L’altopiano del Colorado tra cinema e realtà
Tra poco torneremo negli Stati Uniti, per la sesta volta – eh sì ci piacciano proprio gli States – e vedremo anche alcune meraviglie naturali che non avevamo ancora avuto modo di vedere nei nostri precedenti viaggi. Tra queste, il Colorado National Monument e il Joshua Tree National Park.
Visto che ero alle prese con le ricerche per questo viaggio ho pensato di scrivere questo articolo per parlarvi dell’altopiano del Colorado (Colorado Plateau), non tanto per raccontarvi le sue bellezze naturali, che penso conosciate tutti, ma per portarvi nel mondo del cinema, dove vi racconteremo alcuni dei film girati qui che hanno reso ancora più iconici questi meravigliosi scenari naturali.
L’altopiano del Colorado (Colorado Plateau)
L’altopiano del Colorado è una vasta regione che si estende su circa 337.000 km² tra gli stati di Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico.
Formatosi attraverso milioni di anni di processi geologici, l’altopiano del Colorado si caratterizza per un’altitudine media di 1.500-2.000 metri e presenta alcune delle formazioni rocciose più spettacolari al mondo, scolpite dall’erosione di fiumi, vento e ghiaccio.
Tra le sue meraviglie naturali più celebri spicca il Grand Canyon, scavato dal fiume Colorado in Arizona, con i suoi strati rocciosi multicolori che raccontano quasi 2 miliardi di anni di storia geologica. Nel territorio dello Utah si trovano diverse aree protette di straordinaria bellezza: il Parco Nazionale di Zion, con le sue impressionanti pareti di arenaria rossa; il Bryce Canyon, famoso per i suoi “hoodoos“, pinnacoli rocciosi dalle forme bizzarre; e Arches National Park, che ospita oltre 2.000 archi naturali di pietra, incluso il celebre Delicate Arch.
Altri luoghi meravigliosi sono la Monument Valley, al confine tra Arizona e Utah, con i suoi caratteristici monoliti di arenaria rossa che si ergono nel deserto, Mesa Verde in Colorado, dove antiche abitazioni rupestri dei nativi Pueblo si integrano perfettamente con il paesaggio naturale.
L’intero altopiano rappresenta un museo geologico a cielo aperto, dove l’interazione tra forze naturali e roccia ha creato un paesaggio unico al mondo, caratterizzato da canyon profondi, monumentali formazioni rocciose e un’incredibile varietà di colori che vanno dal rosso intenso al bianco, passando per sfumature di arancione e rosa.
In questo straordinario scenario naturale vivono da circa un millennio i Navajo, la più grande tribù di nativi americani negli Stati Uniti, con una riserva che copre oltre 70.000 km² dell’altopiano del Colorado tra Arizona, Utah e Nuovo Messico.
Oggi, circa 170.000 Navajo vivono nella riserva, mantenendo vive molte delle loro tradizioni culturali mentre affrontano sfide moderne come l’accesso all’acqua potabile e lo sviluppo economico.
La loro economia si basa sull’allevamento, l’artigianato tradizionale (in particolare i tappeti e i gioielli in argento e turchese) e, ovviamente ai giorni nostri, il turismo.
La Monument Valley, ad esempio, si trova all’interno della riserva Navajo, ed è gestita dalla tribù stessa e rappresenta non solo un’attrazione turistica ma anche un luogo sacro per i Navajo.
La cultura Navajo è profondamente legata al territorio dell’altopiano, che considerano sacro, e molti dei loro rituali e cerimonie tradizionali sono connessi al paesaggio naturale della regione.
L’altopiano del Colorado nella filmografia americana
L’altopiano del Colorado e i suoi spettacolari paesaggi hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia del cinema americano, in particolare nel genere western.
A partire dagli anni ’30, i registi hanno sfruttato la bellezza drammatica di questi luoghi per creare scenografie naturali di impatto visivo straordinario.
John Ford fu tra i primi a riconoscere il potenziale cinematografico della Monument Valley, trasformandola in un’icona del cinema western attraverso film come “Ombre Rosse” (1939). I paesaggi dell’altopiano sono diventati così riconoscibili da trascendere il genere western, apparendo in film di fantascienza, d’avventura e drammatici.
Il Grand Canyon, gli archi naturali dello Utah e le formazioni rocciose del Bryce Canyon hanno fornito lo sfondo per centinaia di produzioni cinematografiche, dai classici di Hollywood ai blockbuster contemporanei. Queste location non fungono solo da sfondo scenico, ma spesso diventano veri e propri personaggi che influenzano la narrazione, simboleggiando la vastità della frontiera americana, la solitudine, la sfida dell’uomo contro la natura o la spiritualità dei nativi americani.
L’impatto di questi paesaggi sul cinema è stato così significativo che molti siti sono diventati mete di turismo cinematografico, attraendo visitatori desiderosi di esplorare i luoghi resi celebri dai loro film preferiti.
Oggi l’altopiano continua a essere una delle location più richieste dall’industria cinematografica, grazie alla sua luce unica, ai colori intensi e alle formazioni rocciose che creano atmosfere impossibili da replicare altrove.
Ombre Rosse
di John Ford – 1939 (titolo originale Stagecoach)
John Ford portò per la prima volta la Monument Valley sul grande schermo, rendendola famosa in tutto il mondo.
La Monument Valley si trova al confine tra l’Arizona e lo Utah, all’interno del territorio Navajo.
Prima di essere immortalata in “Ombre Rosse”, la Monument Valley era relativamente sconosciuta al grande pubblico, pur essendo una terra abitata e venerata da secoli dalle popolazioni native.
“Ombre Rosse” è considerato il western per eccellenza e segnò l’ascesa di John Wayne. Memorabili sono l’inseguimento della diligenza e l’introduzione del personaggio di Ringo Kid, con il maestoso sfondo delle guglie della valle.
La più grande storia mai raccontata
di George Stevens – 1965 (titolo originale The greatest story ever told)
Questo kolossal biblico è un documento storico importante, in quanto venne girato nel Glen Canyon prima che fosse sommerso dalle acque del Lago Powell. La scena del battesimo di Gesù è infatti ambientata in un Colorado rigoglioso e pieno di vita, oggi per lo più nascosto sotto il livello del lago.
La costruzione della diga di Glen Canyon, completata nel 1963, ha bloccato il corso del fiume Colorado, creando un immenso bacino artificiale che ha sommerso gran parte del canyon originario.
Il Lago Powell ha trasformato radicalmente il paesaggio, coprendo con le sue acque un paradiso selvaggio di canyon e scogliere di arenaria. Alcune delle meraviglie geologiche del Glen Canyon sono ancora visibili, come il Labyrinth Canyon, con i suoi sinuosi passaggi d’arenaria, e il Boundary Butte, un imponente monolite che emerge dall’acqua, simbolo di una bellezza sopravvissuta alla trasformazione. Per vedere queste meraviglie naturali è necessario navigare il lago con un kayak o una piccola imbarcazione.
Il pianeta delle scimmie
di Franklin J. Schaffner – 1968 (titolo originale Planet of the Apes)
Anche se l’ambientazione del film sarebbe dovuta essere su un altro pianeta, la scena iniziale, con l’ammaraggio degli astronauti in un pianeta sconosciuto, venne girata nel Glen Canyon, una vasta area caratterizzata da canyon scolpiti dal fiume Colorado e scogliere di arenaria.
Lo scenario alieno e desolato scelto per il film era perfetto per trasmettere un senso di mistero e isolamento.
Il Glen Canyon, nonostante la trasformazione subita con la costruzione della diga, continua ad essere affascinante e anzi, per me che amo fotografare i riflessi, è adesso una zona spettacolare dove fotografare monoliti di arenaria rossa emergere dall’acqua, come il meraviglioso Labirinth Canyon – un giorno ci andremo….
2001: Odissea nello spazio
di Stanley Kubrick – 1968 (titolo originale 2001: A Space Odyssey)
Altro film che non ci si aspetterebbe fosse ambientato nell’altopiano del Colorado e invece è proprio così. Stanley Kubrick scelse proprio la Monument Valley per rappresentare il mondo primordiale nella celebre sequenza del monolite nero, simbolo di mistero e trasformazione.
La scelta del paesaggio non fu casuale: la vastità del deserto e l’assenza di segni di civilizzazione furono ideali per ricreare un’ambientazione ancestrale.
Per rendere il luogo meno riconoscibile, il regista evitò di inquadrare le formazioni rocciose più note, concentrandosi invece su elementi che trasmettessero un senso di alienazione e mistero.
C’era una volta il West
di Sergio Leone – 1968 ( titolo originale Once Upon a Time in the West)
Decisamente più riconoscibile è la Monument Valley, che Jill McBain (Claudia Cardinale) attraversa in calesse sulle iconiche note di Ennio Morricone.
Questo passaggio è visivamente spettacolare e rappresenta l’ingresso simbolico di Jill in un nuovo mondo, dominato da paesaggi maestosi e spietati.
La Monument Valley, con i suoi monoliti rossi e le vaste distese deserte, diventa qui un personaggio a sé stante, sottolineando il contrasto tra la civiltà e la natura selvaggia.
Sebbene questa sia una delle poche scene realmente girate nel West – il resto del film venne girato tra il deserto di Tabernas in Andalusia e gli studi di Cinecittà – questa scena rimane emblematica, incarnando l’essenza epica dei film western.
Butch Cassidy
di George Roy Hill – 1969 (titolo originale Butch Cassidy and the Sundance Kid)
Anche se il film è celebre soprattutto per la scena romantica in cui Butch (Paul Newman) ed Etta (Katharine Ross) pedalano in bicicletta attraverso la città fantasma di Grafton, accompagnati dalla celebre “Raindrops Keep Fallin’ on My Head” di Burt Bacharach, una delle prime scene è girata nel Parco nazionale di Zion.
La scena è quella in cui Butch Cassidy (Paul Newman) e Sundance Kid (Robert Redford) cavalcano tra gli impervi monti di arenaria del Parco nazionale di Zion, regalando una panoramica mozzafiato di questo ambiente straordinario.
Questo parco, situato nel sud-ovest dello Utah, è noto per le sue impressionanti gole scavate dal Virgin River, che hanno modellato un paesaggio di incredibile bellezza.
Grazie alla varietà dei suoi paesaggi, Zion non è solo una meta perfetta per gli amanti della natura, ma anche un luogo che ha ispirato numerosi registi grazie alla sua bellezza cinematografica.
Easy Rider
di Dennis Hopper – 1969
Easy Rider è molto più di un film: è un manifesto della controcultura americana degli anni ’60. Diretto e interpretato da Dennis Hopper, con Peter Fonda e Jack Nicholson, racconta il viaggio di due motociclisti, Wyatt (Fonda) e Billy (Hopper), attraverso gli Stati Uniti da Los Angeles a New Orleans. Durante il loro percorso, attraversano paesaggi iconici del sud-ovest americano, inclusa la Monument Valley e altre zone dell’Altopiano del Colorado, utilizzando questi scenari per rappresentare l’immensità e la libertà, ma anche l’isolamento e i contrasti culturali dell’America di quegli anni.
La sequenza nella Monument Valley è particolarmente memorabile per il modo in cui il paesaggio desolato e imponente amplifica la sensazione di ribellione e solitudine dei protagonisti. La colonna sonora, composta da brani rock classici come “Born to Be Wild” degli Steppenwolf, accompagna perfettamente il viaggio, sottolineando il messaggio di libertà e anticonformismo del film.
Il finale tragico, che vede i due protagonisti uccisi in un atto di violenza insensata, rappresenta la crisi del sogno americano e lascia un segno indelebile nella memoria degli spettatori. Easy Rider non solo ha ridefinito il genere on the road, ma ha anche influenzato profondamente il cinema indipendente, dimostrando come un budget limitato potesse dare vita a un capolavoro.
Assassinio sull’Eiger
di Clint Eastwood -1975 (titolo originale The Eiger Sanction)
Questo thriller diretto e interpretato da Clint Eastwood combina azione, suspense e paesaggi spettacolari. Il protagonista, Jonathan Hemlock, è un professore e critico d’arte che conduce una doppia vita come assassino professionista. La trama lo porta a prepararsi per una missione letale allenandosi tra le montagne del Parco nazionale di Zion e scalando la guglia di Totem Pole nella Monument Valley. Questa guglia, considerata sacra dal popolo Navajo, è stata concessa in via eccezionale per le riprese, rendendo le sequenze ancora più iconiche e suggestive.
Il film raggiunge il suo momento clou sull’Eiger, una delle cime più pericolose delle Alpi svizzere, ma le sequenze ambientate negli Stati Uniti contribuiscono a creare un contrasto visivo e tematico con l’ambiente alpino. Le riprese nella Monument Valley, con la loro imponenza e senso di isolamento, rispecchiano la natura solitaria e determinata del protagonista. Assassinio sull’Eiger è ricordato non solo per la sua trama avvincente, ma anche per il modo in cui sfrutta i paesaggi naturali come parte integrante della narrazione.
Indiana Jones e l’ultima Crociata
di Steven Spielberg – 1989 (titolo originale Indiana Jones and the Last Crusade)
La terza avventura di Indiana Jones si apre con una scena iconica girata nel Parco nazionale di Arches, nello Utah. Il giovane Indiana Jones, interpretato da River Phoenix, si ritrova in una missione improvvisata per recuperare una preziosa croce. La sequenza, girata tra le spettacolari formazioni rocciose di Arches, non solo introduce le radici avventurose del personaggio, ma sfrutta al massimo la bellezza naturale del parco per creare un’atmosfera di mistero e meraviglia.
Il Parco nazionale di Arches è famoso per le sue oltre 2.000 formazioni di arenaria naturale, tra cui l’iconico Delicate Arch e il Landscape Arch. Questi archi e formazioni uniche, modellate dall’erosione nel corso di milioni di anni, creano un ambiente che sembra uscito da un mondo fantastico. È facile capire perché Spielberg abbia scelto questo luogo per ambientare una delle prime avventure di Indy, con la sua combinazione di bellezza e pericolo.
Indiana Jones e l’ultima crociata continua a esplorare temi di scoperta e legami familiari, ma le sequenze iniziali ambientate ad Arches rimangono impresse per il loro dinamismo visivo e l’uso magistrale del paesaggio naturale come parte integrante della narrazione.
Ritorno al futuro – Parte III
di Robert Zemeckis – 1990 (titolo originale Back to the Future Part III)
La terza parte della saga di Ritorno al futuro porta Marty McFly (Michael J. Fox) indietro nel tempo fino al 1885, dove si ritrova nel cuore del vecchio West. Una delle sequenze iniziali più memorabili è ambientata nella Monument Valley, dove Marty, a bordo della DeLorean, si ritrova inseguito da un gruppo di indiani a cavallo. La scena sfrutta la maestosità della Monument Valley per sottolineare il contrasto tra l’alta tecnologia dell’auto del tempo e il paesaggio selvaggio e incontaminato del XIX secolo.
La Monument Valley, con i suoi monoliti di arenaria rossa, è utilizzata in modo simbolico per rappresentare l’idea del viaggio nel tempo, un luogo dove passato e presente sembrano fondersi. Il film gioca con i cliché del genere western, ma li reinterpreta attraverso la lente della fantascienza e dell’umorismo che caratterizzano l’intera trilogia.
Thelma e Louise
di Ridley Scott – 1991
Il poetico e struggente finale di Thelma & Louise rimane una delle sequenze più iconiche della storia del cinema. Dopo un viaggio attraverso l’America sud-occidentale, le due protagoniste (interpretate da Geena Davis e Susan Sarandon) si trovano a dover affrontare le conseguenze delle loro scelte. Per evitare di essere catturate dalla polizia, decidono di lanciarsi con la loro auto dal bordo di un canyon nel vuoto, un gesto che simboleggia la loro libertà e ribellione. Questo canyon, il Dead Horse Point, scavato dal fiume Colorado, è conosciuto oggi come “Thelma & Louise Point” e si trova lungo lo Shafer Trail, tra la cittadina di Moab e il parco nazionale di Canyonlands.
Le riprese sfruttano la maestosità del paesaggio per enfatizzare l’impatto emotivo della scena. Il canyon, con le sue pareti imponenti e il senso di isolamento che trasmette, diventa un protagonista silenzioso della narrazione, rappresentando sia l’immensità del mondo che la fragilità umana.
Il film è un capolavoro non solo per la sua regia e interpretazione, ma anche per il modo in cui utilizza i paesaggi del Colorado Plateau per amplificare i temi della libertà, dell’amicizia e della lotta contro le ingiustizie.
Forrest Gump
di Robert Zemeckis – 1994
Tra le innumerevoli avventure che Forrest Gump (Tom Hanks) racconta, una delle più memorabili è la sua ininterrotta corsa attraverso gli Stati Uniti, durata tre anni, due mesi, 14 giorni e 16 ore. La Monument Valley è il luogo in cui Forrest decide improvvisamente di smettere di correre, pronunciando la celebre frase: “Sono un po’ stanchino”. Questo momento iconico, ambientato sullo sfondo delle maestose formazioni rocciose della Monument Valley, cattura l’essenza del viaggio di Forrest, rappresentando sia la vastità del suo percorso che l’introspezione personale che lo accompagna.
La Monument Valley, con i suoi monoliti di arenaria rossa e il cielo infinito, è il simbolo perfetto di un viaggio epico. Il contrasto tra l’immensità del paesaggio e la semplicità delle parole di Forrest amplifica l’impatto emotivo della scena, trasformandola in uno dei momenti più riconoscibili del film. Questo luogo, situato al confine tra Arizona e Utah, è stato scelto non solo per la sua bellezza visiva, ma anche per il suo significato culturale e simbolico.
Mission Impossible II
di John Woo – 2000
La scena d’apertura di Mission Impossible II è una delle più spettacolari di tutta la saga e una delle mie preferite. Tom Cruise, nei panni dell’agente Ethan Hunt, scala a mani nude e senza alcuna protezione, una liscia parete di arenaria nel Parco statale di Dead Horse Point, nello Utah. Dopo questa impresa vertiginosa, un elicottero si avvicina e gli consegna un paio di occhiali speciali che “si autodistruggeranno entro 5 secondi”.
Il Dead Horse Point State Park, famoso per i suoi panorami spettacolari sul fiume Colorado e sui canyon circostanti, è il luogo ideale per sottolineare il carattere temerario e risoluto di Ethan Hunt. La combinazione tra l’imponente maestosità del paesaggio e l’intensità della scena crea un momento iconico che ha catturato l’immaginazione degli spettatori di tutto il mondo.
Questa sequenza non è solo un esercizio di stile visivo, ma rappresenta anche il tema centrale del film: il superamento dei limiti fisici e mentali, incarnato perfettamente dal protagonista. Inoltre, l’uso del Dead Horse Point come location conferisce alla scena un’atmosfera epica, in cui la natura diventa una parte fondamentale della narrazione.
127 ore
di Danny Boyle – 2010 (titolo originale 127 Hours)
Il film racconta la vera storia di Aron Ralston, interpretato da James Franco, un escursionista rimasto intrappolato per cinque giorni (127 ore) in un canyon isolato dello Utah. Girato principalmente nel Bluejohn Canyon, una stretta e remota fenditura tra le rocce, quelli che vengono chiamati slot canyon) il film cattura l’asprezza e la bellezza del paesaggio desertico.
La scena in cui Ralston si arrampica e attraversa i passaggi del canyon è visivamente mozzafiato e riflette l’ostilità e l’incredibile fascino dell’ambiente. Il Bluejohn Canyon, nonostante la sua fama, rimane un luogo pericoloso e difficile da raggiungere, consigliato solo a escursionisti esperti e ben preparati.
Westworld
serie tv trasmessa tra il 2016 e il 2022
Questa celebre serie TV, ambientata in un futuro distopico, utilizza ampiamente i paesaggi mozzafiato del sud-ovest americano, tra cui la Monument Valley e le aree intorno a Moab, nello Utah. Questi luoghi, con le loro formazioni rocciose uniche e le vaste distese desertiche, fungono da perfetto sfondo per il parco tematico futuristico in cui si svolge gran parte della narrazione.
Le riprese nella Monument Valley e nelle aree circostanti enfatizzano il contrasto tra il mondo ipertecnologico della serie e l’antichità immutabile della natura. La bellezza selvaggia del Colorado Plateau diventa un simbolo visivo della lotta tra natura e tecnologia, tema centrale della serie. Grazie alle sue ambientazioni straordinarie, Westworld continua a incantare gli spettatori e a rendere omaggio al fascino intramontabile del paesaggio americano.
Se leggendo questo articolo, anche voi (come noi) non vedete l’ora di partire per gli Stati Uniti, non dimenticate di leggere gli altri nostri articoli dove condividiamo esperienze, consigli e dettagli dei nostri viaggi – con il prossimo viaggio saremo stati negli States 6 volte! Scoprirete le meraviglie dell’Altopiano del Colorado e non solo, lasciandovi guidare dai nostri racconti e dalle immagini di questi scenari straordinari. Buon viaggio!
Posti da sogno, ecco perché tutti questi film, bellissimo l’articolo. Una curiosità: ma nei vari luoghi c’era una targa o qualcosa di simile dei film girati come nel Wadi Rum in Giordania?
Mi sa che qui è veramente difficile mettere delle targhe, ci sono troppi film e troppe location. Alle Hawaii invece ci sono, ma, come in Giordania, si trovano tutte in un unico luogo: il Kualoa Ranch. Ne avevamo parlato in questo articolo sulle location della famosa serie tv Lost.