispetto ad altri, è un luogo tranquillo e spirituale, ideale per un momento di raccoglimento prima della partenza.
Proseguiamo poi verso il vivace Central Market, con la sua inconfondibile cupola gialla in stile art déco. Qui ci perdiamo tra bancarelle di ogni tipo: gioielli, souvenir, spezie, abiti e street food. È il posto perfetto per acquistare gli ultimi regali da portare a casa, e ovviamente non può mancare il pepe di Kampot, uno dei prodotti più pregiati della Cambogia.
Prima di lasciare la città, facciamo un’ultima tappa all’ufficio postale di Phnom Penh per acquistare i francobolli e inviare così le cartoline ad amici e parenti per raccontare ai nostri cari qualche momento di questo viaggio incredibile.
Arriva quindi il momento di lasciare la città, chiamiamo un tuk tuk con Grab per raggiungere l’aeroporto. Il traffico non manca, ma arriviamo con calma e senza fretta.
All’aeroporto, imbarchiamo i bagagli e ci avviamo verso il gate. Il nostro volo per Singapore ci aspetta, segnando la fine di questo meraviglioso viaggio in Cambogia, un paese che ci ha sorpresi con i suoi templi, la sua natura, le sue storie ma anche la gentilezza delle persone incontrate e conosciute nel paese e che difficilmente dimenticheremo. Bye Bye Cambodia!