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    • Bunker H: il rifugio dei nazisti nel cuore di Bolzano
      16-06-2022
    Sei qui: Destinazioni > Europa > Italia > Trentino Alto Adige > Bunker H: il rifugio dei nazisti nel cuore di Bolzano

    Bunker H: il rifugio dei nazisti nel cuore di Bolzano

    Quando abbiamo visitato il Bunker H di Bolzano non immaginavamo che i bunker e i rifugi antiaerei sarebbero, purtroppo, tornati d’attualità.

    Il bunker H, di cui vi parliamo oggi, è un rifugio sotterraneo che si trova proprio nel cuore di Bolzano ed è sconosciuto anche a molti bolzanini, così come le era per noi fino a qualche settimana fa.

    Contenuto dell'articolo nascondi
    Il Bunker H di Bolzano
    Dall’abbandono alla rinascita
    La prima volta al Bunker H: l’evento culturale
    La seconda volta al Bunker H: la visita guidata
    Il progetto Bunker Walls
    La leggenda delle anguille del film Siberia
    Le stalattiti del bunker
    La mostra di oggetti ritrovati nel bunker

    Il Bunker H di Bolzano

    A differenza di tanti rifugi antiaerei italiani, utilizzati dalla popolazione durante la seconda guerra mondiale, il Bunker H di Bolzano, è stato invece costruito per essere utilizzato dai tedeschi che si erano stabiliti in questa zona di Bolzano, Gries.

    Dovete sapere che i fianchi rocciosi della conca bolzanina, nonché del Monte di Mezzo, che separa l’Oltradige dalla Bassa Atesina, sono costituiti da rocce porfiriche formatesi più di 270 milioni di anni fa dalla solidificazione di materiali incandescenti provenienti dalle viscere della terra.

    Ed è proprio sotto queste rocce dure che è stato scavato il Bunker H tra il 1943 e il 1944. Si parla di più di 7.000 metri quadrati di porfido, fatto dapprima saltare con la dinamite dai soldati tedeschi e trasportati poi fuori, dai prigionieri del lager di Bolzano, con delle carriole. Per ogni metro cubo di materiale era necessario caricare 25 carriole e trasportarlo fuori dalla galleria; un lavoro durato mesi!

    Durante la guerra, il Bunker H era utilizzato come deposito di munizioni e viveri ma anche per ripararsi dai bombardamenti. Le stanze più vicine all’ingresso, che si trova in via Fago a Bolzano, erano attrezzate come delle vere e proprie case blindate. Nel corridoio principale si possono ancora vedere a tratti le piastrelle utilizzate per pavimentare il bunker.

    Alla fine della guerra, con la liberazione da parte degli americani, i pochi nazisti sopravvissuti sono tornati in Germania e il bunker fu abbandonato e, in qualche modo, anche dimenticato dalle autorità comunali.

    piastrelle bunker H

    Dall’abbandono alla rinascita

    Per lungo tempo, dopo l’abbandono. il Bunker H venne utilizzato abusivamente da chiunque avesse coraggio per entrarci: dai senzatetto, da chi voleva fare un party “non autorizzato” o dai ragazzini del quartiere che lo utilizzavano come prova di coraggio. Finché un giorno del 2013 la Cooperativa Talia di Bolzano decise di prendere in affitto il Bunker per farlo rinascere.

    All’inizio era in pessime condizioni. E’ stato solo grazie al presidente dell’associazione, Gino Bombonato, che, con l’enorme lavoro dei volontari della cooperativa, ha trasformato questo luogo abbandonato a se stesso in una nuova area sociale a disposizione della collettività.

    Oggi tutti noi possiamo, non solo visitare, ma anche prendere parte ad eventi musicali e culturali che vengono organizzati all’interno del Bunker H.

    La prima volta al Bunker H: l’evento culturale

    La prima volta che siamo entrati al Bunker H è stato proprio in occasione di un evento culturale. Era il 27 gennaio 2022, giorno della Memoria. In quell’occasione un’altra cooperativa giovanile bolzanina, la Villa delle Rose, organizzava una serata per raccontare il loro Viaggio della Memoria, appena concluso, attraverso i luoghi più significativi della Shoah in Italia.

    Siamo entrati, accompagnati dai ragazzi della Cooperativa Talia, e non abbiamo avuto tempo di soffermarci in ogni singola “stanza” ma abbiamo percorso, illuminato solo dalle nostre torce, il lungo e buio corridoio che ci separava dalla “sala” centrale del Bunker H. In questa sala, che è quella dove vengono organizzati tutti gli eventi musicali e teatrali, non solo c’è un’acustica perfetta ma anche una temperatura perfetta, 13 gradi costanti in tutto il bunker sia in estate che in inverno.

    La sala era illuminata solo da candele e davanti al palco poche sedie per un ristretto pubblico, un’atmosfera magica resa ancora più magica dai racconti dei ragazzi della Villa delle Rose.

    Mentre arrivavamo alla sala principale abbiamo “sbirciato” nelle stanze poste ai lati della galleria principale perché qui, tra il 2020 e il 2021, decine di artisti di street art hanno realizzato delle opere meravigliose tutte da ammirare e conoscere in dettaglio. Sapevamo già di voler ritornare.

    La seconda volta al Bunker H: la visita guidata

    Durante la nostra prima visita avevamo preso accordi per partecipare alla visita guidata che si sarebbe tenuta qualche giorno dopo. Le visite guidate non vengono organizzate così frequentemente quindi, quando ci sono, bisogna prendere la palla al balzo e prenotare subito, i posti vanno a ruba!

    Arrivati all’ingresso del Bunker siamo stati dotati di caschetto protettivo e una torcia (perché non c’è la luce elettrica nel bunker) e siamo entrati dall’ingresso principale.

    Gli ingressi al bunker erano inizialmente sette ma gli altri sei sono stati tutti murati utilizzando il materiale estratto dallo scavo.

    Questa volta, a differenza della nostra prima visita, il lungo corridoio che porta alla sala centrale l’abbiamo percorso con molta più calma. Abbiamo avuto l’occasione di fermarci ad osservare le varie stanze create per ospitare i gerarchi tedeschi. Faceva un po’ effetto sapere che lì sotto i tedeschi si organizzavano per combattere una guerra in casa nostra.

    Una grande stanza è stata utilizzata per una bellissima mostra fotografica sui disastri che ha provocato in Trentino e in Alto Adige il ciclone Vaia.

    Altre stanze sono state utilizzate da artisti di Street Art per far riviere questi luoghi bui in un progetto chiamato “Bunker Walls” con le proprie ispirazioni.

    Il progetto Bunker Walls

    I primi murales del progetto “Bunker Walls” sono stati realizzati nel 2020 e raccontano il bunker attraverso i miti Greci.

    Iispirati dal luogo nel quale si sono ritrovati a realizzare le proprie opere, gli artisti hanno raccontato i mito del vaso di Pandora intraprendendo il viaggio della vita nel buio più totale come quello del Bunker dove si sa quello che ci si lascia alle spalle ma non si sa quello che si potrà trovare sul percorso, ma anche del mito di Persefone, realizzando un’opera ispirata alla dualità tra buio (la schiavitù) e luce (la libertà) e tanti altri miti greci tutti da scoprire.

    Il “Bunker Walls” 1.2 è stato invece realizzato nel 2021, sempre ad opera di artisti di Street art locali e non, ed ha ripercorso un viaggio attraverso i Miti Norreni (miti dei popoli scandinavi).

    Nei sei nuovi murales si può entrare in contatto con le leggende che il Bunker ha ispirato gli artisti, come la leggenda  di Odino che sacrificò il suo occhio per bere dal pozzo di Mimir o la leggenda di Yggdrasill, l’albero della vita. In questo murales gli artisti hanno rappresentato il mito norreno del serpente che morde le radici dell’albero della vita e le fa marcire. All’interno dell’opra hanno utilizzato degli arbusti e delle radici bagnate così da creare della vera muffa e rendere l’opera viva. Per rendere l’ambiente del Bunker parte dell’opra hanno rappresentato solo le radici dell’Yggdrasill contestualizzando così il disegno nel Bunker.

    Ad entrambe le opere bisognerebbe dedicare molto più tempo di quello che si riesce a dedicare durante una visita guidata al Bunker. Sappiamo che i ragazzi della Cooperativa Talia stanno pensando a delle visite dedicate. Molto interessante sarà tornare per analizzare insieme a loro ognuno dei murales presenti nel Bunker.

    Ecco qualcuno dei murales che abbiamo fotografato durante la nostra visita al Bunker H:

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    bunker walls murales
    bunker walls murales
    bunker walls murales
    bunker walls murales

    La leggenda delle anguille del film Siberia

    Una delle particolarità del Bunker H è che al suo interno c’è un laghetto naturale che è stato protagonista di un divertente episodio durante la realizzazione, nel 2018, del film Siberia del regista Abel Ferrara che ha scelto propri questo posto per girare una scena del film.

    La scena è questa: il protagonista Willem Dafoe doveva stare nel laghetto con una testa mozzata che galleggiava nel laghetto e una settantina di anguille che gli nuotavano intorno.

    La parte “divertente” di questa scena è l’aneddoto che sta dietro alla sua realizzazione. Dovete sapere che questo laghetto naturale non è sempre presente, non si sa come mai ma ogni tanto si svuota completamente. E puntualmente quand’è che si è vuotato? Proprio il giorno della delle riprese della scena! Di corsa, per rispettare i tempi della registrazione, hanno messo una guaina sul fondo del laghetto (per evitare che l’acqua scomparisse nuovamente) e con dei lunghi tubi hanno rimesso l’acqua nel laghetto ed immesso al suo interno le anguille.

    Al termine della registrazione, arrivata l’ora di riprendere le anguille, sembra che ne siano mancate all’appello sette che sono scappate tra le rocce del bunker. Ancora oggi, a distanza di anni da quel giorno, le anguille vivono nel laghetto del bunker cibandosi degli insetti che arrivano dall’esterno.

    Noi il film Siberia non l’abbiamo ancora visto ma l’abbiamo già messo nella lista dei film da vedere, non possiamo perdere la scena del laghetto!

    Il laghetto del Bunker H (location del film Siberia)

    bunker H laghetto

    Le stalattiti del bunker

    Nonostante il bunker sia scavato artificialmente nel porfido, una roccia dura e difficile da scavare, la natura sta pian piano riprendendosi il suo spazio.

    In alcuni corridoi del bunker, dove dall’esterno, l’acqua piovana è riuscita a farsi strada tra le rocce e pian piano si stanno formando delle sottili stalattiti che nel tempo, se opportunamente  preservate, si accresceranno. La visita guidata nel Bunker H arriva fino alle prime stalattiti e ovviamente, proprio per preservarle, non continua dove le stalattiti sono già maggiormente formate.

    La mostra di oggetti ritrovati nel bunker

    In una delle stanze del bunker è stata allestita una piccola mostra di oggetti rinvenuti nel Bunker. Ci sono monete, chiodi, bottoni ed altri oggetti probabilmente appartenuti ai tedeschi che vivevano qui durante la seconda guerra mondiale.

    Bunker H oggetti rivenuti

    La nostra visita al Bunker H di Bolzano termina qui. Ci auguriamo che vi sia piaciuta e che vi sia stata d’ispirazione per partecipare ad una delle visite guidate che vengono organizzate dai ragazzi della Cooperativa Talia.

    Se siete interessati vi lasciamo qui sotto i contatti per prenotare una visita con loro:

    • telefonando ai numeri 3391003619 o 3427462625
    • via mail a taliacoop@altice.it

    Maggiori informazioni le potete trovare sulla pagina Facebook del Bunker H o sulla pagina Facebook della Cooperativa Talia di Bolzano.

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    2 commenti
    1. Katia
      Katia dice:
      17/06/2022 in 16:40

      Ecco, ora ho un attività culturale in più da fare a Bolzano! Mi sa che ne avevo sentito parlare ma all’epoca mi sa che non era visitabile.

      Grazie per la segnalazione interessante

      Rispondi
    2. Martina Currà
      Martina Currà dice:
      25/07/2022 in 10:30

      Veramente interessante quest’articolo! Non sapevo dell’esistenza di un bunker sotteraneo a Bolzano ma a me che affascinano tutti i luoghi di preservazione storica piacerebbe sicuramente partecipare a uno dei tour guidati alla scoperta di questo posto! Trovo che il nostro compito sia quello di ricordare la storia affinchè non si ripeta e la conservazione di posti così va nella giusta direzione!

      Rispondi

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    Io sono Claudia, sono io che organizzo i viaggi, che scelgo le mete (quasi sempre), che gestisco il blog e scrivo gli articoli che state leggendo.

    Gabri è colui che mi sopporta in viaggio come nella vita di tutti i giorni. A lui piace guidare per cui nel viaggi on the road è lui che guida e, ogni tanto, quando glielo lascio fare, è anche quello decide anche la meta.

    Insieme viaggiamo da più di 15 anni e dopo il nostro primo viaggio in Giappone abbiamo capito che, se siamo sopravvissuti in un paese in cui quasi nessuno parlava inglese e dove la maggior parte dei cartelli stradali erano in una lingua incomprensibile, potevamo viaggiare in qualsiasi posto avremmo voluto e così abbiamo fatto e continuiamo a fare.

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