Asiago, Vicenza e dintorni in tre giorni
Una gita fuori porta di tre giorni tra Asiago, Vicenza, i luoghi storici della Grande Guerra, i tesori del Canova e del Palladio e tanto altro in questo nuovo articolo di Gianni che ci porta con lui e i suoi amici alla scoperta di questi luoghi tanto cari alla sua infanzia.
Tesori del Canova, santuari della Grande Guerra e tanto altro
Per visitare Asiago, Vicenza e dintorni tre giorni sono pochi, ma, se ben preparati ed organizzati, possono diventare piacevoli e ricchi di belle sorprese.
Siccome il tempo non ci manca definiamo tutto nei minimi particolari. Stabiliamo orari di partenza, soste e ristoranti per pranzi e cene. Ma non solo, anche tutte le visite e gli ingressi assicurandoci preventivamente degli orari di apertura e chiusura.
Così il programma di viaggio prende forma e diventa sostanza.
Asiago
Partiamo alle 6:00 del mattino con destinazione Asiago: 390Km da casa.
Arrivo programmato alle 10:30, sosta compresa. Alle 10:15 (persino in anticipo) scendiamo dall’auto davanti al grandioso Sacrario della prima guerra mondiale.
Camminiamo all’interno in silenzio ed in raccoglimento; gli occhi cercano cognomi a noi noti.
Nel sacrario riposano i resti di 54.286 caduti italiani ed austro-ungarici di cui 33.253 ignoti. Il Sacrario non raccoglie le salme di tutti i caduti sull’altopiano durante la Grande Guerra, ma solo una parte. I dispersi sull’altopiano sono ancora migliaia: nella sola battaglia dell’Ortigara i dispersi furono 4.500; nell’Offensiva di primavera oltre 82.500.
Recentemente presso l’entrata è stata posta una targa trilingue (ebraico, italiano e tedesco) con la stella di Davide che ricorda come tra i vari caduti vi siano anche militari di origine ebrea.
Proseguiamo la visita alla ridente cittadina di Asiago, non più grande del nostro paese ma, che un tempo non troppo lontano, fu capitale della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, e lo si vede dalla sua pulizia degli stabili, dei balconi e, soprattutto, dai marciapiedi.
Campese a tutti i costi… ma perché Campese?
Dopo pranzo lasciamo Asiago per scendere nella Valsugana, alla destra del Brenta, in un paesino che i Cimbri, gli antichi abitanti dell’altipiano, chiamavano Kan Biese (Ai Prati) ed ora si chiama Campese.
Certamente vi chiederete: “cosa ci siete andati a fare in un posto che sulla cartina geografica del Veneto 1/1000 è grande come il puntino sopra la i?”
Vi basti pensare che per una settimana intera ho telefonato a tutte le ore al numero di telefono che si trova in internet cercando “Monastero di Santa Croce”.
Alla fine, stanco ma non disperato, cerco sull’elenco telefonico i numeri di telefono di Campese:
- il primo tentativo va a vuoto (era orario di cena, quindi la gente doveva essere in casa)
- al secondo tentativo risponde un signore: mi presento, chiedo scusa dell’ora, gli spiego … (in un articolo precedente “Venezia ai tempi del Coronavirus” scrivevo che i veneti sono intelligenti ed anche intuitivi) questo mi ferma dicendomi: “Le dò il numero della persona giusta”.
- Chiamo la persona giusta, risponde una signora: mi presento, chiedo scusa dell’ora, le spiego … “si fermi, le passo mio marito che è il Presidente”.
- Mi presento, chiedo scusa dell’ora, gli spiego … alle 11 di sera gli dico “guardi, domattina mi devo alzare alle 5 per partire, continuiamo domani”.
Il perché siamo andati a Campese, dove io ero stato 65 anni fa, vorrei lasciarvelo scoprire quando ci andrete anche voi. Sappiate solo che l’accoglienza al nostro arrivo ha ripagato la giornata di viaggio.
Visita al convento domenicano di Campese
Otello Fabris, presidente dell’Associazione Internazionale per gli Studi Folenghiani “Amici di Merlin Cocai” ci ha parlato della nascita del Convento Domenicano di Campese nel 1124 per opera dell’Abate Ponzio di Kluny.
Ha inquadrato il contesto storico e politico incentrato sul contrasto tra Imperatore e Papa, tra il desiderio di alcuni di seguire l’insegnamento di Cristo e la volontà di altri di difendere i propri interessi ed il proprio potere. Era il 1100, oggi questi contrasti non ci sono più, basta seguire i mesti richiami di un Papa di nome Francesco.
Ci apre le porte del Convento e della Chiesa, ci descrive lo stato di degrado nel quale questo complesso era caduto, e ci porta a visitare il singolare e antico Fonte Battesimale.
Infine ci soffermiamo sulla tomba di Teofilo Folengo, alias Merlin Cocaio, alias Limerno Pitocco.
Non certate chi era Teofilo Folengo, ma andate piuttosto a Campese, l’Associazione degli “Amici di Merlin Cocai” sarà felice di accogliervi.
Vi illustrerà in maniera magistrale questo compaesano di Virgilio.
Figlio di un nobile notaio, monaco benedettino, poeta goliardico e di spirito libero, inventore del latino maccheronico, contemporaneo di Martin Lutero, misconosciuto da molti, Teofilo Folengo fu inseguito ed incarcerato da altri, ma è stato un uomo che ha sempre detto “Pan” al pane e “Vin” al vino.
Bassano del Grappa
Nel tardo pomeriggio lasciamo Campese per Bassano del Grappa: una bellissima cittadina medievale in provincia di Vicenza duramente martoriata durante la Grande Guerra (se ne vedono ancora i segni).
Anche se in fase di ristrutturazione, sul ponte è sempre “possibile darci la mano”, perché, in fondo in fondo, siamo ancora un po’ romantici.
Per chi non conoscesse la storia del Ponte di Bassano, un canto popolare nato durante la grande guerra, probabilmente ad opera degli alpini che salutavano la propria bella prima di andare in battaglia, dice proprio:
“Sul Ponte di Bassano noi ci darem la mano ed un bacin d’amor…“
Il centro storico di Bassano è piccolo ma bello. Sebbene fosse martedì sera, era pieno di giovani seduti nei dehors, nelle piazze, sui gradini delle chiese che giungevano a frotte dalle strette vie che, a raggiera, si diramavano dalle piazze.
Se passate di qui verso sera vi consigliamo di fermarvi alla distilleria Nardini (la più antica d’Italia) che si trova proprio sul ponte di Bassano e provare l’aperitivo tipico: il mezzo e mezzo. Ordinate un Mes e Mes (mezzo e mezzo in veneto) così vi mimetizzerete con i bassanesi!
Possagno e il tempio del Canova
Il secondo giorno partenza da Bassano per Possagno, comune di poco più di 2 mila abitanti ai piedi del Grappa.
Qui visitiamo il Tempio Canoviano e la grandiosa gipsoteca allestita nella casa del Canova dove sono stati raccolti la maggior parte dei gessi e dei bozzetti delle sculture di Antonio Canova e anche i suoi disegni e dipinti.
Il Monte Grappa
Dopo le 11 trascino, letteralmente, via gli amici perché ci aspettava il Monte Grappa.
Se dovete (e prima o poi vi consiglio di farlo) salire sul Monte Grappa fatelo attraverso la SP148 (Generale Cadorna) o SL140 (Generale Giardino) che entrambe partono da Romano d’Ezzelino.
Noi siamo saliti da Fietta per via Sant’Andrea, una vecchia mulattiera che al Salto della Pecora si immette nella SP141 proveniente da Pederobba.
Tra il Salto delle Capra e l’innesto nella SP140 si gode un panorama incantevole, tra il verde dei pascoli di alta montagna incontrate grandi greggi di pecore, mandrie di mucche, si respira profumo di fiori e di formaggi.
Arrivati sulla cima, improvviso come quando si apre un sipario, si presenta il maestoso Sacrario. Con i suoi gradoni semicircolari sembra avvolgere come in un abbraccio la cima sino al sacello della Madonna del Grappa.
La giornata è di quelle da racchiudere nel cassetto dei ricordi.
Il cielo è terso come non mai. In basso le nubi bianche salgono dalle pendici del Grappa, dai colli che lo circondano quasi a nascondere le buche formate dalle numerose bombe e le trincee dei soldati Austroungarici ed Italiani che in diversi punti distavano un metro una dall’altra.
Marostica
Pranzo al Rifugio Bassano e discesa per la SP140 per arrivare a Marostica famosa soprattutto per la grande scacchiera che si trova appunto nella Piazza degli Scacchi.
Proprio in questi giorni si sarebbe dovuto giocare la famosa partita con personaggi viventi con costumi d’epoca rimandata al prossimo anno causa Covid.
Marostica è però anche famosa per le ceramiche, le ciliegie (le marosticane) e le sue mura che le fanno corona. Interessante, e da non perdere, è la visita al Castello Inferiore dove, nel sottotetto, è stato ricavato un ricco museo dei costumi utilizzati per le partite di scacchi.
Vicenza
Il terzo, e ultimo giorno, lo dedichiamo alla visita della città di Vicenza.
Come prima visita entriamo al Teatro Olimpico che Palladio, architetto veneziano del Rinascimento, progettò quando aveva già 72 anni (siamo nel 1580) e che il figlio Silla portò a compimento consegnandolo alla città nel 1583.
Vicino al Teatro Olimpico entriamo nella Chiesa di Santa Corona (la corona di spine messa sul capo di Gesù dai soldati romani per deriderlo) che custodisce, oltre ad altri dipinti importanti, un altare di un intarsio da lasciare a bocca aperta.
Il critico d’arte, Vittorio Sgarbi, l’ha definito il quadro più bello del mondo. “Un dipinto che è più natura che figura. In questo battesimo di Gesù da parte di Giovanni, il Bellini, nella distribuzione dei personaggi infatti, non travalica mai la presenza della natura, come se si trattasse di cantico delle creature, abbracciate dalle colline del paesaggio. Tutti siamo compresi in questa natura, anche quelli, che a loro danno, non credono in Dio.”
In Piazza dei Signori ammiriamo la Basilica Palladiana.
Entriamo nel bel Duomo e nella Chiesa di San Lorenzo. Davanti alla tomba del poeta Giacomo Zanella, ripasso nella mia mente una sua poesia che da giovane mi ha fatto pensare con trepidazione il giorno nel quale la terra, ancorata in un porto nascosto, ad un cenno divino parte “per un nuovo cammino”.
Dove parcheggiare a Vicenza
L’unico neo che incontriamo a Vicenza sono viabilità e parcheggi.
Il centro storico si trova in zona a traffico limitato (ZTL) ed i parcheggi costano 2 euro all’ora ma permettono la sosta di massimo un’ora. Nelle vicinanze sempre 2 euro all’ora e massimo 2 ore.
Un giovane vicentino ci viene in aiuto indicandoci il Parcheggio Fogazzaro. E’ abbastanza vicino al centro e non è necessario andarci ogni ora o ogni due a prolungare la sosta. Si entra e si esce solo passando la carta di credito.
Consigliamo quindi a chi deve recarsi in centro a Vicenza di andare direttamente qui: al Parcheggio Fogazzaro.
Conclusione
Tre giorni fantastici, intensi, ricchi per me di ricordi e per gli amici di emozioni.
Resteranno impressi nella nostra memoria i luoghi della Grande Guerra (dal Monte Grappa al Santuario di Asiago), il Ponte di Bassano che, anche se in ristrutturazione, racconta un pezzo della storia d’Italia, il tempio canoviano e il teatro di Palladio… ogni minuto del nostro viaggio è un pezzetto di memoria storica che ci portiamo a casa.
Tre giorni e 973 Km spesi bene!
Ci auguriamo che abbiate trovato interessante questo racconto di Gianni e che vi abbia incuriosito tanto da organizzare anche voi una gita nei dintorni di Asiago.
Noi lo ringraziamo di cuore per il tempo che ci ha dedicato e vi ricordiamo che, se anche voi volete cimentarvi nella scrittura di un articolo per noi o volete condividere una vostra avventura con tutti i nostri amici, ci potete contattare!
Saremmo felici di ospitarvi qui su Travel With The Wind!!
Itinerario molto ben strutturato che, tra storia e cultura, regala tre giorni di profonda riflessione.
Ho visitato anche io queste zone.. la gipsoteca a Possagno è qualcosa di unico..ed anche il tempio canoviano. Marostica e la sua piazza, Vicenza con il teatro e poi Bassano del Grappa.. splendidi luoghi. Noi siamo stati anche a Schiavon a fare visita alla distilleria di grappa Poli..se ti capita di tornare ti consiglio di andarci, organizzano ottime visite guidate.
Conosco bene questa zona perchè i miei nonni paterni erano originari proprio di Bassano. Più volte io e mio marito siamo tornati da quelle parti per visitare i luoghi che hai descritto così bene. Sono località adattissime per un weekend lungo o un anniversario e spero che molti altri abbiano presto la possibilità di visitarle.
Ora vivo a Vicenza, da giovane ho frequentato il liceo a Possagno, la terra del Canova. Avete fatto un bellissimo viaggio all’insegna di storia, natura e cultura. Io amo molto l’Altopiano di Asiago perché permette di fare bellissime escursioni ma anche di riprendere parte delle storia del nostro paese. Ora però ho una curiosità su Campese.. perché non ci sono ancora stata nemmeno io!